È un'ottima scelta di tempo quella di Piano B Distribuzioni per portare in sala Bostik La Bodega de D10S: un'anteprima a Napoli il 22 maggio, tre giorni in sala il 26, 27 e 28, a cavallo della serata magica per la città che dà vita alla storia che il documentario racconta, teatro di festeggiamenti dalla sera di venerdì 23 per il quarto scudetto aggiudicato dal Calcio Napoli. Non una casualità, ma una scelta saggia e intelligente per portare al pubblico una produzione, sviluppata da Systemout, il cui legame con quel mondo sportivo e socio-culturale è forte e strettissimo, una storia che di quel contesto si nutre e ragiona.
Chi è Bostik?

Ma chi è il Bostik del titolo? Si tratta di Antonio Esposito, che quel soprannome lo porta sin da ragazzo per quelle casualità che capitano e poi restano appiccicate addosso, un po' come la colla stessa a cui si ispira il suo nomignolo. È con questo nome che è noto nel contesto dei Quartieri Spagnoli in cui vive, dove negli anni '90 fece realizzare un murales in onore di Diego Armando Maradona, in una piazza una volta anonimo parcheggio e luogo di spaccio, ora diventata una meta turistica nota ai turisti, e non solo, di tutto il mondo.

Attorno a quel murales, in modo quasi spontaneo, si è raccolto il popolo di Napoli dalla sera del 25 novembre 2020, alla morte dell'uomo che incarnava il mito: quando El Pibe de Oro ci ha lasciati, la piazza ora nota alla gente come Largo Maradona è diventata una sorta di santuario, considerata da molti "la vera tomba" del calciatore argentino. E se è stato così è anche grazie a Bostik, fondatore del gruppo ultras noto come Teste Matte, che ha dedicato la sua passione a renderla tale, attraverso il suo locale La Bodega de D10S e la sua cura nel corso degli anni, contribuendo alla riqualificazione del quartiere che è diventato simbolo di riscatto e redenzione.
Nel nome di Napoli e Maradona

Tanti film raccontano Maradona, altrettanti raccontano Napoli. La particolarità di Bostik, La Bodega de D10s è di farlo indirettamente, di riflesso e per vie traverse, partendo dalla figura di Antonio Esposito per tratteggiare non solo l'individuo, ma il contesto socio-culturale in cui si va a incastrare. Non ci sarebbe Largo Maradona senza Antonio Esposito, ma è anche vero il contrario, che lo stesso Bostik non esisterebbe in quanto tale se non ci fosse stato quel terreno fertile in cui far germogliare la sua passione calcistica e il suo amore per Maradona. D'altra parte le grandi storie sono definite anche dai personaggio che le animano e allo stesso modo le città si nutrono delle vite e le opere di quelli che le abitano e che con le loro esistenze le definiscono.
La cosa più simile alla religione
C'è una frase che colpisce, pronunciata da uno dei tanti intervistati da Mauro Russo Rouge: "è la cosa più simile alla religione che abbia mai visto, pur non essendo per niente religiosa". Una sintesi perfetta, perché quello a cui assistiamo, che la storia che ruota attorno a Bostik incarna e veicola, è una fortissima e intramontabile dimostrazione di fede. Le milioni di persone che passano per quella piazzetta nel cuore dei Quartieri Spagnoli di Napoli vi si recano con lo stesso spirito di un pellegrinaggio, di un omaggio al divino. Perché tale era visto e, dato l'impatto socio-culturale che è riuscito a ottenere al di là dei risultati e straordinari meriti sul campo, forse tale si può considerare.

"Il dio del calcio" dice qualcuno, un più laico "il re del calcio" dice qualcun altro. Fatto sta che si tratta di una figura apicale tra quelle che affollano la ricca mitologia cittadina, un simbolo, un condottiero, qualcuno che ha guidato la città in quella che viene percepita come una rivolta contro il dominio del nord. "Chi ama non dimentica" recita un'altra celebre frase da magliette, sciarpe e striscioni. E Napoli non dimenticherà mai Diego Armando Maradona.
Conclusioni
È un documentario interessante Bostik, La bodega de D10S, per come parte dal particolare per raccontare l'universale di una realtà complessa come quella di Napoli: se al centro della storia c'è il personaggio di Antonio Esposito, noto come Bostik, e il suo locale nel cuore dei Quartieri Spagnoli, quello che emerge è uno spaccato interessante di un aspetto della città partenopea, e quell'amore incondizionato per un simbolo, un'icona in bilico tra sacro e profano, incarnato da quel celebre murales dedicato a Diego Armando Maradona.
Perché ci piace
- La capacità di partire da una storia specifica e allargare il campo d'azione.
- L'atmosfera della zona di Largo Maradona che si respira nelle immagini.
- Le interviste, che aggiungono livelli di lettura.
Cosa non va
- Alcune immagini sono, per necessità e inevitabilmente, di qualità meno ricercata. Ma non è questo lo scopo del documentario.
- Potrebbe non colpire chi non è interessato al contesto che racconta.