Qual è il credo di ogni attore? Lo spettacolo anzitutto! Con pioggia, neve, sole o vento... lo spettacolo anzitutto!
Se c'è una singola sequenza in grado di incapsulare l'iconografia del musical classico hollywoodiano, difficile pensare a una scelta più immediata della scena in cui Gene Kelly chiude il proprio ombrello e si avvia lungo un marciapiede battuto dalla pioggia, intonando i versi di Singin' in the Rain e producendosi in una memorabile coreografia con l'acqua che gli arriva alle caviglie. L'esibizione sul brano eponimo costituisce la scena-simbolo di Cantando sotto la pioggia, diretto nel 1952 da Stanley Donen insieme allo stesso Gene Kelly, alla sua seconda regia dopo Un giorno a New York (realizzato sempre in coppia con Donen), e nei decenni a venire avrebbe continuato a sintetizzare un certo spirito tipico della Golden Age di Hollywood: la celebrazione di una joie de vivre alla base dell'inguaribile ottimismo con cui far fronte a ogni aspetto dell'esistenza.
Cantando sotto la pioggia debutta nelle sale americane l'11 aprile 1952, nel pieno della stagione d'oro del genere musicale e a soli tre mesi di distanza da Un americano a Parigi di Vincente Minnelli; la première del film di Kelly e Donen al Radio City Music Hall di New York sarebbe avvenuta infatti appena una settimana dopo il trionfo di Un americano a Parigi alla cerimonia degli Oscar. E non a caso l'artefice di entrambe le pellicole è Arthur Freed, il produttore a capo della sezione della MGM dedicata appunto ai musical: Cantando sotto la pioggia nasce dall'idea di rilanciare una serie di canzoni scritte in precedenza da Freed insieme a Nacio Herb Brown e già adoperate per altre colonne sonore (a partire dal brano del titolo, composto da addirittura nel 1929 per Hollywood che canta), con l'aggiunta di un unico pezzo totalmente originale, il divertente scioglilingua Moses Supposes.
Rivoluzione a Hollywood
I numeri musicali vengono dunque inseriti in un racconto firmato da Adolph Green e Betty Comden e ambientato esattamente venticinque anni prima: nel 1927, periodo di uscita de Il cantante di jazz di Alan Crosland e dell'avvento del sonoro al cinema, che avrebbe avuto l'effetto di una scossa tellurica per l'intera industria hollywoodiana. La rivoluzione sancita dal tramonto del cinema muto è l'oggetto di una narrazione volta a descrivere dall'interno il meccanismo produttivo della "fabbrica dei sogni" e che assume la prospettiva di una coppia di personaggi: Donald Lockwood, che ha il volto e la voce di Gene Kelly, è un divo la cui carriera ha spiccato il volo dopo i primi impieghi in qualità di stuntman; Cosmo Brown, interpretato da Donald O'Connor, è il suo grande amico, capace di intuire come sfruttare al meglio l'avanzata di una diversa concezione del cinema, imperniata sulla musica e le parole.
Ad incarnare questo nuovo capitolo della storia hollywoodiana è Kathy Selden, ruolo della consacrazione per la diciannovenne Debbie Reynolds: una ragazza che ambisce a sfondare come attrice drammatica e, grazie alle proprie doti canore, vedrà le porte di Hollywood spalancarsi davanti a lei. All'astro nascente di Kathy viene contrapposta la Lina Lamont di Jean Hagen: una vanesia ed eccentrica star del muto che non riesce ad adattarsi ai cambiamenti in corso a causa della sua voce gracchiante e delle difficoltà di dizione. La necessità di far fronte al progresso, e pertanto di rinnovarsi per evitare di soccombere, è il tema al cuore di Cantando sotto la pioggia, opera che assume quindi una dimensione meta-cinematografica (con tanto di chiusura su un "film nel film"), ma la cui carica satirica è sempre accompagnata da un profondo affetto nei confronti del mondo descritto da Gene Kelly e Stanley Donen.
Il Blu-Ray di Cantando sotto la pioggia - Edizione 60° anniversario
Lo spettacolo prima di tutto
Il passaggio al sonoro è inoltre la fonte degli spunti comici più efficaci del film, la cui natura di musical convive con quella di commedia brillante: le rocambolesche riprese di The Dueling Cavalier, con i fonici disperati perché non riescono a registrare in presa diretta le voci degli attori; e l'esilarante anteprima della pellicola, che a causa dei problemi tecnici della proiezione si trasforma in un'involontaria parodia del filone di cappa e spada. A rubare la scena in tal senso è Jean Hagen, che ritrae Lina Lamont come una figura al contempo spregiudicata e inconsapevole e soprattutto la rende un'antagonista spassosissima (è proprio la Hagen, fra l'altro, a dar voce a Kathy nella scena in cui quest'ultima dovrebbe doppiare la Lamont). Sul versante musicale, invece, Cantando sotto la pioggia è l'ennesimo monumento al talento di Gene Kelly, dalla performance del titolo alla lunghissima sequenza di Broadway Melody.
Al suo fianco Donald O'Connor, premiato con un Golden Globe, si dimostra un degno comprimario e con Make 'Em Laugh (ispirata a Be a Clown di Cole Porter) dà vita a un altro momento entrato nell'antologia del musical; così come l'esibizione del terzetto Kelly, O'Donald e Reynolds sulle note della splendida Good Morning, ripescata dalla colonna sonora di Ragazzi attori e qui immortalata in un altro numero da manuale. Selezionato dall'American Film Institute come il più importante musical di sempre, Cantando sotto la pioggia eserciterà la propria influenza su film quali The Artist di Michel Hazanavicius e La La Land di Damien Chazelle: sia sotto il profilo stilistico, sia in chiave tematica, con il suo appassionato elogio della magia insita nello spettacolo. Un elogio che da lì a un paio d'anni un altro capolavoro musicale, È nata una stella di George Cukor, provvederà invece a rovesciare in una sorta di canto funebre, attestandosi come l'ideale antitesi del capolavoro di Kelly e Donen.
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