Black Panther: Wakanda Forever e le figure femminili: una rappresentazione corretta è possibile

Una riflessione sulle figure femminili di Black Panther: Wakanda Forever, donne complesse e reali che ci mostrano come nell'universo cinematografico Marvel sia finalmente possibile una giusta rappresentazione delle donne senza dover ricorrere a stereotipi tanto irreali quanto dannosi.

Black Panther: Wakanda Forever e le figure femminili: una rappresentazione corretta è possibile

Quando si usa l'aggettivo "forte" in riferimento ad una donna si intendono troppo spesso caratteristiche puramente pratiche o fisiche. L'immagine comune della donna forte è quella di una persona con spiccata forza di volontà, determinata, spesso fisicamente prestante, una guerriera quasi nel senso letterale del termine. Di guerriere il Wakanda ne è pieno, le Dora Milaje sono l'esempio supremo delle caratteristiche sopra citate ma, come avremo modo di approfondire, non sono esattamente queste le qualità che rendono le figure femminili di Black Panther: Wakanda Forever, veramente interessanti.

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Black Panther: Wakanda Forever, Angela Bassett, Danai Gurira in una scena

È innegabile come questo film punti molto sulla figura delle donne dell'immaginaria e tecnologica nazione africana: oltre a rendere un omaggio sentito e toccante del compianto Chadwick Boseman, Wakanda Forever offre allo spettatore un'occasione di cordoglio. In questo dolore è immerso ogni singolo personaggio della storia, ma alle figure femminili è finalmente riconosciuta una complessità che le rende più di altre vere e interessanti, depositarie di un peso non solo emotivo e morale ma anche pratico. Nell'approfondire l'argomento non possiamo esimerci dal raccontare alcuni passaggi della narrazione che potrebbero essere considerati spoiler, quindi consigliamo la lettura dell'articolo ai temerari che non li temono o a coloro che hanno già visto il film.

Il dolore di chi resta

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Black Panther: Wakanda Forever

A permeare buona parte del film c'è il lutto, la perdita di una persona cara, di un figlio, di un amico, di un compagno, di un fratello. Per ognuno Re T'Challa era importante: era una guida, sì, anche se nel film non viene scelto di celebrare il leader ma la persona e già questo ci sembra apprezzabile. Per coloro che sono al centro della narrazione e che avevano con il re un rapporto di affetto personale, il dolore è qualcosa con cui fare i conti, qualcosa talvolta da combattere, talvolta da accogliere, ed è così che noi spettatori comprendiamo veramente la perdita del Black Panther: attraverso le donne che lo circondavano e che lo amavano ma che mai e poi mai, né in vita né nella morte, hanno ricoperto un ruolo effettivo di subordinazione. La regina Ramonda, la principessa Shuri, la combattente Okoye, e la spia Nakia, tutte devono fare i conti con la perdita, e ciascuna a modo proprio dovrà trovare il modo di venire a patti con i propri sentimenti.

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La dualità del personaggio di Ramonda

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Black Panther: Wakanda Forever, Angela Bassett in una scena

Ramonda, interpretata da una Angela Bassett strepitosa, è una madre che ha perso un figlio e allo stesso tempo una sovrana che deve fare in modo di proteggere il suo paese. Quella che incarna è una maternità a volte saggia a volte imperfetta che però mai cade in nessuno stereotipo. La regina non è una mamma addomesticata predisposta per natura alla cura della sua famiglia, ma piuttosto una donna divisa, lacerata da conflitti interiori: deve impedire che il suo paese venga sfruttato e depredato, garantirvi un benessere e una credibilità internazionale ma allo stesso tempo sente il bisogno di vivere il suo dolore, necessitando più che mai di stringersi ai propri affetti rimasti. La complessità della Regina Ramonda è di sicuro uno degli elementi più belli di questo film che ha saputo rendere piena giustizia ad uno dei personaggi migliori dell'intero MCU.

La formazione di Shuri

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Black Panther: Wakanda Forever, Letitia Wright in una scena

Dall'altra parte, all'inizio quasi in antitesi, abbiamo Shuri che deve metabolizzare il senso di colpa di non essere riuscita a salvare suo fratello dalla malattia. Proprio lei, la ragazza intelligente, quella che, nonostante la giovane età, trascina l'evoluzione tecnologica del Wakanda, non è stata in grado di strappare via T'Challa dalle braccia di quel male che l'ha ucciso. Tristezza, rabbia e una profonda confusione non le permettono di avere un percorso chiaro in mente e quando dovrà prendere le redini della sua nazione si troverà enormemente impreparata ad assumere quel ruolo che sente così pesante e in principio a lei estraneo. Shuri è poco più che adolescente e come tale agisce guidata dalle proprie emozioni, negative o positive che siano. In lei riconosciamo un percorso di formazione che, anche per esigenze di copione, deve essere molto rapido ma che risulta, comunque, estremamente credibile anche in virtù di quelle debolezze e imperfezioni che vengono mostrate senza quell'insulso paternalismo che spesso viene riversato sui personaggi più giovani.

I personaggi femminili secondari

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Black Panther: Wakanda Forever, Danai Gurira in una scena

Secondari ma comunque ben caratterizzati anche i personaggi di Okoye e Nakia. Il capitano delle Dora Milaje è, come molti, persa dopo la scomparsa del Black Panther ed infatti non si nega la commozione e il pianto ma, allo stesso tempo, continua a tener fede alla sua missione di proteggere non solo i reali ma il Wakanda intero. Okoye resta nel suo ruolo fino alla fine, sempre, anche quando ne viene sollevata, la sua missione non è qualcosa di imposto dall'alto ma un credo personale a cui sente di dover tenacemente tenere fede fino alla morte. Nakia invece fa l'opposto, non resta, piuttosto va via mantenendo comunque un filo importante di collegamento con il Wakanda. Lei, che di T'Challa era compagna di vita, sceglie un modo alternativo di vivere il lutto, un modo estremamente coerente con quello che è il suo personaggio e nel quale riesce a esprime tutta la responsabilità morale che sente nei confronti del suo paese e del suo amato.

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Dominique Thorne in Black Panther: Wakanda Forever

Non l'abbiamo ancora nominata, ma c'è un'altra figura che viene introdotta proprio qui in Black Panther: Wakanda Forever, un personaggio che rivedremo nel futuro e che qui ci viene presentato e calato ufficialmente nell'MCU. Stiamo parlando di Riri, studentessa promettente che involontariamente attirerà su di sé l'attenzione di tutti proprio a causa di ciò che riesce a progettare e costruire. Una mente brillante, quindi destinata a permanere nell'universo cinematografico Marvel con quello che è il ruolo di Ironhearth, supereroina ispirata dalla figura di Iron Man. Nel film non ci viene ancora presentata come tale, ma i fan più informati l'avranno certamente subito riconosciuta. Ovviamente non ci è ancora possibile comprendere pienamente il personaggio, in quanto ancora poco approfondito, ma ci è sembrata comunque importante la scelta di farcela conoscere proprio qui, in mezzo a tante figure femminili così credibili e di valore.

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La rappresentazione femminile nel MCU

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Black Panther: Wakanda Forever, Danai Gurira, Letitia Wright in una scena

Se c'è, infatti, una cosa che Black Panther: Wakanda Forever, come effettivamente altri film Marvel, non fa è rappresentare le sue figure femminili attraverso una lente puramente maschile. Ne siamo anche rimasti un po' sorpresi: regia e sceneggiatura sono affidate a uomini, Ryan Coogler e Joe Robert Cole in particolare, quindi non possiamo non apprezzare il lavoro e l'attenzione che sono stati applicati nella stesura e nella caratterizzazione dei personaggi. Il MCU, da Captain Marvel in poi, sembra essersi impegnato il più possibile per non cadere nel cosiddetto male gaze, sforzo comunque non sempre riuscitissimo e che ha portato a scene imbarazzanti come la forzata reunion di tutti i personaggi femminili durante la battaglia finale con Thanos in Endgame. A quanto pare, però, Kevin Feige e i suoi sanno imparare dai propri errori aggiustando man mano il tiro su quelle che probabilmente sono le linee guida che vengono poi date ai vari autori e registi. Grazie a questo il Wakanda è popolato di donne reali, imperfette, caparbie ma soprattutto finalmente diverse l'una dall'altra e libere da una rappresentazione patinata ed idilliaca che le rendeva eroine in copia carbone di un prototipo tanto irreale quanto tossico.