Recensione Trappola in fondo al mare (2005)

Sotto il sole delle Bahamas, le avventure di quattro amici alla ricerca di tesori sommersi che finiscono per ritrovarsi alle prese con pericolosi trafficanti di droga. Un film balneare che insegue la complessità ma trova solo confusione.

Cacciatori di tesori

Jared e Samantha vivono in una roulotte in riva al mare, sull'isola di New Providence. Sam si occupa di squali nell'acquario locale, Jared cerca di guadagnare qualcosa come istruttore d'immersione per rimettere in piedi la sua barca e intraprendere l'attività di cercatore di tesori. L'arrivo di Bryce, ricco avvocato di successo e suo amico d'infanzia, in compagnia della sua nuova fiamma, da a Jared un'occasione insperata per effettuare delle ricerche con un'attrezzatura adeguata. I quattro sono fortunati e, nel giro di poche immersioni riescono a mettersi sulle tracce di un antico galeone affondato con un favoloso carico d'oro. Ma, poco distante, un altro ritrovamento, di ben altra natura, mette a dura prova la loro determinazione e la loro onestà. Cedendo alla tentazione di un facile arricchimento si troveranno ben presto coinvolti in un gioco troppo più grande di loro.

Mix ampiamente commestibile di elementi super collaudati, Trappola in alto mare non riesce mai a decollare sul piano dell'azione e dello spettacolo propriamente cinematografici.
L'intreccio di base, non formidabile per originalità e struttura è comunque decorosamente congegnato. Ma, non confidando evidentemente nelle doti registiche di John Stockwell, si ritiene di puntare maggiormente sulla sua familiarità con l'elemento acquatico (Stockwell girò nel 2002 Blue Crush, un film sul surf) e sulle altre frecce all'arco: l'avvenenza di Jessica Alba, la prestanza fisica di Paul Walker. Ne scaturiscono alcune sequenze assolutamente non omogenee e più adatte a uno spot di un villaggio vacanze che a un action movie che si rispetti.

La moltiplicazione di personaggi secondari rozzamente caratterizzati e male inseriti nella vicenda non aiuta a mantenere il ritmo. L'arrivo dell'amico ricco, praticamente una caricatura di avvocato della mala con tanto di bionda cocainomane al seguito, stride con l'aria da bravi ragazzi dei due protagonisti, tutti amore, natura e buoni sentimenti. Da lì in poi è tutto un susseguirsi di scelte inspiegabili e idee scellerate che spazientiscono anche lo spettatore ben disposto. La verosimiglianza non è certo un criterio di credibilità per un film come questo ma i numerosi tempi morti lasciano troppo tempo per pensare a cosa avviene sullo schermo e a come avviene.
La proliferazione delle sottotrame, invece che attirare l'attenzione e aumentare la partecipazione, finisce per rendere macchinoso l'andamento del film e ad esaltarne i difetti.

Paul Walker, che aveva dato una discreta prova di sé in The Fast and the Furious e nel suo sequel 2 Fast 2 Furious, regge discretamente le scene più spettacolari ma crolla miseramente ogni qual volta si tenta di dare uno spessore drammatico al suo personaggio. Complici una scrittura molto elementare e ripetitiva dei dialoghi e un'eccessiva didascalicità di alcuni passaggi, così espliciti da risultare un poco ridicoli. Jessica Alba fa gli occhioni dolci e mostra ciò che ha da mostrare. La sua parte, a dire il vero, non le lascia molto spazio per fare altro.

Le riprese subacquee sono state effettuate per buona parte senza l'ausilio di controfigure (ciò va a onore del quartetto di attori) e sono probabilmente l'unica cosa degna di essere ricordata di questo film: ben girate, fotografate, coreografate. Alcune ingenuità da un punto di vista delle tecniche di immersione sono ampiamente giustificate dal risultato estetico.