I nostalgici di Caccia a Ottobre Rosso e U-571 possono tirare un sospiro di sollievo. E' in arrivo al cinema Black Sea, pellicola ruvida e carica di suspence che coinvolge un gruppo di uomini, un sottomarino ricoperto di ruggine e una missione impossibile per recuperare un carico di lingotti d'oro inviati da Stalin ai nazisti e mai giunti a destinazione. Star del film è un Jude Law dal fisico scolpito e dall'inedito accento scozzese che si pone alla guida di una ciurma russo-scozzese. Dopo l'anteprima italiana al Courmayeur Noir in Festival, Black Sea arriverà al cinema il 26 febbraio con Notorius Pictures.
Assente il regista, il premio Oscar Kevin Macdonald, ad accompagnare la pellicola a Courmayeur è lo sceneggiatore Dennis Kelly, autore proveniente dalla tv britannica che ci racconta la genesi di Black Sea. "Non so perché Kevin Macdonald ha deciso di coinvolgermi in un progetto ambientato in un sottomarino, ma la nostra intenzione primaria era dimostrare che si possono realizzare film spettacolari e al tempo stesso intelligenti. Sono un nostalgico del grande cinema di intrattenimento degli anni '70 - '80. Negli anni '90 i film d'avventura sono diventati più sofisticati, penso agli Ocean's Eleven. Io volevo recuperare quello spirito del passato realizzando un film sporco, cattivo, emozionante e realistico. La storia dell'oro nazista immerso negli abissi del Mar Nero ha un fondo di verità. Ho fatto delle richerche, ma la verità non è importante come una buona storia".
Il lupo di mare Jude Law
Dennis Kelly confessa di non avere scritto il film esplicitamente per Jude Law. "Io e Kevin sapevamo di aver bisogno di un attore famoso, qualcuno che fosse riconoscibile. Quando abbiamo scritto il film non pensavamo a Jude, ma lui ha letto la sceneggiatura e ha deciso di unirsi a noi. E' un attore molto serio e per il ruolo di Robinson si è sottoposto a un lavoro fisco, ha cambiato la forma del proprio corpo, non solo ha mutato l'accento, ma ha anche abbassato la voce. Non tutti gli attori sono intelligenti, ma lui lo è e ha capito subito cosa serviva. Ha trascorso cinque giorni in un sottomarino per comprendere a fondo il ruolo. Il suo personaggio è un eroe, ma al tempo stesso presenta dei lati oscuri che lo avvicinano a un villain. Trascina gli altri in un'avventura mortale. Robinson è una figura autoritaria, però non deve intimidire i suoi uomini, l'autorità gli viene dal carattere". Ad affiancarlo interpreti britannici e attori russi, trovati nel corso di una serie di audizioni in loco, vanno a comporre l'ambigua ciurma del sottomarino.
In cerca di un nemico
Pur essendo una pellicola di genere, Black Sea non è un film totalmente disimpegnato. Venendo a mancare il classico nemico della Guerra Fredda, russi e scozzesi si uniscono per combattere un male più grande, il capitalismo, incarnato da un potere invisibile che condiziona le esistenze. "Prima di iniziare a scrivere, abbiamo visto quasi tutti i film ambientati in un sottomarino e sono tutti militari" racconta Kelly. "Noi volevamo realizzare un film d'avventura, ma anche legato all'attualità. Mio padre è irlandese, è arrivato in Inghilterra da giovane e per 40 anni ha fatto il bigliettaio del bus. Ora in quasi tutta Europa questa sicurezza nel lavoro non esiste più. In Inghilterra la Thatcher ha distrutto intere comunità di lavoratori trasformandole in luoghi disperati. In provincia ci sono intere famiglia, generazioni diverse di disoccupati che non sperano più di lavorare. Tobin, il giovane che si unisce alla ciurma, in un certo senso rappresenta il futuro perché è giovane, proviene dalle classi umili e ha speranza. Questo è un film molto europeo. Forse in America il controllo esercitato da produttori e star ci avrebbe impedito di inserire questo tipo di messaggio".
Nelle viscere del sottomarino
Al di là dei temi socio politici che traspaiono, Black Sea è una pellicola dal potente impatto visivo. L'effetto claustrofobico è legato in parte alla location e in parte alle scelte stilistiche di Kevin Macdonald che, abilmente, sfrutta al massimo le potenzialità del luogo. Come spiega Dennis Kelly "il set era chiuso come un sottomarino. Abbiamo ricostruito puntualmente l'interno e la camera non si poteva muovere, gli attori dovevano stare appiccicati e recitare a gruppetti di tre/quattro, perché non c'era fisicamente spazio. E' stata una sfida che ci ha permesso di creare un nuovo look visivo. Per quanto rigiarda la presenza degli effetti digitali, sono molto contenuti. Il sottomarino che si vede dall'esterno l'abbiamo trovato in Scozia. E' stato un colpo di fortuna. Non era il modello che ci serviva, ma non potevamo lamentarci molto e ci siamo dovuti adattare. Ovviamente abbiamo preso un consulente che ha spiegato agli attori come muoversi nel sottomarino per non rischiare errori grossolani. Facendo ricerche, abbiamo scoperto che nei sottomarini esiste anche un linguaggio in codice: ci sarebbe piaciuto inserirlo nello script, ma rischiavamo di rendere il film incomprensibile". Per quanto riguarda la presenza degli effetti digitali, lo scrittore puntualizza: "Tutto ciò che accade nell'interno è reale, anche le esplosioni. La parte digitale riguarda soprattutto la partenza del sottomarino, quando si immerge in mare". Nel salutarci, Dennis Kelly sfodera un discreto italiano, raccontandoci che da tre mesi ha iniziato a studiare la nostra lingua. La ragione è semplice: sua moglie è l'attrice italiana Monica Nappo. "Non avevo scelta. Dopo sette anni di marimonio mi ha dato un ultimatum dicendomi che Colin Firth parla un ottimo italiano. Non posso essere da meno".