Mille copie sparse per tutti i cinema d'Italia. Inevitabilmente, e giustamente. Cinque anni dopo Tolo Tolo non è certo una blasfemia dire che la commedia italiana tout court ha scontato pene e dolori, incastrandosi in troppi remake e troppi scadenti family movie. Allora, pregato e sperato, riecco Luca Medici aka Checco Zalone tornato per salvare la situazione, risollevando l'intera macchina-cinema, a cominciare dagli esercenti che, straordinariamente, apriranno le casse già dalla santissima notte della Vigilia.
Insomma, tutto pronto per un (possibile) nuovo record. Insieme a Zalone proprio lui, Gennaro Nunziante, che riprende le redini della regia. Il risultato? Buen Camino, storia semplice (ma non banale) di un padre e di una figlia.
"Che cazzo ne so!", esordisce scherzando Zalone, incontrando la stampa, quando gli chiedono quale sia il segreto del suo successo. "Posso fare delle riflessioni banali: molti miei sketch sono sui social, spezzettati. Sembrano funzionare". Un film però deve "avere un racconto, una drammaturgia", continua il comico, "per questo sono curioso: come si possono porre i ragazzi davanti a
un film completo?".
Buen Camino: incontro con Checco Zalone e Gennaro Nunziante
Seduto accanto a Checco Zalone c'è Gennaro Nunziante, che in apertura di conferenza si sofferma sulla cornice del film: il Cammino di Santiago. "La prima cosa che facciamo è chiederci chi è Checco oggi, di conseguenza arriva il resto", dice il regista. "Abbiamo immaginato il protagonista in modo diverso rispetto agli altri film, questa volta doveva essere ricco. E quindi il Cammino rappresentava un elemento stridente per chi è molto ricco. In fondo è il dubbio che fa crescere, chi è troppo sicuro ha un fondo di volgarità. Noi non siamo il tutto, ma una piccola parte".
Rispondendo alle domande "scemette" dei giornalisti, Zalone definisce Buen Camino un "film famigliare". Sfidando le tre ore e passa di Avatar: Fuoco e Cenere, non nasconde poi una certa pressione legata al botteghino. "Inutile essere ipocriti, ci aspettiamo di incassare. Gli incassi possono far bene a tutto il comparto, e ce lo auguriamo. Le aspettative sono alte, e i dati sono confortanti", spiega.
Sul tema, poi, un raffronto con la sua vita privata "Può apparire ruffiano il tema del papà e della figlia, ma qui la figura della figlia è vera, ed è in cerca di valori autentici. Anche io ho due figlie. Inizia a configurarsi un tipo di rapporto conflittuale".
Zalone, che spesso rimanda le risposte a Nunziante, si sofferma sul tema generazionale "Mi spaventa la reazione del pubblico più giovane, sono abituati a fruire la comicità in modo immediata. Mia figlia perde l'attenzione dopo pochi secondi, e l'idea di fermare i ragazzini per novanta minuti è una sfida non da poco".
E continua, "Sono parecchio emotivo, e sento molto la tensione. A volte non vorrei alzarmi dal letto. Questa caratteristica l'abbiamo applicata a Cristal (interpretata dalla promessa Letizia Arnò, ndr). Del resto uno dei problemi dei ragazzi di oggi è la mancanza di fiducia".
Si ride, e di gusto: "Il film? Un romanzo di formazione. La sfida? Portare i giovani in sala"
Padri e figlie, dicevamo, in un contesto in cui la figura del padre è essa stessa messa in discussione. In crisi. Confida il regista: "La volontà è indagare gli usi e i costumi, questo deve fare la commedia. Viviamo in una società senza padri, oggi. Forse perché non si sa più chi è l'uomo. Buen Camino risponde ad una semplice equazione: un padre che non sa di essere padre, alla fine lo diventa".
Se non mancano le battute - si ride, spesso di gusto, e non manca nulla: Gaza, 11 settembre, ricchi viziati, forma fisica - Gennaro Nunziante, che ha co-firmato la sceneggiatura insieme a Zalone, descrive Buen Camino come un "romanzo di formazione".
Il punto di partenza è semplice: "bisogna sempre arrivare ai finali, è questo l'elemento più importante delle commedie italiane. In mezzo alle battute c'è poi una rigenerazione, e se c'è una differenza quella sta tutta nell'evoluzione dell'uomo, nella sua miseria o follia. Questo è il lavoro che deve fare il cinema".
In fondo, è ancora Zalone, perentoriamente, a sancire una sacrosanta verità: "Invece di lamentarsi del politicamente corretto, bisogna essere intelligentemente scorretti". Come dargli torto? In fondo non sono mica un caso gli oltre duecento milioni di euro incassati con i precedenti film.