Attivi come sempre, i fratelli Vanzina. A ritmi di tre film l'anno tra regie e sceneggiature, baciati da un successo oramai trentennale, i figli d'arte più amati/odiati del cinema italiano portano ora nelle sale questo Buona giornata, per cui hanno radunato il cast delle grandi occasioni. Compagni di viaggio giovani e meno giovani, tra veterani come Diego Abatantuono, Lino Banfi e Christian De Sica, volti ormai noti e affermati come Vincenzo Salemme e Tosca D'Aquino, presenze più giovani ma già conosciute come Chiara Francini. Generazioni a confronto per un film più che mai collettivo, che racconta, dall'alba al tramonto, la tragicomica giornata di un variegato gruppo di personaggi, emblemi ormai collaudati di un'italianità più volte rappresentata sul grande e piccolo schermo.
I due fratelli cineasti, insieme al cast praticamente al completo, hanno presentato il film ai giornalisti romani; in un incontro reso ben poco formale dall'indubbia simpatia di personaggi come Banfi, Abatantuno e dell'altro veterano Maurizio Mattioli.
Com'è nata l'idea del film?
Carlo Vanzina: L'idea l'abbiamo avuta dal supplemento di un quotidiano nazionale, che raccontava una giornata-tipo attraverso gli scatti di un fotografo; noi abbiamo pensato di raccontare invece una giornata italiana attraverso storie buffe, di quelle che non finiscono sulle pagine dei giornali. Lo abbiamo fatto senza presunzione, concentrandoci su un gruppo di attori che ci ha accompagnato sempre, nei nostri successi, e a cui vogliamo un gran bene. Nonostante ognuno di loro abbia uno spazio limitato, con segmenti di un quarto d'ora che si alternano tra loro, nel film c'è un'idea unitaria, e ognuno ha modo di mostrare le proprie qualità comiche; e devo dire che, secondo me, il risultato dal punto di vista della comicità è straordinario.
Enrico Vanzina: Non volevamo certo fare Robert Altman, ma semplicemente far sorridere e ridere. C'è un po' di farsa napoletana, un po' de Il marchese del grillo, il Banfi d'annata, che sembra quello di 20 anni fa, e un Diego che è davvero sublime. E' un film onesto che non ha nessuna presunzione se non quella di intrattenere, però è un film che parla anche della realtà. Un giornalista mi ha detto che gli sembrava un po' un film di Steno, e questo ovviamente mi ha fatto molto piacere. E' stato bello anche tornare a lavorare con Christian, visto che i nostri destini sono un po' incrociati.
Avete scritto gli episodi pensando esplicitamente agli attori?
Enrico Vanzina: Quello di Paolo Conticini invece era nato tanti anni fa, con l'idea di un tifoso superstizioso (inizialmente doveva essere romanista) che arriva pure a farsi cornificare pur di far vincere la sua squadra. Ci era sembrata una storia molto divertente. Teresa Mannino, invece, nel suo episodio è forse un po' sacrificata sul lato comico, ma ha una grandissima grazia.
Cosa può dirci il cast sui rispettivi personaggi?
Maurizio Mattioli: Il mio ruolo, quello di un industriale evasore, un vero mascalzone, è stato scritto un po' prima del ciclone fiscale e amministrativo che c'è stato in questi ultimi anni. Sono stati profetici, in qualche modo...
Gabriele Cirilli: Io sono l'assistente di Maurizio, e in un cast stellare sono forse unico fuori luogo. E' difficile comunque stargli dietro, visto che è un attore straordinario.
Vincenzo Salemme: Io ho nuotato nel mare della farsa napoletana, ma anche un po' nella pochade francese. La qualità migliore di Carlo, comunque, è che ama gli attori, e anche in questo film si è colto.
Lino Banfi: Io forse sono il meno cinematografaro, visto che negli ultimi anni ho fatto soprattutto fiction televisive; ma loro mi hanno coinvolto di nuovo nel cinema, col loro garbo e la loro calma... e devo dire che il loro papà era l'esatto contrario! Ho nascosto il fatto che sono vecchio rifacendo il Banfi di una volta, visto che il ruolo si prestava. Devo ringraziare i Vanzina, che mi hanno fatto tornare come un buon vino d'annata.
Tosca D'Aquino: I loro film sono sempre attuali, interessanti e divertenti; mi è piaciuto molto il mio personaggio, in una storia incentrata su una specie di "cielo mio marito" al contrario.
Diego Abatantuono: Io lavoro con loro da tanti anni, per loro sono una specie di attore feticcio. Sono un attore feticcio anche di Pupi Avati e Gabriele Salvatores, a dire il vero. E' da un po' di anni che vado in giro a fare il feticcio! Comunque è un film a episodi, un po' come quelli vecchi, di qualche decennio fa... la differenza è che quelli, quando li rivedi adesso, ti costringono ad andare avanti veloce nei punti morti, questo invece di punti morti non ne ha. Quando lo rivedremo tra 20 anni, non dovremo saltare nessun punto!
Nel film sembra di vedere una vena sotterranea un po' malinconica. C'è o no, nei vari personaggi, un'Italia un po' mazzolata dalla crisi? Enrico Vanzina: Io non parlerei di vena malinconica... il film non ha presunzioni, ma è una commedia all'italiana e quindi fotografa l'Italia. Ora siamo un po' così, e anche il finale in questo senso è esplicito: siamo diventati tutti degli "ignoti", anche di fronte alla fortuna.
E' stato difficile, nella durata limitata del film, concentrare tutte le storie che volevate raccontare? Enrico Vanzina: Eravamo preoccupati, c'è stato un grosso lavoro in fase di montaggio, abbiamo dovuto tagliare molte cose. Dovevamo rientrare nell'ora e mezza, ma alla fine siamo stati soddisfatti: non sembra un film a sketch, ma una cosa unitaria. Ha il pregio di avere ritmo, e di essere una storia in cui il vero protagonista è la giornata.
Abatantuono, la Puglia si presta un po' a questa rappresentazione della società italiana odierna? Diego Abatantuono: Quando si parla di Puglia, per me è una questione di affetto: ho origini pugliesi e quindi mi piaceva l'idea del mio episodio... compreso il fatto di ribaltare lo schema tradizionale, con un milanese che va in Puglia. Ci sto da Dio lì, ci ho fatto un sacco di film, fare anche questo è stato un atto d'affetto. Per raccontare storie di vita quotidiana va bene tutta l'Italia, comunque.
De Sica, non si sente un po' costretto in ruoli come questo? L'aristocratico fallito l'ha interpretato più e più volte...Christian De Sica: Certo, vorrei fare altre cose, ma mi affibbiano spesso questo ruolo da aristocratico povero, da "cavallo padronale con le pezze al culo"... ora però ho fatto un film TV drammatico con Avati, per il futuro vedremo. E' una questione di fisico, probabilmente, anche per mio padre era un po' così: quando hai fatto il cowboy per tutta la vita, poi i produttori ti fanno sempre scendere e salire dal cavallo.
Banfi, come pensa che la prenderanno, i veri politici, a vedere un ruolo come il suo? Lino Banfi: Penso bene, infatti tutti mi vogliono bene a prescindere dal partito. Io, quando vado a votare, voto sempre l'uomo e non il partito; e inoltre, se c'è da dare una mano per una campagna elettorale lo faccio se il candidato mi è simpatico, a prescindere dal suo partito.
Tornerà in televisione, ora, o continuerà col cinema? Lino Banfi: In Rai vogliono che torni a fare nonno Libero e ho deciso di accontentarli, sì, ne farò ancora un po' di puntate. Pare che lo share sia calato dopo il mio abbandono, questo significa che il pubblico si è affezionato al mio personaggio e ovviamente ne sono felice. Ma ho anche altri progetti, tra cui un film che dovrebbe chiamarsi Giochi della gioventù, con un gruppo di vecchi che si danno alla pazza gioia facendo cose da ragazzini, e vengono tolti dai guai dai nipoti.
Negli ultimi tempi si è parlato anche dei suoi contatti con Quentin Tarantino. E' vero che le avrebbe promesso il ruolo del cattivo in un suo film?
Salemme, quando farà un film suo? Vincenzo Salemme: Beh, appena posso, qualcosina di pronto c'è già. Per questo, domandate pure a Medusa. Speriamo presto!