Ai prossimi Oscar tutti si agiteranno per trovare un qualche italiano candidato. Lo scorso anno si è cercato tanto che è stata trovata un traccia di Italia in Spiderman. Quest'anno, se C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino riceverà le candidature che pensiamo, l'Italia sarà stata presente per davvero. Si chiama Pierpaolo De Sanctis e, con la sua Four Flies, ha fornito alcune musiche che compongono la colonna sonora del film. Tre tracce, per l'esattezza, tutte provenienti da storiche colonne sonore di vecchi film italiani. La passione di Tarantino, lo sappiamo bene.
Four Flies è un'etichetta discografica e società di edizioni musicali focalizzata nella riscoperta delle più leggendarie colonne sonore dimenticate del nostro cinema del passato, tra pubblicazioni in vinile di materiale inedito fino ad oggi considerato perduto, e ristampe di tesori troppo a lungo sottovalutati, rilanciati come nuovi classici del futuro. Quando abbiamo scoperto che Pierpaolo De Sanctis, Founder e CEO di Four Flies, è italianissimo e vive a Roma, abbiamo voluto fare delle lunghe chiacchierate con lui. Il suo è un mondo interessante e qui vi riportiamo solo una parte delle storie bellissime che ci ha raccontato...
Pierpaolo, spiegaci come tutto questo ha avuto inizio.
Four Flies è un'etichetta che esiste dal 2015. In realtà un anno prima, ma il primo anno è servito per capire come lavorare, come una sorta di riscaldamento. Poi a un certo punto mi sono chiesto: Perché aspettare che all'estero riscoprano i nostri tesori musicali? Perché non farlo noi, con vera passione, non solo per business?
C'è stato qualcosa che ti ha fatto intuire che Oltreoceano c'era questa tendenza?
A un certo punto anche in Italia arrivavano edizioni di vinili dall'America che qui non si erano mai viste, ma erano nostre, come ad esempio quelle dei film di Fulci oppure alcune della serie di Emmanuelle di Joe D'Amato, con le musiche di Nico Fidenco. Parliamo di film che sono sempre stati considerati di bassa qualità dai critici, i quali a volte avevano ragione a volte no. Sul valore del film nella sua interezza potremmo discutere, ma le colonne sonore erano il più delle volte delle composizioni eccellenti. Non ce ne siamo mai accorti, ma spesso i film d'autore avevano pezzi meno belli. Autori come Antonioni o Visconti avevano una visione talmente precisa anche della musica che volevano, che non lasciavano così tanta libertà ai compositori. Michaelangelo Antonioni per esempio odiava la musica nei film, quasi non la usava, e quando lo faceva, voleva che fosse completamente interna all'immagine, quasi scaturisse da essa. Invece con questi registi considerati minori, i compositori avevano più libertà. Spesso i registi nemmeno li incontravano: venivano convocati dalla produzione e vedevano il film in moviola, quindi si segnavano le parti in cui, secondo loro, doveva starci la musica. C'era una grandissima professionalità sia da parte dei compositori che degli esecutori, i famosi session-man. Era la crême de la crême dei turnisti italiani dell'epoca che, per ragioni economiche, lavoravano anche per il cinema. Ho visto queste edizioni incredibili e mi sono detto: facciamole anche noi.
Cosa fa oggi Four Flies?
In cinque anni sono usciti circa cinquanta dischi e il discorso si è allargato alla promozione dei repertori che sono anche oltre questi dischi. Il mercato del vinile interessa un numero molto limitato di persone, ma poi queste musiche possono essere apprezzate dall'industria audiovisiva internazionale, al di là del supporto. Infatti anche molti registi americani, come Quentin Tarantino, Wes Anderson, Steven Soderbergh ecc. hanno spesso utilizzato colonne sonore italiane nei loro film. Quindi anche il mercato delle sincronizzazioni è una fetta importante. Siamo diventati una casa editrice e trattiamo anche alcuni cataloghi musicali che fanno capo ad altri aventi diritto.
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Spieghiamo agli spettatori cinematografici cosa vuol dire sincronizzazioni...
Parliamo di musica per l'immagine. Musica che viene riutilizzata su altre immagini, che possono essere film, documentari, animazioni, serie TV, ecc. Queste immagini hanno bisogno di musiche e non sempre sono originali. Il lavoro che fa Four Flies è di trovare le musiche più adatte allo scopo. La cosa paradossale è che i nostri clienti sono quasi tutti all'estero. È un peccato perché questa musica che trattiamo, e di cui personalmente sono innamorato perso, non è ancorata ai tempi in cui è stata registrata. È una musica attualissima, in alcuni casi sembra sia stata incisa ieri. Per me dovrebbe essere patrimonio dell'Unesco. Ovviamente anche in questo campo ci sono prodotti di maggiore qualità. E non è una questione di moda. Gli americani a cui piace la musica italiana dei cliché, stile pizza e mandolino, sono diversi dai nostri abituali clienti. Non è il folklore che trattiamo. Questa musica è riconoscibilissima, ma comunque diversa e di qualità. Tanto è vero che molti di questi brani sono stati riscoperti da alcuni DJ e produttori americani che li hanno campionati per farne basi. Questo perché ci percepivano una drammaticità e una espressività di fondo che non riescono a trovare altrove.
Secondo te, quanto ha influito Quentin Tarantino in questo, sul gusto degli americani?
Quentin Tarantino è stato certamente uno dei motori che hanno innescato questa rivalutazione dei suoni italiani. Da Kill Bill: Volume 1 in poi, non c'è un suo film senza una citazione da un brano o più che provenga da colonne sonore italiane. Ha preso Ortolani con Il grande duello, Micalizzi con Italia a mano armata, i De Angelis con La polizia incrimina, la legge assolve ecc. Tutti film di genere con colonne sonore fantastiche che lui ha ricontestualizzato con una facilità incredibile, accostandole magari anche a un Ennio Morricone. Quella di Tarantino poi, secondo me, è una reinterpretazione personalissima, non è un rifare il nostro cinema o un citarlo e basta.
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Tarantino ha influito anche sulla concezione che i registi e i compositori italiani avevano di sé. Registi come Castellari, che oggi sono quasi più contenti perché piacciono a Tarantino che per ciò che hanno realizzato. E rivalutando, diciamolo, ha fatto anche grossi danni, perché non è che adesso diventa tutto bello... La rivalutazione non può essere indiscriminata, bisogna comunque fare le dovute distinzioni. Però per quanto riguarda i compositori, anche grandi autori ti dicono che una volta erano considerati gli autori del cinema trash, e quindi trash a loro volta. Troppa umiltà che è sembra paradossale debba arrivare la tromba d'aria chiamata Tarantino per spazzare via certi pregiudizi. Lui ha consentito la loro rivalutazione.
Cosa hai fatto per C'era una volta a... Hollywood? Raccontaci com'è andata...
A un certo punto, è arrivata un'email da una produzione americana, l'ultima della giornata. Non hanno detto subito chi erano. Ci hanno chiesto se in catalogo avessimo delle musiche scritte per delle storie western. Noi abbiamo risposto che le avevamo e che avremmo preparato una prima selezione per l'ascolto. Tra varie trattative, loro a un certo punto hanno cominciato a fare riferimento a un certo Mr. T... Quindi abbiamo chiesto se fosse il nuovo film di Quentin Tarantino. Puoi immaginare il panico dopo aver sentito la risposta affermativa. Non esagero se ti racconto di notti insonni per trovare ciò che poteva essere alla sua altezza, anche perché devi aver prima regolarizzato tutti i diritti di ciascuna musica. Sono passate delle settimane ed è arrivata la prima conferma. Passano altri due giorni e ci chiedono un'altra traccia, poi ancora due giorni e ne scelgono una terza. I brani che alla fine sono nel film sono Mexico Western, di Francesco De Masi, dalla colonna sonora del film Vado, l'ammazzo e torno (1967, Enzo G. Castellari); Ecce Homo, di Francesco De Masi, dalla colonna sonora del film Sartana non perdona (1968, Alfonso Balcàzar) e Apocalisse Joe - Seq. 1, di Bruno Nicolai, dalla colonna sonora del film Un uomo chiamato Apocalisse Joe (1971, Leopoldo Savona). Tutto questo è stato possibile grazie alla Beat Records Company, storico gruppo editoriale a sua volta collegato a Edipan e West, società con cui detiene i diritti di queste musiche, e che è davvero una di quelle entità che hanno preservato un catalogo enorme per oltre cinquanta anni.
E come ti senti se pensi che il tuo lavoro ha arricchito l'ultimo film di Quentin Tarantino?
Intanto, per chi fa questo lavoro, penso che non esista un goal più importante. Più in alto di così dove vuoi andare? È il risultato più eclatante che puoi ottenere. C'è stata poi una bella dose di causalità, perché ci siamo trovati anche nel posto giusto al momento giusto. Ovviamente eravamo anche preparati, ma non è che arrivino richieste del genere tutte le settimane... Quindi ci riteniamo anche molto fortunati e grati per l'opportunità.
Però Four Flies non ha lavorato solo con Tarantino.
No, infatti. Abbiamo fornito musiche per Good Girls, la serie TV su Netflix, NCIS Los Angeles, altra serie americana enorme, e altre produzioni internazionali. La cosa strana è che abbiamo fornito dei brani che non ti aspetti possano incuriosire all'estero. La musica di Silvano D'Auria, facente parte della colonna sonora de La mano lunga del padrino di Nardo Bonomi, è finita in uno spot, per una campagna primaverile del profumo Estée Lauder. E questa è una cosa che mi fa impazzire. Un film che ebbe distribuzione regionale limitatissima, di cui ben pochi possono ricordarsi, che finisce in questo spot. Merito della colonna sonora, che era davvero stupenda e che abbiamo riportato alla luce con Four Flies per la prima volta, 45 anni dopo la registrazione originale. Ma ci sono anche i casi di Enzo Minuti, Alessandro Alessandroni, Fabio Fabor... In Italia conosciamo Morricone e pochi altri. Mentre c'era tutta una schiera di professionisti che ha prodotto una quantità di musica pazzesca. Noi cerchiamo di salvarla dall'oblio, perché la condizione generale di questa musica è quella di essere più o meno abbandonata in bobine semi dimenticate in soffitte o cantine buie, magari anche umide...
Alcune persone che detengono i diritti di queste musiche sono inconsapevoli di ciò che hanno prodotto...
I compositori stessi, che in molti casi oggi sono anziani o non ci sono più... Riscontri inconsapevolezza soprattutto quando ti relazioni con i figli, cadono dal pero. Dicono, ma davvero mio padre faceva delle musiche che oggi possono avere ancora un valore? La percezione che si aveva a quel tempo non era spesso quella di fare arte, ma era come una grande fabbrica. Queste persone andavano al lavoro, compositori, musicisti, tecnici, ed erano poco più che operai, anche se molto qualificati.
I famosi mestieranti del cinema...
Esatto. Arrivavano al lavoro, studiavano il film, componevano, registravano, missavano, realizzavano una colonna sonora magari in una sola settimana. Era una catena di montaggio. Però, nonostante questo meccanismo, o forse anche proprio per questo, si creavano gruppi di amici, liberi di suonare ciò che volevano e di realizzarlo. Li pagavano anche abbastanza bene, si registrava in studi organizzatissimi come la RCA o la Dirmaphone, che oggi non ci sono più. Quindi c'erano una professionalità e una creatività pazzesca che portava a prodotti di grandissima qualità. Però loro non erano consapevoli di creare un pezzo di storia della musica italiana. Non sento di esagerare se uso certe parole: questa musica è davvero un tesoro nazionale. Sarebbe un brand italiano da esportare nel mondo, coma la nostra moda, il design, l'opera lirica.