"Sono nato con un cuore eccentrico", scriveva Bono, il leader degli U2, all'inizio della sua autobiografia, uscita lo scorso novembre. Il riferimento era all'intervento al cuore di qualche anno fa. "Per me scrivere canzoni è come un'operazione chirurgica al cuore" racconta a un certo punto di Bono & The Edge A Sort of Homecoming con David Letterman, disponibile su Disney+ da venerdì 17 marzo. Contemporaneamente viene lanciato l'attesissimo album degli U2, Songs Of Surrender, una raccolta di 40 canzoni essenziali provenienti da tutto il catalogo della band, ri-registrate e reimmaginate. Le tre operazioni (autobiografia, dal titolo Surrender: 40 canzoni una storia, album e film) sono legate tra loro, complementari, ma anche molto diverse. Il libro è stato per Bono un volersi mettere a nudo.
Il disco è un voler spogliare le canzoni dai loro arrangiamenti e dai marchi di fabbrica degli U2. "Che cosa rimane quando le spogli di tutto? Qual è la forza di queste canzoni se togli la potenza di fuoco di una band come gli U2?" si chiede Bono nel film, diretto dal regista premio Oscar Morgan Neville e prodotto da Brian Grazer e Ron Howard. Il risultato è un film che non ti aspetti, lontano dalle celebrazioni dei classici rockumentary, un viaggio dentro le canzoni degli U2, dentro la città di Dublino, che in meno di 90 minuti riesce a cogliere l'essenza della band, il senso del loro successo e del rapporto con il pubblico e con la città. Riesce a cogliere il segreto degli U2 e delle loro canzoni, di un suono unico e di parole che sono rimaste nella storia, anche se Bono ha deciso di cambiarne qualcuna. E coglie anche l'ironia di Bono, che la simpatia di David Letterman riesce a tirare fuori e a valorizzare.
Bono e The Edge invitano un ospite d'eccezione: David Letterman
Bono e The Edge invitano un ospite d'eccezione, David Letterman, ad ascoltare le loro canzoni re-immaginate, come le ascolteremo nel loro nuovo album Songs Of Surrender. Ci sono solo loro due: Larry Mullen Jr. è in convalescenza, per i postumi del noto intervento alla schiena, e Adam Clayton è impegnato nella realizzazione di un film d'arte. Così invitano degli studenti, e altri musicisti, in uno storico teatro di Dublino, l'Ambassador Theatre, che una volta era un ospedale. Bono è nato proprio qui. Letterman gira per Dublino, parla con la gente della città e degli U2, intervista gli U2 sul senso delle loro canzoni.
Adam Clayton era Mrs. Burns, Larry Mullen Jr. era The Jam Jar
Bono & The Edge: A Sort of Homecoming With Dave Letterman riesce nella non facile impresa di raccontare gli U2, di coglierne l'essenza, e di raccontare anche Dublino, in meno di un'ora e mezza. Riesce a raccontarci ancora qualcosa dei primi anni della band, che sono già stati raccontati. I quattro U2 e altri amici si erano riuniti in una sorta di collettivo artistico, il Lypton Village. E ognuno aveva un nome d'arte che portava, che era una sorta di ironica rivolta contro il sistema. Alcuni di loro li portano ancora, altri no, e capiamo il perché. Bono (al secolo Paul Hewson) era Bono Vox Of O'Connel Street (ma da tempo è solo Bono, guai a chiamarlo Bono Vox), un nome preso da un negozio di apparecchi acustici, Bonavox e David Evans era, ed è ancora, The Edge, per il suo carattere spigolo e per la forma della sua testa. Ma quello che non sapevamo è che anche gli altri U2, che oggi vanno in scena con i loro nomi, avevano i loro nomi da battaglia. Adam Clayton era Mrs. Burns, Larry Mullen Jr. era The Jam Jar. Ecco perché non hanno mantenuto i nomi d'arte.
Gli U2 hanno sgombrato i ponti
Tra i protagonisti del documentario c'è anche Glen Hansard, musicista e grande amico degli U2, che in molti ricorderanno come il protagonista di Once, il film di John Carney che raccontava la vita di un musicista. Hansard racconta di essere andato a un concerto dei Police, a 10 anni, nel 1982, ma di essere stato colpito dalla band che apriva il concerto, gli U2. "Erano irlandesi, erano di Dublino, Diventammo tutti ossessionati". Lo scrittore e giornalista Fintan O'Toole riesce a cogliere benissimo il senso degli U2. "Non suonavano come nessun altro, non solo in Irlanda, ma neanche in America e Gran Bretagna". Ma perché la gente risponde agli U2 in modo così emotivo? "Ogni band sembrava mostrare quanto fosse contro qualcosa" spiega O'Toole. "Gli U2 stavano provando a esprimere qualcosa con la forza della sincerità". "U2 kind of cleared the decks", spiega Hansard. Che, più o meno, significa "hanno sgombrato i ponti". È un'espressione inglese che si usa quando qualcuno prepara le cose per un evento nuovo, in grado di cambiare le cose.
Sunday Bloody Sunday: ecco perché sono in una band
Raccontando la loro Dublino e i loro inizi, raccontano anche l'esperienza del gruppo integralista cristiano a cui si erano uniti, e che a loro era sembrato come una comune, come un collettivo punk, ma che si è rivelato essere una sorta di Chiesa piuttosto tradizionale. La storia la sappiamo: chiesero loro di smettere di suonare, ma gli U2 scelsero la band e il rock. Ma Bono si chiedeva come potesse essere in qualche modo utile ai suoi principi. La risposta arrivò in una canzone che Edge ha fatto partire, ci racconta Bono nel documentario. "Ero di fronte a lui e sentii la sua rabbia interna trasformarsi in esterna. Mi sono detto ecco perché sono in una band". Quella canzone era Sunday Bloody Sunday. Ed era un modo per sentire che la musica era diventata qualcosa che andava oltre se stessa.
Where The Streets Have No Name: la reazione chimica col pubblico
Il film coglie l'essenza degli U2 così, in alcuni schizzi. Non può mancare la loro peculiarità sonora, quel suono che è diventato un marchio di fabbrica e che tanti hanno provato ad imitare. Where The Streets Have No Name è la canzone simbolo di quel suono, e Edge la suona, in versione elettrica, proprio davanti a Letterman. Ma come è nata questa canzone? The Edge si è chiesto: "cosa vorrei ascoltare se fossi il pubblico? Cosa mi farebbe impazzire per davvero?". Bono racconta che il testo non è molto ricco, "ma la suggestione che contiene è gigantesca: c'è un posto trascendente dove possiamo andare insieme: volete venire?". Il segreto degli è questo: una sorta di reazione chimica tra il pubblico e la band. Quello che è accaduto al Superbowl, 6 mesi dopo l'11 settembre 2001, è ancora più sintomatico di tutto questo. Durante "Streets" i nomi delle vittime degli attentati scorrevano su uno schermo dietro la band. "I grandi spettacoli li fanno le emozioni" racconta Bono.
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Le canzoni sono ulteriormente reimmaginate
Fate attenzione a questo film. Guardatelo prima di ascoltare l'album, dopo aver ascoltato l'album, anche senza ascoltare l'album. Quelle che troverete qui non sono le canzoni reimmaginate che troverete nel disco, ma ancora altre. Molte canzoni funzionano più qui che su disco. Perché, per gli U2, la versione acustica, o "stripped down" delle loro canzoni è stata quasi sempre una cosa estemporanea, da buona la prima, da cuore gettato oltre l'ostacolo, da chimica con il pubblico. Fissare su disco questa cosa è meno facile. Così Beautiful Day acustica dal vivo ha più grinta, chitarra e voce sono più aggressivi. Vertigo è riscritta, con il violoncello a suonare il giro di basso a s sostituirsi affiancare la chitarra One si basa su degli scarni accordi di piano. Su Bad viene aggiunto addirittura un nuovo bridge, bellissimo, e la chitarra acustica emana scintillii come fosse quella elettrica.
La nuova canzone: Forty Foot Man
Quello che ci piace di Bono & The Edge: A Sort of Homecoming With Dave Letterman è che non ha mai, neanche per un secondo, quella solennità del classico rockumentary, la glorificazione, l'epica. Ma ha in sé una sorta di understatement, di familiarità, di confidenza. I luminous times della storia degli U2 possono essere anche raccontati con ironia. Quella, impareggiabile, di Letterman tira fuori quella di Bono, che esiste da sempre. Un momento speciale è quello in cui Bono e Edge fanno sentire a Letterman una canzone scritta per lui, Forty Foot Man (una canzone brillante e ironica, apparentemente lontana dalle loro corde), che ha a che fare con un famoso punto di balneazione di Dublino. Immaginate di essere seduti accanto a loro e di ascoltare una canzone che hanno scritto apposta per voi, mentre vi sorridono. Vi verranno i brividi. "La gente potrebbe chiamarvi e chiedervi delle custom made songs", "delle canzoni scritte su misura!", dice sorpreso e divertito Letterman.
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Bono: Gli U2 mi supportano, ma metto a dura prova la loro pazienza
A proposito di Bono, della sua ironia e delle sue motivazioni, questo film può essere un'occasione per conoscerlo. Per capire, ad esempio, la questione dell'attivismo, e di quelle foto che con i potenti che gli hanno portato anche impopolarità. Ma che hanno portato grandi risultati per le sue campagne. Ascoltarlo dalla sua voce probabilmente vi convincerà della bontà delle sue intenzioni. "Se sei in una rock'n'roll band non vuoi stare in una foto con certe persone che sembrano essere agli antipodi dei valori a cui tieni" commenta. E così racconta di quella volta che si fece approvare un grande finanziamento per l'Africa da Jesse Helms. Edge gli disse di non portarlo mai a uno show degli U2, perché aveva fatto dei tagli a un programma per la cultura. E lui lo fece. "Mi supportano", dice Bono a proposito della sua band. "Ma metto a dura prova la loro pazienza". Come dice una delle loro canzoni più famose, One, "We're one, but we're not the same. We get to carry each other". "Siamo una cosa sola, ma non siamo uguali. Cominciamo a sostenerci a vicenda".