Casa amara casa
La presenza di una star indiscussa del firmamento horror internazionale come Linda Blair (qui in coppia addirittura con David Hasselhoff, il futuro bagnino del serial televisivo Baywatch) e la produzione affidata ad Aristide Massaccesi(alias Joe D'Amato), potevano far presagire un esito migliore per questo quarto episodio della saga avviata da Sam Raimi nel lontano 1982 (ma i sequel "numerati" non c'entrano assolutamente nulla con Ash e compagnia bella, presentando ogni volta storie diverse e non collegate tra loro). Invece La casa 4 è soltanto un onesto film di serie B, in cui i cultori del genere potrebbero trovare scarsi elementi d'interesse.
Lo spaghetti horror di Fabrizio Laurenti (che in ossequio alla moda "esterofila" del pubblico italiano si firma con lo pseudonimo Martin Newlin) sembra girato quasi controvoglia. La storia è una delle più scontate che si possano trovare in giro, poiché allude qua e là ai vari classici del genere (Suspiria, Rosemary's baby - Nastro rosso a New York e l'immancabile filmografia di Mario Bava), ma con tante lacune di contorno (le uniche scene d'effetto sono certamente quelle che ritraggono la ridda delle streghe e i loro macabri trattamenti). La location del film è azzeccata (una piccola isola al largo di Boston), ma l'immenso edificio abbandonato è gestito registicamente (con la fotografia di routine curata da Lorenzo Battaglia) in modo troppo dispersivo perché trasmetta realmente un senso di oppressione (Shining e Session 9 restano i modelli insuperati in questo senso).
Resta ancora da ricordare, ma senza troppa convinzione, il dozzinale e perfido tocco di Joe D'Amato nella figura della vergine intenta a difendere fino alla fine il suo "status", per poi essere sedotta e abbandonata da un demone con sembianze umane. L'Aristide nazionale, però, aveva abituato il suo affezionato auditorio a ben altre perversioni splatter-erotiche in un passato neanche troppo lontano, a tal punto che qui si può solo sorridere amaramente...