Un film di M. Night Shyamalan è sempre un evento. Tra gli autori mainstream più divisivi e stimolanti del nuovo millennio, il regista di The Village ha sempre abituato il grande pubblico a racconti carichi di tensione e fantasia, esplorando attivamente i generi in una filmografia profondamente diversificata e appassionante. Sin dalla sua consacrazione nel 1999 con Il sesto senso, Shyamalan è divenuto sinonimo d'intraprendenza cinematografica e conclusioni sorprendenti, a volte - molto spesso - destinate a modificare totalmente il senso stesso di un'opera, sia dal punto di vista contenutistico che concettuale.
Non fa la differenza il nuovo Bussano alla porta, ultimo lungometraggio del prolifico cineasta americano in arrivo nelle sale italiane il prossimo 2 febbraio distribuito da Universal Pictures. Un prodotto "stimolante, minaccioso ed emozionante", citando il trittico di aggettivi scelto dal protagonista Dave Bautista per descrivere il film, e di fatto perfettamente allineato con l'opera complessiva di Shyamalan. Prima di entrare nella baita cinematografica arredata dall'autore è allora bene presentarne gli interni, così da arrivare perfettamente consapevoli alla visione senza rovinarsi sorprese o incorrere in qualche pericoloso e spiacevole spoiler.
Toc toc
Esattamente come quella di Old, anche la sceneggiatura di Bussano alla porta non è idea originale di Shyamalan. Dopo aver creato e concluso il suo universo condiviso di supereroi con Unbreakable, Split e Glass, dal 2019 a questa parte - almeno finora - il regista ha scelto la via dell'adattamento, opzionando prima un'inquietante quanto sofisticata graphic novel francese e poi un altrettanto spaventoso e appagante romanzo. Bussano alla porta è infatti la trasposizione de La casa alla fine del mondo di Paul G. Tremblay, pluri-premiato scrittore statunitense e grande firma contemporanea di horror e fantascienza. Il regista e la produzione hanno modificato il titolo per renderlo innanzitutto più accattivante e poi più vicino alla visione di Shyamalan, quasi a dargli un carattere e un peso differenti (stesso discorso per Old). La storia - dicevamo - è davvero intrigante. Durante una rilassante vacanza nel New Hampshire in una splendida baita isolata, la coppia formata da Andrew ed Eric si ritrova ad affrontare un vero e proprio incubo insieme alla piccola figlia adottiva Wen.
Alla porta della baita "bussano" quattro sconosciuti armati di tutto punto: sono Leonard, Adriane, Redmond e Sabrina. Il motivo della visita è sconcertante e fuori da ogni logica: la famiglia deve prendere una terribile decisione e scegliere chi dei tre membri sacrificare per salvare il mondo. Ha inizio così un home invasion elettrizzante, teso e curiosamente molto intimo e delicato, radicato nell'attualità e profondamente consapevole dei tempi del racconto, con un finale magnifico e tematiche appassionanti. Non a caso ha sorpreso e convinto Shyamalan, che dal libro è riuscito a tirare fuori non solo un fedele adattamento filmico ma anche una sua personale e ragionata riflessione sul mondo, sulla fede e sulle maschere e le paure quotidiane delle persone.
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Lasciateli entrare
Nel 2022 M. Night Shyamalan ha festeggiato 30 anni di carriera, tendenzialmente sempre attivi. Bussano alla porta rappresenta il quindicesimo lungometraggio del cineasta, che ancora oggi resta uno dei pochissimi autori ad avere un'intera filmografia composta solo ed esclusivamente da opere da lui scritte (o co-scritte) e dirette. In questo caso, ad esempio, alla sceneggiatura troviamo anche Steve Desmond e Michael Sherman, penne semi-sconosciute forse scelte dalla produzione per coadiuvare semplicemente l'operato di Shyamalan con aggiunte, modifiche o revisioni in corso di lavorazione. Nel cast tecnico-creativo spicca anche il nome di Jarin Blaschke, ottimo direttore della fotografia esploso grazie alla collaborazione con Robert Eggers in The Witch, The Lighthouse e The Northman. Il cast principale è composto da molti volti noti e gradite sorprese, anche se di fatto si tratta quasi di un progetto corale quasi in stile The Hateful Eight - ma capirete solo vedendo o leggendo il romanzo. A spiccare su tutti c'è ovviamente Dave Bautista nei panni di Leonard, un ruolo che proprio Shyamalan ha definito uno dei migliori mai interpretati dal performer. A GQ ha addirittura sottolineato la "purezza d'intenti" del metodo attoriale di Bautista, paragonando la sua intensità emozionale a quella di Osment ne Il sesto senso, parlando "della stessa concentrazione e importanza".
Si tratta del quinto film da protagonista dell'attore insieme a Bushwick, Final Score, My Spy e Army of the Dead: per contenuto e distacco sicuramente il più importante; forse anche per impegno. Al suo fianco Rupert Grint - mitico Ron di Harry Potter - nei panni di Redmond. Sono ormai anni che l'interprete britannico collabora con Shyamalan a Servant su AppleTV+, e a tal proposito basta conoscere appena un accenno del suo Julian Pearce nella serie appena citata per comprendere il perché del suo centratissimo casting in Bussano alla porta. A calarsi invece nelle scomode vesti di Andrew ed Eric troviamo l'amatissimo Jonathan Groff (Hamilton, Mindhunter, Matrix Resurrections) e Ben Aldrige, quest'ultimo soprattutto noto per essere stato "il ragazzo attraente" nella serie di culto Fleabag e per prestare il volto a Thomas Wayne in Pennyworth su HBO Max. Infine Shyamalan continua la sua collaborazione con Nikki Amuka-Bird già dopo Old, affidando all'attrice inglese il ruolo di Adriane.