Quando un film italiano guadagna inaspettatamente ben quattordici milioni di euro, la casa di produzione non può che progettare un secondo capitolo nella speranza di bissare il successo. E' esattamente quello che deve aver pensato Pietro Valsecchi della Taodue di fronte alle cifre insperate guadagnate da I soliti idioti. Così, pensato e scritto dal duo Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, questo format satirico torna in sala con I 2 soliti idioti, dopo aver confermato il suo successo con il pubblico di MTV. Naturalmente stiamo parlando di spettatori che, andando dagli undici ai ventitre anni, compongono la fascia dei giovanissimi pronti a ripetere a memoria i tormentoni irripetibili con cui vengono raccontate le avventure di Ruggero e del figlio Gianluca, finalmente arrivato all'altare per sposare la sua Fabiana. Effetto di questo incredibile seguito sono le 500 copie con cui il film arriverà nelle sale dal 20 dicembre, cercando di competere con l'innovativo Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato di Peter Jackson e di conquistare il primato del box office natalizio.
Dopo il successo inaspettato del primo film, I soliti idioti torna nuovamente sul grande schermo per affrontare la sfida di Natale. Come rispondete, però, a chi vi accusa di eccessiva volgarità? Pietro Valsecchi: In un paese afflitto dalla disoccupazione, dai tagli alla cultura e da una crisi economica sempre maggiore, trovo bizzarro che si trovi il tempo e l'energia per rimanere scandalizzati proprio dalle parolacce de I soliti idioti. In realtà, rispetto al cinepanettone cui ci stanno paragonando a causa dell'uscita natalizia, i personaggi vengono utilizzati per fare della satira, mettendo in luce le nostre meschinità ed intaccando quelle istituzioni intoccabili, come la famiglia e la Chiesa, che non vengono mai messe in discussioni. Il problema vero, poi, è che abbiamo difficoltà a guardarci dentro ed a ridere di noi stessi. La forza, la caratteristica vincente di un prodotto scorretto come I 2 soliti idioti è proprio nell'immediatezza del linguaggio che, prendendo spunto dalla realtà giovanile, viene compreso e assimilato proprio da quel tipo di pubblico. Comunque per noi l'unico giudizio che conta è quello dell'incasso.
Ma per strappare una risata bisogna usare inevitabilmente la volgarità verbale? Fabrizio Biggio: Sia il cinema che la televisione sono condizionati dal polical correct che, pur non avendo una definizione precisa, non fa altro che limitare la libertà espressiva. Noi, però, grazie ad MTV e a Valsecchi ci siamo sempre potuti esprimere tranquillamente. Francesco ed io non facciamo altro che ridere della realtà che osserviamo e la riproponiamo senza limiti. Io credo che i nostri personaggi siano molto vicini alla gente comune e al modo in cui è solita scherzare al bar o in palestra. Poi, fino a quando ci divertiamo e diamo un senso alla volgarità, siamo sicuri che questa non sarà mai gratuita ma troverà il suo senso nel raccontare un piccolo mondo.Francesco Mandelli: Parlare di Ruggero e di volgarità non ha alcun senso, visto che si tratta di una maschera, una specie di caricatura estrema. Piuttosto, sono terribili le scorciatoie che cerca per superare ed evitare ogni tipo di problema. In questo caso la parolaccia è un simbolo, un'arma di un eroe dei video giochi. Da Ruggero viene utilizzata addirittura come una liberazione espressiva. In realtà, noi siamo volgari non per il linguaggio usato, ma per il tipo di società che mettiamo in scena. E quel mondo lo poi descrivere solo in questo modo.
Nel film avete inserito molte citazioni a pellicole anni settanta/ottanta come Karate Kid, Arancia Meccanica. Le avete utilizzate come strumento narrativo o per raccontare solo la vostra passione per il cinema cult?
Francesca Mandelli: Le citazioni ci sono servite per risolvere alcuni momenti comici, anche se nessuna di queste sono state decise a tavolino. In realtà il film è stato scritto molto sul set. Dopo il successo de I soliti idioti, la partecipazione a Sanremo e il tour ci siamo messi a lavorare sulla sceneggiatura velocemente, quindi gran parte del film è stato improvvisato. Ogni giorno arrivavamo sul set, buttavamo il copione già scritto e ricominciavamo da capo. In tutto questo le citazioni, come quella del cinema muto di Ridolini, hanno contribuito a rendere l'insieme più fresco e a far sentire meno la pesantezza della scrittura. Il film è ricco di idee e di questo siamo molto orgogliosi.
Enrico Lando: Come regista della serie tv e dei due film posso garantire che questo è il loro modo abituale di lavorare. Loro ti danno un canovaccio, ti ascoltano durante le riunioni e, dopo che hai cominciato a costruirti la struttura dell'intero film o di una scena, arrivano sul set con l'intenzione di cambiare ogni cosa. In definitiva si lavora per salvare il film.
In questo caso una delle vostre spalle comiche è Miriam Giovanelli, già protagonista di Dracula 3D di Dario Argento. Come mai la vostra scelta è caduta su di lei?
Fabrizio Biggio: Questa volta non volevamo una donna irraggiungibile, ma una figura femminile più fresca, spigliata e simpatica.
Francesco Mandelli: Ci serviva una ragazza che non impazzisse sul set. Abbiamo capito che si trattava della persona giusta quando l'abbiamo vista sostenere le nostre improvvisazioni senza che gli venisse una crisi nervosa.