Il 20 gennaio 2008 debuttò su AMC una serie che nel corso degli anni si sarebbe tramutata in un autentico fenomeno culturale: Breaking Bad, nata dalla fantasia di Vince Gilligan (veterano di X-Files) e resa memorabile da una scrittura sopraffina, una regia impeccabile affidata anche, in alcune occasioni, a cineasti come Rian Johnson, e le interpretazioni di un cast capitanato da Bryan Cranston, la cui performance nei panni di Walter "Walt" White gli valse quattro Emmy e un Golden Globe. Per cinque stagioni (di cui una suddivisa in due blocchi) Gilligan ha portato avanti una riflessione intelligente e coinvolgente sulla natura del male, interrogandosi sui limiti che un uomo disperato (nella fattispecie, un insegnante che diventa fabbricante e spacciatore di metamfetamine dopo che gli è stato diagnosticato un tumore ai polmoni) sarebbe disposto a superare per motivi apparentemente altruistici (Walt sostiene di fare ciò che fa principalmente per assicurarsi che la sua famiglia non abbia problemi finanziari dopo la sua morte). In occasione del decimo anniversario dello show abbiamo voluto ricordare il lavoro di Gilligan e dei suoi collaboratori tramite una serie di curiosità legate ai retroscena della serie.
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1. Coincidenza quasi fatale
Prima che venisse avviata la collaborazione con la AMC (all'epoca non ancora un network prestigioso, prima che debuttasse Mad Men), Gilligan propose la sceneggiatura del pilot a vari canali televisivi, tra cui la HBO. Durante uno di questi incontri, un executive gli fece notare la vaga somiglianza, a livello di premessa, con la serie comica Weeds, in onda su Showtime dal 2005. Gilligan era, ai tempi, ignaro dell'esistenza dello show in questione (dove Mary-Louise Parker, rimasta vedova, si mette a spacciare marijuana per mantenere i figli), e ha successivamente dichiarato che se l'avesse saputo subito non avrebbe portato a compimento il progetto di Breaking Bad. Un'eventualità che oggi sembra impensabile.
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2. No, lui no!
Dopo aver ottenuto il benestare della AMC, lo showrunner dovette comunque litigare, in fase di pre-produzione, su un aspetto cruciale: la scelta del protagonista. Per Gilligan infatti l'unico candidato immaginabile era Cranston, con il quale aveva collaborato ai tempi di X-Files, ma il network, che conosceva l'attore soprattutto come interprete comico sopra le righe in Malcolm, offrì la parte a John Cusack e Matthew Broderick. Dopo il rifiuto di entrambi Gilligan mostrò alle alte sfere della AMC la performance di Cranston in X-Files, e la scelta fu approvata.
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3. Uccidere o non uccidere, questo è il dilemma
Nelle intenzioni di Gilligan il personaggio di Jesse Pinkman doveva avere una vita breve, e morire al termine della prima stagione (poiché secondo l'autore uccidere una delle figure principali dello show sarebbe stato un segnale di imprevedibilità, come in altri drammi cable del periodo). La prima annata fu però accorciata a causa dello sciopero degli sceneggiatori e, complice l'ottimo lavoro di Aaron Paul, Jesse fu graziato (è difatti l'unico personaggio, oltre a Walter, ad apparire in tutti gli episodi). Successivamente è emerso che anche Hank Schrader era un potenziale agnello sacrificale per il primo ciclo, ma si salvò pure lui. E a tal proposito...
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4. Uscita di scena anticipata?
Prima che iniziassero le riprese della quinta stagione, Dean Norris, ancora ignaro del fatto che gli ultimi episodi sarebbero stati suddivisi in due blocchi, aveva ottenuto una parte nel pilot di una sitcom. Quando scoprì che gli impegni contrattuali di Breaking Bad gli avrebbero impedito di iniziare questa nuova serie (non identificata), egli chiese a Gilligan se fosse possibile far morire Hank al termine della prima parte della stagione. Lo showrunner disse di no, poiché il cognato di Walter aveva un ruolo fondamentale nelle puntate conclusive.
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5. Minimi dettagli
A detta di Gilligan, solo la seconda stagione fu pianificata con assoluta precisione prima di iniziare a girare, e l'esperienza fu talmente negativa per lui e il suo staff che si decise di non ripeterla per le annate successive (il che, come vedremo, ebbe conseguenze molto positive). L'attenzione ai dettagli era tale che persino i titoli degli episodi contenevano degli indizi: sommando quelli delle puntate contenenti dei flashforward si ottiene la frase "Seven Thirty-Seven Down Over ABQ", allusione all'incidente aereo che ha luogo nel finale di stagione. Questo stratagemma fu poi adottato anche per lo spin-off Better Call Saul: riordinando le prime lettere dei titoli di ciascun episodio della seconda annata si ottiene "Fring's Back", che anticipa la trama della terza stagione.
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6. O tutto o niente
Inizialmente, una volta eliminato Tuco Salamanca, era previsto che suo zio Hector diventasse l'antagonista principale della serie, mentre Gus Fring avrebbe avuto un ruolo minore e occasionale. Questa idea però non andò giù all'interprete di Gus, Giancarlo Esposito, il quale chiese di poter diventare un membro fisso del cast dalla terza stagione in poi dato che non voleva fare continuamente avanti e indietro tra New York e Albuquerque. La richiesta fu accolta, e ancora oggi Gus fa parte dell'universo creato da Gilligan tramite la sua presenza in Better Call Saul.
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7. Nome ingannevole
Adesso è impossibile immaginare un altro attore nel ruolo di Saul Goodman, ma all'inizio Bob Odenkirk fu restio all'idea di interpretare l'amorale avvocato, per un motivo molto specifico: il nome del personaggio suggeriva che lui fosse ebreo, mentre Odenkirk non lo è. Gilligan lo convinse ad accettare spiegando che in realtà neanche Saul è ebreo, e si serve di quel nome solo per le sue attività professionali. Come spiegato nell'apposito spin-off, lo pseudonimo deriva dalla frase 'S all good, man ("Tutto a posto, amico").
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8. L'arte che imita la vita
Per il ruolo di Walter White Jr., il primogenito di Walt e Skyler che successivamente si fa chiamare Flynn per avere un minimo di indipendenza, fu scritturato l'attore RJ Mitte, il quale è affetto da paralisi cerebrale proprio come il suo personaggio. Mitte però soffre di una forma più leggera ed è capace di muoversi autonomamente, ma durante l'infanzia fu costretto a ricorrere all'uso di stampelle, e si è ispirato a quella fase della propria vita per rendere più realistiche le frustrazioni quotidiane di Walt Jr.
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9. Soprannome "tossico"
Nell'ultima stagione venne introdotto il temibile Todd Alquist, interpretato da Jesse Plemons e destinato a divenire uno degli antagonisti finali dello show. La scelta dell'attore fu accolta con molta simpatia dai fan della serie: Plemons è infatti noto per la sua somiglianza fisica con Matt Damon (e il compianto Philip Seymour Hoffman), avendo anche interpretato un suo personaggio da giovane (in una scena tagliata del film Passione ribelle), e di conseguenza fu soprannominato "Meth Damon".
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10. Finale molto alternativo
Secondo una teoria molto fantasiosa di alcuni fan la serie si sarebbe conclusa con Walt che cambia identità e diventa Hal, il personaggio interpretato da Bryan Cranston in Malcolm. Ironia della sorte, l'attore e Gilligan concepirono e girarono un finto epilogo alternativo, disponibile nell'edizione home video dell'ultima stagione: la sequenza mostra Hal che si sveglia terrorizzato dopo aver sognato una scena di Breaking Bad, per poi farsi tranquillizzare dalla moglie Lois (Jane Kaczmarek). L'intera serie sarebbe quindi un sogno di Hal, sulla falsariga del finale della sitcom Newhart, anche se la presenza del celebre cappello di Walter White sul comodino di Hal suggerisce che la suddetta teoria dei fan sia corretta...