Bohemian Rhapsody, il film su Freddie Mercury e i Queen, è uscito nel 2018, eppure l'eco dell'opera non si è ancora spento. Il film di Bryan Singer arriva in streaming su Infinity+ il 1° novembre, ed è un'ottima occasione per vederlo o per rivederlo. Come vi raccontiamo nei 5 motivi per vedere in streaming il film sui Queen, in questi anni la febbre per Freddie Mercury e compagni si è riaccesa (in realtà non si era mai spenta) e continua più che mai: nel frattempo la band continua ad andare in tour (anche se sono rimasti solo Brian May e Roger Taylor) e a fare sold out, e i film e le serie sulle star del rock sono sempre più frequenti. La pandemia, poi, in questi anni ci ha privato dei concerti dal vivo, abitudine che solo di recente abbiamo ripreso. E vedere Bohemian Rhapsody regala la stessa adrenalina di un concerto dal vivo.
1. I Queen
Il primo motivo per vedere Bohemian Rhapsody in streaming su Infinity+ è il più ovvio. Sono loro, i Queen, le loro canzoni. La voce di Freddie Mercury, la chitarra di Brian May, il groove del basso di John Deacon e la batteria di Roger Taylor. Perché, prima ancora dell'interpretazione, della regia, della ricostruzione d'epoca, ci sono le canzoni di una band che, nei primi vent'anni di carriera (quella con Freddie Mercury) ha lasciato il segno. In Bohemian Rhapsody, prima di tutto, c'è grande musica. E assisterete alla nascita di canzoni come quella che dà il titolo al film e di altri pezzi geniali, e mai scontati, come We Will Rock You, Another One Bites The Dust e tante altre. Ma non si tratta solo di questo. La musica dei Queen è una musica incredibilmente cinematica, adatta come poche altre a sposarsi con le immagini. Ed essendo stata, lungo la loro carriera, estremamente varia, è in grado di toccare corde di ogni tipo: epiche, liriche, intimiste, futuriste. Come vi abbiamo raccontato, la musica dei Queen è stata usata in decine di film. E la band di Mercury è stata scelta per comporre le colonne di sonore di due film come Flash Gordon e Highlander, di cui si è rivelata una componente fondamentale. Un film su di loro, sulla loro musica, è un cerchio che si chiude.
I 10 migliori film sulle star del rock
2. Il Live Aid
Ed è un cerchio che si chiude anche la narrazione del film. Sì, perché Bohemian Rhapsody inizia proprio da lì, da quel pomeriggio di luglio del 1985, quando Freddie Mercury, con i baffi e gli occhiali a specchio, arriva allo stadio di Wembley, poco prima di esibirsi. E, una volta raccontata tutta la storia, torna lì, su quel palco, per mandare in scena l'esibizione quasi integrale dei Queen nello storico evento organizzato da Bob Geldof. Certo, il film di Bryan Singer arriva al Live Aid con una ricostruzione dei fatti un po' fantasiosa (sembra quasi che i Queen stessero per sciogliersi), ma fa parte della drammatizzazione della storia. Una volta lì, sul palco di Wembley assistiamo a un'esibizione impressionante. Ancora una volta lo è per la musica. Come dicevamo sopra, poche band, come i Queen sono capaci di tirare fuori una setlist killer come quella suonata quel pomeriggio: Bohemian Rhapsody, Radio Gaga, Hammer To Fall, We Will Rock You, We Are The Champions (la band suonò anche Crazy Little Thing Called Love, che ascoltiamo in un altro momento del film). Quella del Live Aid è una sequenza di venti minuti che chiude il film e ci lascia euforici come se fossimo usciti da un concerto dal vivo. Ed è la perfezione: dalle movenze di Rami Malek nel ruolo di Freddie Mercury, alla ricostruzione dell'evento, con gli scenografi che hanno riprodotto esattamente il palco del Live Aid, incollando poi al computer le immagini reali di Wembley per quel che riguarda il lato pubblico. I movimenti, i suoni, la luce tutta particolare che c'era quel giorno: tutto è ricostruito in maniera impressionante. Tutto ci è familiare. D'un tratto siamo lì, nel cuore di Wembley.
3. Rami Malek
E veniamo a lui, il protagonista. Come avrete capito mentre parlavamo dell'esibizione al Live Aid, Rami Malek è un Mercury perfetto nelle movenze. Una delle chiavi di un biopic è lo studio e la ricostruzione del protagonista. Aiutato da protesi, l'attore di Mr. Robot punta molto anche sullo sguardo, curioso e affamato di vita, della rockstar. Malek, giustamente, non canta con la sua voce, come faceva Val Kilmer in The Doors. Freddie Mercury è irraggiungibile, e inimitabile: aver lasciato la sua voce è una delle scelte vincenti del film. Ma Rami Malek fa tutto il resto, si getta a capofitto nel mondo di Mercury, nei suoi abiti, nei suoi movimenti, nei suoi vezzi. Lo studia a fondo, e il risultato si vede. E non è un caso che per il suo ruolo in Bohemian Rhapsody Malek abbia vinto l'Oscar come miglior attore protagonista.
Bohemian Rhapsody: I Queen e la vera storia del Live Aid
4. La rinascita del rock biopic
Potremmo parlarvi della bravura di Bryan Singer alla regia (l'autore è stato poi sostituito per parte delle riprese da Dexter Fletcher), ma la sua maestria si capisce già da quello che vi abbiamo detto per quanto riguarda il Live Aid. È il caso invece di parlare di un altro aspetto: la rinascita del biopic rock, che, a ondate, è stato un genere di grande successo. Lanciato alla grande negli anni Novanta da The Doors di Oliver Stone, il biopic rock non è mai tramontato, ma con Bohemian Rhapsody ha avuto un'impennata. Il film sui Queen, che la gente ha vissuto come un vero e proprio concerto (non è un caso che, poco dopo l'uscita, è comparsa anche una singalong version del film), ha di fatto creato una tendenza, rilanciato un genere. E così, negli anni immediatamente a seguire, sono arrivati Rocketman, su Elton John, diretto proprio da quel Dexter Fletcher che aveva finito le riprese di questo film), Dirt, sui Motley Crue, Pistol, la serie di Danny Boyle sui Sex Pistols, il film sugli Smiths. È in preparazione un biopic su Madonna (diretto da... Madonna!) e i rumours parlano di una serie sugli U2 commissionata da Netflix a J.J. Abrams. E, se un film lancia una tendenza, vuol dire che vale la pena di vederlo.
5. Lucy Boynton
In quinto motivo per vedere Bohemian Rhapsody è il meno scontato, ma ve lo vogliamo proprio dire. Perché non lo dice nessuno. Eppure tra la personalità debordante di Freddie Mercury, le figure degli altri tre Queen, tra discografici e star, c'è anche una discreta, salvifica, dolcissima presenza femminile. È quella di Mary Austin, dapprima compagna di Mercury, poi grande amica, e molto di più: l'amore della vita, Love Of My Life, come cantano i Queen, proprio nella sequenza in cui Freddie le confessa di aver capito la sua identità sessuale. A interpretarla è Lucy Boynton, viso meraviglioso e una luce unica negli occhi, che è la natural born rock girl, visto che ce ne siamo innamorati vedendola nel ruolo di Raphina, la protagonista femminile di Sing Street, il film di John Carney. Occhi grigio-verdi, i capelli che passano indistintamente da castani a biondi, una bocca piccola che sembra disegnata e delle gote carnose, il sorriso accattivante ne fanno un volto che non solo è ogni volta attraente, ma è in grado di cambiare a ogni ruolo. In modo che Lucy non sia mai uguale a se stessa, e che sia quindi credibile in ogni personaggio, dote fondamentale per un'attrice. Dopo Sing Street e Bohemian Rhapsody, l'abbiamo vista in Assassinio sull'Orient Express, nelle serie Gipsy e The Politician, e in uno degli episodi più belli di Modern Love, l'episodio 3 della stagione 2. E, sul set di Bohemian Rhapsody, è anche sbocciato l'amore con Rami Malek, con il quale è ancora legata. Come direbbe Dante, "galeotto" fu Freddie Mercury.