Candy: Morte in Texas, la recensione: casalinghe disperate in salsa true crime

La recensione di Candy: Morte in Texas, la miniserie true crime dal 12 ottobre su Star di Disney+, ispirata a una storia vera, in cui Jessica Biel dopo The Sinner torna a produrre e interpretare una donna accusata di un terribile e sanguinolento omicidio.

Quando qualcosa non va secondo i tuoi piani, non disperare. Vuol dire che Dio ha qualcosa di più grande in mente per te.

Candy Morte In Texas Jessica Biel
Candy: Morte in Texas, una scena della docu-serie

Ci sono i periodi in cui un genere in tv e al cinema va per la maggiore, e quindi viene sfruttato fino al midollo e ci sembra di trovare un prodotto di quel tipo dappertutto. È così che, in settimane abbastanza piene per il true crime, arriva su Star di Disney+ dal 12 ottobre la miniserie in cinque episodi Candy: Morte in Texas, ispirata a una storia vera, dove Jessica Biel dopo The Sinner torna a produrre e interpretare una donna accusata di un terribile e sanguinolento omicidio. In questo caso la domanda da porsi nella recensione di Candy: Morte in Texas è: sarà stata davvero lei? E perché mai lo avrà fatto?

Morte in Texas

Candy Morte In Texas Melanie Lynskey
Candy: Morte in Texas, una scena della docu-serie

Centrale ancora una volta in questo tipo di storie è il contesto. Non solo l'ambientaione della periferia americana ma anche dell'entroterra texano con le sue credenze religiose, la sua aria contadina e le sue casalinghe "disperate" del Sud. Jessica Biel, dopo Cora Tannetti in The Sinner, interpreta la Candy del titolo, nome completo Candice Montgomery, una casalinga e madre amorevole degli anni '80 che poteva benissimo essere la protagonista di "Ma come fa a far tutto?". Un marito, due figli, una bella casa, tutto sempre in ordine. Benvoluta nel quartiere e nella comunità, un'attenta e accurata pianificazione della propria routine per incastrare tutto al meglio. Eppure ad un certo punto, in una giornata come le altre, qualcosa va storto. La sua amica Betty Gore (Melanie Lynskey, che di recente potreste aver apprezzato in Yellowjackets), una casalinga che è un po' il contrario di Candy, meno benvoluta e soprattutto meno ben vista dalle donne della comunità, poiché troppo rigida e possessiva nelle sue convinzioni, rimane brutalmente uccisa in casa. Il marito (Pablo Schreiber, il mitico Pornobaffo di Orange is the New Black) è fuori città e non riesce a contattarla, quindi se ne accorgerà insieme ai vicini solo 13 ore dopo la sua morte. Con la loro neonata rimasta in culla che piangeva per tutto il tempo. Un'immagine agghiacciante che ritrae ancora una volta un'America e una società di coloro che si sentivano invisibili e inascoltati, come le suddette casalinghe.

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Candy Candy

Candy Morte In Texas Jessica Biel 2
Candy: Morte in Texas, una scena della docu-serie

Candice, che fin dal soprannome richiama le caramelle che dava alla figlia dell'amica, è il risultato della pressione sociale di quegli anni in comunità come quella mostrata nella miniserie. Un ruolo che inizialmente doveva essere affidato alla "regina dei drama" Elisabeth Moss ma in cui Jessica Biel ci sembra comunque azzeccata. Candy: Morte in Texas si distingue dalle altre serie true crime come quella di recente arrivata su Top Crime The Thing About Pam con Renée Zellweger. Con una serie di plot twist inaspettati vuole raccontare il complesso rapporto tra le donne e gli uomini, mariti e mogli, fidanzati e amanti, negli anni '80 in una società chiusa ed estremamente religiosa come quella texana. Persone che tentavano di fuggire dalla propria monotonia quotidiana subito dopo aver faticato tanto per ottenerla, perché "così si doveva fare". Anche il marito di Candy, interpretato da Timothy Simons (lo spilungone Jonah di Veep) si trova risucchiato suo malgrado nel vortice prima sociale e poi mediatico. Dopo una prima parte dedicata alle indagini e alle rivelazioni dei panni sporchi nascosti nelle case apparentemente perfette di queste famiglie da spot pubblicitario, la parte finale è invece incentrata sull'aspetto legale. In tribunale assistiamo ad altre rivelazioni e soprattutto al vedere come ancora una volta, nonostante qualche sequenza evidentemente romanzata, la realtà superi spesso la fiction televisiva e cinematografica.

Il numero 13

Candy Morte In Texas Pablo Schreiber
Candy: Morte in Texas, una scena della docu-serie

C'è addirittura un aspetto quasi soprannaturale nella vicenda che coinvolse Candy e Betty. Il fattaccio avvenne di venerdì 13, una data che notoriamente porta sfortuna, 13 ore passarono prima che venisse ritrovato il corpo, dopo 13 giorni Candy fu arrestata per l'omicidio. Il numero ricorrente e presagio di sventura fu utilizzato dallo stesso avvocato di Candy (Raúl Esparza) per assurgere addirittura a qualcosa di più grande e vicino a Dio che stesse controllando la vita (e la morte) delle persone coinvolte. Si fa riferimento anche a una locandina del film Shining ad un certo punto, perché potrebbe aver ispirato l'accaduto. La scrittura e la messa in scena sono asciutte, a volte essenziali, grazie al lavoro di Robin Veith (Mad Men, The Act), mentre il colore rosso pervade la fotografia dei cinque episodi. Proprio come il sangue che sembra non fermarsi da un certo punto in poi nella storia: una ferita così profonda - letterale e metaforica - una volta aperta è difficile che si rimargini. Una miniserie che va ricordata non solo per le implicazioni sociali del suo racconto ma anche per i colpi di scena che riesce ad assestare al momento giusto.

Conclusioni

Non è il solito true crime sulla periferia americana. Ci sentiamo di dire questo alla fine della recensione di Candy: Morte in Texas, poiché la miniserie prodotta e interpretata da Jessica Biel si distingue per la critica sulla pressione sociale esercitata sulle casalinghe negli anni '80, soprattutto in zone come l’entroterra texano, e per dei plot twist posizionati al posto giusto in una narrazione che lavora soprattutto di sottrazione.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Jessica Biel e Melanie Lynskey funzionano come due lati di una stessa medaglia nella storia raccontata.
  • La miniserie ci ricorda che molto spesso la brutalità della realtà supera quella della fantasia (e del cinema).
  • I colpi di scena sono ben assestati.
  • La fotografia in cui prevale il colore rosso.

Cosa non va

  • Potrebbe annoiare chi non cerca l’ennesima storia vera dalle tinte crime romanzata in tv.