C'è chi Buffy l'ha incontrata presto, superando presto la diffidenza verso mostri cornuti e legnosi, vampiri con l'anima, e verso l'improbabile messa in piega perfetta della giovane eroina, per scoprire un'avventura intensa e meravigliosa e una grande famiglia accogliente.
C'è chi l'ha scoperta più tardi, messo di fronte alla qualità della scrittura e all'estro che Joss Whedon ha sfoderato nei successivi progetti per il grande schermo, dal bellissimo e sfortunato Serenity ai megablockbuster popolati da supereroi Marvel, passando per trasposizioni shakespeariane e radicali esperimenti sul web. Così abbiamo detto la nostra sull'impatto di Buffy l'ammazzavampiri sulle nostre modeste esistenze. Se vi va, adesso raccontateci di voi e della Cacciatrice!
Buffy, la compagna di studi (Max Borg)
Se ripenso a Buffy mi viene in mente soprattutto il contesto universitario, poiché la prima visione seria dello show, per me, ebbe luogo nell'autunno del 2008, una volta acquistata tutta la serie in DVD nei primi mesi della mia nuova vita da studente (in tandem con X-Files, altro recupero tardivo di quell'epoca). Una decisione molto saggia poiché, dopo aver visto distrattamente alcuni episodi in italiano anni addietro, potei finalmente sentire Buffy, Xander, Willow, Giles, Spike e tutti gli altri esattamente come Joss Whedon li aveva concepiti, senza le traduzioni talvolta involontariamente maldestre che non rendono giustizia al lavoro del grande showrunner. La Cacciatrice e gli Scoobies sono stati una compagnia preziosa dopo lunghe giornate di studio, con avventure divertenti, talvolta terrificanti, spesso commoventi, sempre emozionanti. Particolarmente memorabile, forse perché mi ero affezionato prima allo spin-off Angel, è stata la saga di Angelus nella seconda stagione (la mia preferita complessivamente), con il momento di culto per eccellenza: Angel, appena privato della propria anima, che uccide una prostituta ed espelle dalla bocca il fumo della sigaretta di lei.
Provaci ancora, Antonio (Antonio Cuomo)
Come sarà successo a tanti, la mia storia con la slayer di Whedon è stata travagliata: alla prima visione del pilot su Italia 1, non sono certo rimasto folgorato, a dispetto di un'idea di base che mi intrigava e della carenza di serie di genere fantastico a disposizione in quel periodo. L'abbandonai subito, complice il terribile doppiaggio italiano.
Ma non per questo ho desistito ed anni dopo mi sono immerso nuovamente nella visione, in originale, in DVD, e tutta d'un fiato per le quattro stagioni che avevo a disposizione. Questa volta fu amore, ma non a prima vista, perché come è accaduto a tanti ho dovuto superare lo scoglio di una prima serie di episodi che non riesce a dare un'idea completa e profonda della visione dell'autore. Eppure, anche in quella prima stagione, tra mostri gommosi e qualche interpretazione approssimativa, c'è qualcosa che sussurra, piano ma con convinzione, di insistere, di non demordere, perché gli sforzi saranno ripagati. Qualcosa di sottile, impercettibile, a tratti nascosto, ma sempre presente. E quando ciò avviene, verso la metà della seconda stagione, inizia un viaggio unico, entusiasmante, appassionante, emozionante, che prende sempre più sicurezza insieme ai suoi interpreti, attraversa i generi, si concede momenti di geniale originalità e racconta la sfida più grande che una ragazza possa affrontare, il mostro più pericoloso e subdolo: crescere e diventare adulta.
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WWBD: What Would Buffy Do? (Sonja Della Ragione)
Era l'anno 2000 e ricordo ancora perfettamente l'incazzatura bestiale quando sospesero X-Files su Italia 1 per mandare in onda questa sorta di serie sui vampiri che si presentò malissimo ai miei occhi, sia per aver usurpato lo slot serale dedicato ai miei amatissimi Dana e Fox, sia perchè il pilot era davvero terribile a vedersi. Nonostante questo, visto che sono cresciuta guardando serie TV, tenni duro e continuai a guardare questa "Buffy" (ma che razza di nome è?) e la sua gang di amici affrontare mostri vari tra i corridoi scolastici e i numerosi cimiteri di questa sfigatissima città chiamata Sunnydale. Ben presto BtVS diventò il mio top show (come poteva essere altrimenti con quell'eroina fantastica?) e aspettare gli episodi in TV non mi bastava più. Come una vera e propria tossicomane cominciai a procurarmi episodi sottobanco, e stiamo parlando dell'epoca in cui se navigavi online il telefono era occupato e la velocità di oggi era un sogno irraggiungibile. Le bollette telefoniche diventarono salatissime. Non esistevano i file .srt per capire che diavolo stessero dicendo e così scaricavo i files transcript e li leggevo fino a impararli a memoria. E infatti con Buffy ho imparato a capire la lingua straniera meglio di come avrebbero mai potuto insegnarmela in qualsiasi corso. Poi passai alle fanfiction e mi si aprì un nuovo multiverse di possibilità - inutile raccontarvi il dilemma irrisolto del Buffy/Angel o Buffy/Spike.
Insomma dire che ero ossessionata dallo show con Sarah Michelle Gellar è dire che l'Everest è una bella collinetta. Ho consumato video cassette su video cassette fino alla comparsa dei DVD. Buffy era ed è ancora uno dei miei idoli e - jokes no jokes - in momenti davvero difficili, deprimenti, quando ero confusa e possibilmente in preda a deliri mentali, mi chiedevo "Cosa farebbe Buffy?". Inevitabilmente la risposta, o forse la domanda, mi dava quella piccola spinta in più per risollevarmi e farmi animo. Cosa mi è rimasto della Scooby Gang oggi? A parte la gioia di poter guardare film e serie TV in lingua originale, a parte una serie TV tra le più rivoluzionarie e magnificamente scritte e interpretate, quello che più conta rimane una delle persone più importanti della mia vita, il cui nickname è, guarda caso, BuffyAddict. Non smetterò mai di riguardare i miei episodi preferiti, non smetterò mai di ringraziare Joss & Co. per questo gioiello inaspettato che da "incazzatura bestiale" si trasformò in amore eterno. Buffy, "one hell of a woman".
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Prima la diffidenza, poi l'amore (Luca Liguori)
Ammetto, non senza un po' di difficoltà, di essere stato tra quelli che quando sentivano parlare di una serie intitolata Buffy l'ammazzavampiri arricciavano il naso. Durante gli anni in cui la serie era ancora in onda mi capitò due volte per caso, durante lo zapping, di vedere la biondissima Sarah Michelle Gellar in azione: la prima volta era un momento della prima stagione che giudicai, molto superficialmente, come imbarazzante e cambia canale immediatamente; la seconda volta fu, incredibilmente, il finale della quinta stagione e ricordo che rimasi favorevolmente colpito per il coraggio e anche l'incredibile forza drammaturgica della scena in questione. Ma non bastò a scalfire il mio pregiudizio sulla serie, che non vidi se non nel 2005, quando era già terminata. E se decisi di vederla (ovviamente in lingua originale!) non fu tanto per le sacrosante insistenze di una cara amica che giurava che l'avrei amata, ma solo perché a sorpresa mi innamorai di Whedon attraverso Firefly e Serenity.
Memore di quei dialoghi, di quell'ironia e del citazionismo pop che mi avevano colpito nella sfortunata space opera, decisi finalmente di dare una chance alla Scooby Gang: mi "tappai il naso" per la prima stagione, molto lontana dai fasti di quelli successivi, e piano piano cominciai ad appassionarmi. Fino a che non arrivò l'episodio Passion e a quel punto, la passione travolse anche me. In modo definitivo e probabilmente indefinito.
Il mio amore per il personaggio di Buffy e per molti dei suoi comprimari è superiore a quello della gran parte delle (tante) serie che ho visto e apprezzato nella mia vita. Il mio amore per l'arte e il talento di Whedon, per il suo coraggio e la sua voglia di sperimentare e rischiare, paragonabile solo a pochissimi altri autori che hanno segnato la mia vita. La mia voglia di rivedere questi 144 episodi, in loop, è sempre e comunque equiparabile solo al desiderio di restituire il favore e scuotere amici e lettori e convincerli a superare ogni pregiudizio e diffidenza. Perché ne vale davvero la pena, fidatevi di un ex eretico pentito.
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Prima del binge watching, l'età della Cacciatrice (Beatrice Pagan)
Era il 2000 quando Italia 1 ha presentato l'eroina che tuttora rimane tra quelli che considero i migliori personaggi televisivi mai apparsi sullo schermo. La serie di Joss Whedon, quando streaming e binge watching erano ancora lontani, mi ha accompagnata settimana dopo settimana, diventando una costante personale dall'esame di maturità fino alla laurea. L'ammazzavampiri interpretata da Sarah Michelle Gellar è riuscita a creare un legame tra quanto accadeva a Sunnydale e la potenziale Bocca dell'Inferno esistente nella vita di chi, come me, era alle prese con un'eventuale fine del mondo più personale e sicuramente meno spettacolare, sospesa tra adolescenza ed età adulta.
Impossibile non riconoscersi nella quotidianità di Buffy Summers: i primi amori senza lieto fine, problemi in famiglia, amici su cui puoi sempre contare, la scoperta di possedere anche nei momenti più difficili un'incredibile forza interiore (indimenticabile lo scontro finale con Angelus), nemici che si nascondono dietro un'apparenza innocua, e la dura realtà che, come mostrato in The Body, il dolore più devastante non ha mai sfumature sovrannaturali e non ha bisogno di nessuna colonna sonora perché la perdita di una persona amata causa un frastuono emotivo assordante. E come non apprezzare il terrorizzante Hush, la riflessione sulla vita in musical, e le tante battute esilaranti? Buffy ci ha insegnato che siamo tutti eroici nel reagire alle difficoltà, e, ancora oggi, ricorda quanto sia importante andare oltre ogni stereotipo e scoprire la vera natura di chi è accanto a noi.
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L'arma vincente: l'ironia (Benedetta Romoli)
Prima ancora di Netflix, prima della della loro diffusione epidemica, le serie televisive non si guardavano. Si subivano. O meglio si subiva la loro programmazione all'interno del palinsesto televisivo, con tutte le varie falle del caso. Se neanche questo è bastato a fiaccare il mio entusiasmo, significa che non era semplice infatuazione. Probabile che, a consentirmi di esercitare la nobile arte della pazienza e della costanza, sia stata la gratitudine. Per aver preso una bionda cheerleader di un liceo americano e non averla fatta morire dopo i primi minuti - che già mi sembrava cosa buona -, e per aver affiancato e alternato ai tratti tipici e prevedibili del personaggio uno spessore e una zona grigia che l'hanno resa unica nel suo genere.
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Ma soprattutto per averle dato in dotazione quella che per me era l'arma più efficace, un umorismo e un'ironia impertinente schierati in ogni battaglia, dal ballo di fine anno all'Apocalisse. E mi fermo qui, chè le ragioni per cui Buffy è diventata una delle mie 5 serie preferite di sempre sono davvero troppe.
Buffy, l'eroina che polverizza gli stereotipi (Erika Sciamanna)
A chi come me nel lontano 2000 apriva le porte dell'adolescenza, Italia 1 fece un bel regalo mostrando una delle eroine più toste della TV: Buffy - L'ammazzavampiri. L'ideatore, tale Joss Whedon (vi dice qualcosa?), in Buffy prende buona parte degli stereotipi della cultura pop, ci gioca e li demolisce con la stessa grazia con cui la cacciatrice polverizza i suoi nemici; perché, sì, prendere quella che in altri prodotti televisivi sarebbe stata la bella bambolina bionda della scuola e renderla un impavida cacciatrice di demoni, vampiri ed esseri malvagi di vario genere fu qualcosa di veramente innovativo e mai visto.
Lasciando stare le crisi ormonali ad ogni apparizione di Angel, il bel vampiro con un'anima, le 7 stagioni si dipanano tra incredibili combattimenti, cattivoni dal viso corrucciato, momenti di sconcertante drammaticità (rivedetevi il sedicesimo episodio della quinta stagione e poi ne parliamo) e battute sagaci e divertenti che, a quanto pare, contraddistinguono i lavori di Whedon rendendo la serie, stagione dopo stagione, per nulla banale e di sicuro mai noiosa. Quindi, visti tutti i problemi affrontati della povera Buffy, andare al liceo la mattina e ritrovarsi come mortale minaccia solo la professoressa di matematica e la bulletta del banco accanto era quasi rassicurante.
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Siete pronte a essere forti? (Alessia Starace)
Ammazzavampiri? No, grazie. Fuori quota per i teen drama, stufa di horror di bassa lega, ero piena di pregiudizi e priva del benché minimo interesse di dare una possibilità alla Cacciatrice. E poi successe questo: ero in vacanza in Portogallo, sposata di fresco, quando il neo-marito e ed io ci imbattemmo in una simpatica lisbonese che parlava un inglese perfetto e aveva da regalare un paio di biglietti per l'anteprima di un film di fantascienza diretto dal creatore di Buffy. Hey, non si dice mai di no a una serata al cinema gratis. E così, per puro caso, Serenity fu il mio primo incontro con Joss Whedon, e siccome lo trovai meraviglioso in pochi mesi venne il resto, incluso il tandem Buffy - Angel, un viaggio divertente ed emozionante che, per la prima volta dopo X-Files e E.R. - Medici in prima linea, mi permise di sperimentare tutto il potenziale travolgente della narrazione seriale.
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Al di là di tutto il resto, che autentica gioia, che privilegio, avere l'opportunità di crescere un'altra volta con Buffy, di tornare magicamente a tagliare traguardi, scrollarsi di dosso illusioni e sconfiggere mostri; e di vedere crescere un'attrice, anzi un gruppo di attori, e con loro un autore temerario, vulcanico, che allo stesso tempo è un uomo umile e gentile, che con una piccola e clamorosa rivoluzione televisiva ha regalato alle ragazze un'eroina credibile, buffa e sexy, mostrando loro la strada per diventare donne fiere e indipendenti e celebrando l'impegno e la solidarietà in un finale indimenticabile.
In ogni generazione nasce una Cacciatrice, perché un pugno di uomini morti migliaia di anni fa decise così. Erano uomini di grande potere. Questa donna ha un potere ancora più grande. E allora dico, cambiamo le regole: il mio potere sarà il nostro potere. Fate la vostra scelta: siete pronte a essere forti?