"Quest'anno festeggio 42 anni di carriera. Come ho fatto a resistere 42 anni?" si chiede Carlo Verdone, protagonista indiscusso di Presente Italiano 2019, manifestazione pistoiese giunta al quinto anno. Un'edizione speciale di cui Verdone, accolto da un bagno di folla senza precedenti, è la star: "Oggi per un attore è difficile entrare nel cuore delle persone. Il 50% del pubblico degli anni '80 - '90 non c'è più. Oggi vanno di moda le serie che vedi comodamente a casa tua. Ne guardi un pezzo, poi vai al bagno, un altro pezzo, poi cucini. Non esiste più quell'immersione totale di un tempo".
La riflessione dell'attore e regista sulle produzioni seriali va oltre: "Le serie odierne sono perfette, ci lavorano gruppi di 30 - 40 sceneggiatori, dieci registi. La professionalità è enorme, è tutto perfetto perché girano 10 minuti al giorno, è tutto programmato. La vera anima, però, appartiene ai grandi film in pellicola. Questa è la morte del cinema che dovrebbe essere l'esaltazione di un'equipe di lavoro e di una mente produttiva. Un mio amico ha fatto un film con l'iPhone, ma questa è sperimentazione. Il cinema dovrebbe essere un'altra cosa".
'I miei personaggi? Non ho più l'età'
Carlo Verdone ieri e oggi. Uno degli autori più popolari del panorama italiano - popolari nel senso letterale del termine vista la sua capacità di incarnare maschere indimenticabili con i suoi personaggi ridicoli e patetici - ha inanellato tanti successi, ma ha anche osato con film che non hanno soddisfatto tutti. Cambiare strada, quando il pubblico ti ha etichettato, non è facile e Verdone ne sa qualcosa: "Capisco che il pubblico ami i film degli anni '80, con le battute e i personaggi. Ora io quelle cose non me le posso più permettere. Sarei patetico a indossare le parrucche. Con Grande, grosso e... Verdone ho fatto l'ultimo film con i personaggi, lo voleva il mio fan club. Sono contento di quel film, soprattutto per l'interpretazione del professore nell'episodio più cupo e lugubre. L'ho interpretato veramente bene. Ho iniziato a fare cinema nel '79 nel migliore dei modi, non cambierei niente della mia carriera. Alcuni film sono venuti bene, altri meno, ma mi sono serviti per trovare la forza per affrontare il successivo con maggior determinazione. Non credo di aver fatto errori enormi, solo film minori".
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La commedia non si può tradire
Anche un mago della risata come Carlo Verdone a un certo punto ha cominciato a sentire che un certo cinema gli stava stretto. La svolta è iniziata con Compagni di scuola, da molti ritenuto il suo film più riuscito. "Da quel lavoro ho cominciato a capire che la mia carriera avrebbe avuto uno scopo se avessi potuto fare un altro tipo di commedie. Con Io e mia sorella ho cominciato a cambiare, a fare un cinema meno romanesco, con meno battute e più atmosfera".
Anche la musica, elemento integrante del cinema di Carlo Verdone, rockettaro appassionato e batterista dilettante, ha cominciato a essere usata in modo diverso. "Ho cercato di non fare mai lo stesso film, di sterzare sempre. Molti considerano C'era un cinese in coma un flop, ma io volevo far capire che so fare anche altre cose. Toni Servillo mi ha confessato che è il suo film preferito tra i miei, mi ha raccontato di aver provato due/tre scene senza riuscire a trovare il mio stesso registro".
Pur cercando di variare registro a ogni nuovo lavoro, il Carlo Verdone regista non ha mai tradito il genere commedia, concedendosi qualche sortita nel dramma solo come attore: "Mi sono arrivate tantissime proposte. Quando ero con Cecchi Gori e poi con de Laurentiis avevo poca libertà, dovevo avere il loro permesso per recitare in film di altri. Ma spesso le proposte che mi sono state fatte non erano adeguate a quello che volevo fare io, non erano personaggi in cui potevo mettere la mia anima. Non ho mai trovato un ruolo giusto in cui dare il massimo e io voglio dare il massimo in un film con un'altra persona. Non voglio recitare in film comici, se mi propongono una commedia preferisco farmela da solo".