Qualche giorno fa, anche sulle pagine di Movieplayer, vi potrebbe essere capitato di leggere una curiosa notizia su Brady Corbet, il regista di quel The Brutalist che oltre ad aver già fatto incetta di riconoscimenti durante la stagione dei premi, è in corsa in ben dieci categorie agli Oscar. Fra cui miglior film e miglior regista.
Ciò nonostante, ospite del podcast WTF with Marc Maron, il filmmaker ha svelato di non aver fatto un dollaro con The Brutalist. E non si è limitato a questa rivelazione. Ha anche aggiunto di aver da poco diretto tre pubblicità in Portogallo e che il compenso ricevuto per questi spot gli ha permesso di avere per le mani dei quattrini per la prima volta nel corso degli ultimi anni.
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Per tirare avanti, lui e sua moglie Mona Fastvold, che è anch'ella regista nonché sua partner creativa, hanno dovuto dar fondo a un assegno incassato tre anni fa perché con i loro due ultimi lungometraggi, Vox Lux e The Brutalist, non hanno letteralmente guadagnato nulla. E a quanto pare è in buona compagnia perché ha parlato "con molti registi che hanno film nominati quest'anno e che non riescono a pagare l'affitto. È un problema vero".
Tante interviste, zero guadagni
Corbet ragiona sul fatto che la promozione di pellicole da "stagione dei premi" è massacrante perché inizia con larghissimo anticipo e, soprattutto, i registi (e non solo) non vengono pagati per farla. Per alcuni titoli, come ad esempio Anora, le attività press sono partite al Festival di Cannes del 2024. Per The Brutalist a Venezia, sempre dello scorso anno, chiaramente.
Uno scenario che descrive così: "Se prendi come esempio alcuni film presentati in anteprima a Cannes, parliamo di quasi un anno fa. Ma anche il nostro è stato presentato per la prima volta a settembre del 2024. Lo sto promuovendo da sei mesi. Un'attività che non ha generato alcun reddito e che m'impedisce di ottenerlo da altro, perché non mi dà tempo di lavorare. In questo momento non posso nemmeno accettare un lavoro di scrittura". Per lui è come essere sottoposto a un interrogatorio lungo sei mesi in cui ha avuto solo quattro giorni liberi a cavallo di Natale. Sentiamo già che, dentro le vostre teste, si sta generando una domanda: "ma com'è possibile?".
La promozione paga? Sì e no
Chiaramente, per promuovere un film o una serie TV i talent vengono pagati. E neanche poco. Però il conteggio di queste attività viene stabilito e fissato nelle fasi di contrattazione per il contratto che verrà siglato e compreso all'interno di quella cifra. Il suddetto contratto conterrà anche dei vincoli ben precisi su quello che attori e registi devono fare e, soprattutto, per quanto tempo. Normalmente ci sono due finestre temporali principali, una che avviene due, tre mesi prima dell'uscita e indirizzata prevalentemente ai media cartacei che hanno tempistiche differenti dal web per ovvie ragioni. Media cartacei che possono, fra l'altro, avere più "valvole di sfogo" per il loro content.
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Pensate a popolari magazine americani come GQ o Vanity Fair editi peraltro in più paesi dove hanno modo sia di pubblicare contenuti originali fatti dalle redazioni e dai freelance che utilizzano del mercato in cui operano che le esclusive americane tradotte e localizzate. Un profilo su una star di Hollywood che viene svelato al pubblico un mese o un mese e mezzo prima del debutto di quello che la suddetta star sta pubblicizzando è un'operazione che va pianificata con mesi di anticipo. Anche perché parliamo di testate che hanno i mezzi per allestire pure photoshoot e versioni video della chiacchierata. Prendete proprio il già citato GQ.
A corredo dei profili, spesso e volentieri rilascia su YouTube un format in cui l'attore o il regista di turno parla della sua carriera ripercorrendo il lavoro fatto sui suoi film più importanti. Robe come queste sono "obbligatorie". Il talent sa che in quel dato periodo dovrà dedicare una settimana del suo tempo ad attività stampa anticipate, per lo più con testate di rilevanza internazionale che vengono scelte in tandem dal suo team e da quello di publicity (spesso di rimbalzo col marketing) della major o casa di distribuzione del film (o serie).
Con i junket avviene qualcosa di analogo. Negli accordi delle agenzie e avvocati che curano gli interessi di chi i film li interpreta e gira siglati con le major e le etichette viene stabilito che si dovrà necessariamente partecipare alle attività stampa promozionali a cavallo della release. Viene stabilito quante interviste verranno fatte con testate generaliste (i quotidiani per intenderci), con magazine verticali (quelli specifici del settore come Movieplayer), con quante TV (fra notiziari, contenitori verticali e talk show) e, ormai, con quanti influencer. Tutto questo viene poi suddiviso in slot dedicati ai vari mercati e si segue un logico criterio collegato al giro d'affari: il numero d'interviste è direttamente proporzionali alle cifre generate da quel dato paese al botteghino. Convenzionalmente è un arco di un paio di settimane. Potrebbero esserci delle eccezioni specifiche per vari mercati.
Capita di frequente che il Giappone sia l'ultima o una delle ultime piazze in cui una pellicola di grande richiamo viene distribuita, ma non per questo viene ignorata dalle celebrità di Hollywood. Per citarne uno a caso: John Wick 4 è uscito quasi ovunque a marzo del 2023. In Giappone a settembre. Poi però c'è un'altra eventualità, ovvero quella di un film che viene prodotto da una data entità e poi distribuito da più realtà diverse nei vari mercati. In quel caso le attività stampa potrebbero diventare un extra che la società di distribuzione dovrebbe versare direttamente nelle tasche della celebrità che vuole coinvolgere. Una cifra chiaramente considerevole alla quale andrebbero poi aggiunte quelle dei voli in prima classe e ospitalità in hotel extra luxury.
Il caso Corbet
Ora, è altamente improbabile che, specie nel medio, lungo periodo Brady Corbet non faccia un dollaro con The Brutalist. Non conosciamo chiaramente i dettagli delle tante scartoffie che ha firmato con la A24 che distribuisce la pellicola negli States e con la Universal/Focus Features che si occupa di quella internazionale. Tuttavia è molto probabile che i riconoscimenti già ottenuti dal film insieme ai potenziali Oscar che vincerà potrebbero comunque regalargli qualche soddisfazione in quanto a compensazioni bonus. C'è poi il discorso dei famosi residuali.
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Anche qua: non possiamo dire di sapere con certezza le clausole citate dai contratti su cui Corbet e Fastvold hanno apposto a penna i loro nomi, ma sembra improbabile che The Brutalist, negli anni, non farà piovere qualche "soldino" sui loro conti correnti. Però è effettivamente vero che quelle tipologie di attività promozionali che vengano fatte in ottica stagione dei premi, articolate con mesi e mesi d'interviste vengono fatte a titolo gratuito. Ma sono, né più né meno, scommesse su sé stessi tipiche del mondo dell'intrattenimento come in altri settori lavorativi. E siamo sicuri che il prestigio che Corbet ha già acquisito finora con The Brutalist gli conferirà una leva contrattuale in più per il prossimo film. Il cui peso aumenterà considerevolmente in caso di Oscar.