Cats, la recensione: il celebre musical teatrale diventa un delirio digitale senza capo né coda

Recensione di Cats, adattamento cinematografico del celeberrimo musical ideato da Andrew Lloyd Webber.

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Cats: una scena del film

È possibile avvicinarsi alla recensione di Cats senza tenere conto di tutto quello che ha circondato l'uscita del film? Per l'esattezza, parliamo del famigerato trailer che ha generato commenti e meme di ogni genere a causa dell'estetica a dir poco discutibile del progetto, nonché della scelta della Universal di rimuoverlo completamente dai propri papabili per gli Oscar dopo le prime reazioni poco entusiaste di critica e pubblico negli Stati Uniti (nel primo weekend di programmazione americana ha incassato appena 6,5 milioni di dollari). A questo aggiungiamo anche la questione della natura raffazzonata della versione mostrata alla stampa internazionale (compreso il sottoscritto, che ha assistito a una proiezione per addetti ai lavori il 20 dicembre, giorno dell'uscita statunitense): dato che il film era stato completato in fretta e furia per essere pronto per il periodo festivo, i giornalisti e gli spettatori del primo weekend hanno visto una copia contenente alcuni strafalcioni visivi, tra cui la famigerata inquadratura dove si vede la mano umana di Judi Dench al posto della zampa felina, ed è stata poi fornita alle sale una versione "aggiornata" con gli effetti speciali completi.

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Taylor Swift in una scena del film Cats

Ora, alla luce di tutto ciò, è possibile avvicinarsi a Cats con una mentalità aperta? Noi l'abbiamo fatto, nonostante le premesse poco incoraggianti, perché i trailer non sempre sono indicativi del risultato finale, e difficilmente il marketing avrebbe reso nel migliore dei modi l'idea della trasposizione cinematografica di uno dei più popolari musical di tutti i tempi, messo in scena ininterrottamente per 21 anni nel West End di Londra e 18 sui palchi di Broadway. E c'è qualcosa di indubbiamente affascinante nell'approccio scelto da Tom Hooper, alle prese per la seconda volta con un musical di successo dopo Les Misérables, e la prima sequenza del film dà effettivamente l'idea di uno spettacolo folle e a suo modo visionario, da accettare senza troppe preoccupazioni legate alla trama (al contempo banalissima e ai limiti dell'incomprensibile). Poi però, dopo circa venti minuti, si manifestano con prepotenza le differenze tra l'esperienza teatrale e quella cinematografica, e la seconda, per lo meno in questa incarnazione specifica, si trasforma rapidamente in quasi due ore di conturbante sciatteria.

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Andiamo a Jellicolare!

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Cats: Francesca Hayward durante una scena del film

Per chi non lo sapesse, il musical di Andrew Lloyd Webber si basa su Il libro dei gatti tuttofare di T.S. Eliot, una raccolta di poesie bislacche sul comportamento e sulla mentalità dei felini. Sul palcoscenico (e ora anche sullo schermo), i versi di Eliot diventano le canzoni attraverso le quali i diversi gatti protagonisti si presentano e commentano il da farsi: siamo a Londra, e la giovane gatta Victoria (Francesca Hayward) viene abbandonata in un vicolo.

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Cats: una scena del film con James Corden, Robbie Fairchild, Laurie Davidson, Francesca Hayward

Lì incontra i cosiddetti Jellicles, che si stanno preparando per una serata speciale: un concorso dove ciascuno dei partecipanti deve presentarsi per vie canore al cospetto di Old Deuteronomy (Judi Dench), la quale poi deciderà chi è degno di accedere al cosiddetto Heavyside Layer (una metafora della rinascita). Mentre i vari gatti attendono l'inizio dell'evento, il perfido Macavity (Idris Elba) si aggira per i vicoli e fa sparire con la magia i concorrenti più agguerriti, per assicurarsi che la vittoria sia sua a tutti i costi.

Da Mamma mia! a Moulin Rouge!, la rinascita del musical negli anni 2000

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Cats: Taylor Swift in una scena del film

Questa, a grandi linee, è la trama, che in realtà è un escamotage per mettere in scena canzoni dal testo stravagante basato su poesie dal contenuto a dir poco bislacco. Il successo della versione teatrale è dovuto non tanto a quello che accade, ma a come accade, attraverso coreografie folli ed esibizioni canore che veicolano una componente emotiva che di primo acchito potrebbe essere difficile da individuare. Sul palcoscenico è un perfetto connubio di energia collettiva e idee visive fuori dal comune, ed entrambi gli elementi sono problematici nella trasposizione cinematografica, a cominciare dalla tanto vituperata scelta della performance capture per trasformare attori come Ian McKellen e Ray Winstone in felini antropomorfi. Prescindendo dai problemi degli effetti speciali nella prima versione del film, la qualità respingente dell'estetica portata sullo schermo da Hooper è dovuta all'effetto straniante dei personaggi "ibridi", né completamente animali né completamente umani, una costante via di mezzo che spezza l'incantesimo e mette in evidenza la natura artefatta e artificiosa del progetto, facendo rimpiangere il precedente tentativo di trasporre al cinema il musical di Webber in forma interamente animata, sotto l'egida di Steven Spielberg e della Amblin (non andò in porto a causa della chiusura dell'apposito reparto).

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Cats: Taylor Swift, Naoimh Morgan, Laurie Davidson, Danny Collins in una scena del film

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Balli spezzati

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Cats: Naoimh Morgan, Francesca Hayward, Danny Collins in una scena del film

Ancora più problematica è proprio la componente musicale, affetta dal più noto vezzo stilistico di Hooper: il primo piano. La prima volta che lui si è cimentato con il musical era uno stratagemma efficace, che consentiva di sottolineare maggiormente la componente emotiva delle canzoni, aiutato da un testo che non dà la precedenza a coreografie particolarmente impegnative. In questa sede accade l'opposto: salvo il momento, forse l'unico davvero bello del film, in cui Jennifer Hudson si dà anima e corpo al brano Memory (facendoci dimenticare temporaneamente l'orrore visivo che la circonda), la regia di Hooper e il montaggio uccidono il musical in ogni singola sequenza, trasformando la debordante energia collettiva in sparute schegge di follia che si perdono in un oceano di confusione e movimenti illeggibili. E da quel punto di vista fa un po' sorridere il tentativo della Universal di "salvare" il film, per lo meno al botteghino, con gli effetti speciali aggiornati, perché il vero danno è stato fatto a monte, optando per un approccio che smorza costantemente la forza dirompente di un'opera che non andrebbe esperita in modo frammentario e dispersivo.

Conclusioni

Chiudiamo questa recensione di Cats ripensando con poco piacere a ciò che abbiamo visto: un pasticcio delirante che snatura il musical di origine rendendolo un insieme di frammenti che vanno in direzioni diverse senza mai trovare un filo conduttore sul piano geografico e visivo. A livello recitativo, solo Taylor Swift e Jennifer Hudson aggiungono qualcosa, dovendo comunque fare i conti con un insieme decisamente poco invitante.

Movieplayer.it
1.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Jennifer Hudson e Taylor Swift si impegnano con gusto e pathos.

Cosa non va

  • Gli effetti speciali fanno acqua in più punti.
  • La resa estetica dei gatti è straniante dall'inizio alla fine.
  • Il montaggio riduce l'impatto visivo delle coreografie.