Quello che troverete in questa recensione di Black Mirror 5 è uno sguardo generale, e senza spoiler, sulla nuova stagione della serie Netflix; seguiranno poi articoli ben più dettagliati su ciascuno dei tre nuovi episodi. Se abbiamo optato per questa scelta, è perché ancora una volta Charlie Brooker ha realizzato quelli che sono dei veri e propri film, ricchissimi di spunti, contenuti e temi anche molto complessi. A dirla tutta c'è forse molto di più da analizzare in queste opere che nella maggior parte dei film che settimanalmente escono in sala, e questo a prescindere dalla qualità del singolo episodio che, come sempre, può ovviamente variare di caso in caso. Però vale comunque la pena di parlare di questa quinta stagione nella sua interezza e affrontare di petto la questione più importante che tanto tutti vi state chiedendo: Black Mirror è ancora all'altezza della sua fama?
Sì e no. Sì perché, nonostante tutto, nessun episodio lascia mai indifferente, ma anzi riesce sempre e comunque a lasciare il segno nello spettatore. No perché chi si aspetta la cattiveria, il cinismo e anche il coraggio delle prime stagioni inevitabilmente rimarrà deluso. La verità è che Black Mirror è cambiato, ed è cambiato già da diversi anni in modo consapevole e programmatico. Forse, potremmo dire, è maturato, ha perso un po' di quella voglia di urlare contro il mondo e sfogare la propria rabbia, ma ha acquisito maggiore consapevolezza di quello che rappresenta: uno sguardo, a volte feroce a volte tenero, al (nuovo) mondo che abbiamo tutti i giorni davanti ai nostri occhi.
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Tre nuovi episodi per ritrovare noi stessi
Se c'è una cosa che questi tre nuovi episodi ci insegnano, è che la colpa non è mai della tecnologia, ma soprattutto che non dobbiamo certo preoccuparci del futuro, perché in fondo tutto ciò di cui ci parla questo Black Mirror 5 è già presente in qualche modo nei nostri telefoni e nelle nostre vite. Attraverso social, dating app, car sharing, messaggistica online, VR etc etc..: le nostre vita sono già da tempo tra le nostre mani e in quelle altrui, ma siamo noi che ancora non ce rendiamo conto. Che senso avrebbe quindi per Charlie Brooker continuare ad immaginare cosa potrebbe accadere da qui a 10, 20 o 50 anni, quando ancora non siamo in grado di fare i conti con quello che avviene attorno a a noi ora? Quindi ben vengano anche solo tre episodi - che diventano quattro se consideriamo l'interattivo Bandersnatch già lanciato lo scorso dicembre - se riescono comunque a racchiudere al loro interno temi così attuali. Vediamoli nello specifico.
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5x01 Striking Vipers
Due vecchi amici, soliti giocare insieme ai videogiochi fino a tarda notte, si rincontrano dopo diverso tempo e decidono di provare insieme l'ultima novità del momento, Striking Vipers, un picchiaduro in realtà virtuale completamente immersivo; ma le cose andranno in modo molto diverso dal previsto. Considerata la trama e il fatto che metà degli attori provengano dal mondo dei cinecomic - il protagonista Anthony Mackie è il Falcon degli Avengers così come Pom Klementieff è nei Guardiani della galassia, completano il cast Yahya Abdul-Mateen II già visto in Noi e la splendida Nicole Beharie di Shame e Sleepy Hollow- ci si aspetterebbe da questo episodio una forte componente action, ma non è così. La verità è che sotto la divertente parodia dei picchiaduro alla Street Fighter, si nasconde soprattutto una delicata riflessione su come le relazioni (amorose e non) siano cambiate in questi ultimi anni con le nuove tecnologie e con la possibilità di essere/incontrare qualcuno e qualcosa di molto diverso da quello che siamo nella realtà. Ma anche su come alcuni istinti, in fondo, siano radicati nel nostro DNA da molto prima che l'arrivo delle nuove tecnologie permettesse a tutti di scoprirli e farli emergere. Di sicuro quando si tratta di parlare di realtà virtuale (San Junipero insegna), Black Mirror dimostra una vena romantica e malinconica davvero inaspettata.
Black Mirror 3x04, San Junipero: le ragioni per restare
5x02 Smithereens
Quando conosciamo il protagonista Chris pensiamo che sia un autista di Uber particolarmente stressato, ma bastano pochi minuti per capire che in realtà a lui di portare clienti in giro o guadagnarsi da vivere non importa nulla. A lui interessa solo dell'azienda che dà il titolo all'episodio, Smithereens, una grande e potentissima social company, ed è per questo che da tempo è in attesa che un manager esca dalla sede londinese bisognoso di un passaggio, così da rapirlo e ricattarlo. Già dalla trama si intuisce che ci troviamo davanti all'episodio più teso di tutta la stagione, e a reggere il tutto c'è sopratutto l'ottima interpretazione di Andrew Scott (Sherlock) a cui si aggiunge, nel finale, l'altra star Topher Grace. Ma l'aspetto più interessante è legato al fatto che, come accennavamo prima, qui non c'è nessuna tecnologia futura, ma tutto quello che vediamo su schermo è già realtà da diverso tempo, nel bene e nel male. In questo senso è davvero l'episodio più atipico di Black Mirror, ma forse anche il più emblematico in assoluto.
5x03 Rachel, Jack and Ashley, Too
Veniamo così al tanto chiacchierato episodio con protagonista Miley Cyrus, una scelta di casting chiaramente provocatoria da parte di Brooker ma assolutamente funzionale alla storia che vuole raccontare. Rachel, Jack and Ashley Too racconta in parallelo la storia di una popstar diventata famosissima sin da bambina e di una teenager che ha perso la madre e si sente perduta e sola; ad unire i due personaggi c'è una bambolina robotica con le fattezze e la voce della cantante. In questo caso il discorso sulla tecnologia e di come questa possa prendere il sopravvento sia sull'arte che su altri aspetti importanti della nostra vita è evidente, ma comunque l'episodio ruota attorno anche ad altri temi molto attuali come il culto delle celebrità 2.0, l'effimera fama di influencer e giovani star e soprattutto del peso che tutto ciò può avere sui giovani, da una parte e dall'altra dello schermo.
Se il presente fa più paura del futuro
Dei tre episodi che compongono la quinta stagione, proprio l'ultimo ci è sembrato in assoluto quello meno d'impatto: divertente per alcune trovate e sicuramente di grande interesse per i fan della Cyrus, ma forse poco efficace e graffiante nel suo voler essere (anche) una critica sociale. Per fortuna gli altri due, pur allontanandosi (tanto) dalla cattiveria dei vecchi episodi, riescono comunque a restituire quella sensazione di tristezza e angoscia tipica della serie, confermando così che non c'è per forza bisogno di omicidi, ricatti o perversioni per raccontare il lato oscuro della nostra società. E soprattutto non è necessario spingersi avanti con il tempo per capire le trappole che già oggi ci circondano.
Da Osmosis a Black Mirror: il futuro tecnologico ci seppellirà?
In più di un'occasione ci è capitato di leggere e sentire che, rispetto ai primissimi episodi, Black Mirror sarebbe diventato molto meno cinico e, proprio per questo, meno riuscito e meno necessario. È indiscutibile che rispetto al passato negli ultimi episodi vi sia quantomeno qualche barlume di speranza ed ottimismo che nei primi anni era completamente e sistematicamente assente - e quindi la prima parte della critica di cui sopra è assolutamente sensata - ma è sbagliato dare per scontato che fosse solo questo cinismo, questa cattiveria, questa totale mancanza di luce a caratterizzare Black Mirror. Anzi, ci viene da dire piuttosto, che forse è proprio ora che la serie può acquistare una sua valenza ancora maggiore, perché è proprio offrendo (di tanto in tanto eh, non aspettatevi chissà che) una qualche possibilità di redenzione che lo spettatore può rendersi conto che la serie sta parlando proprio a lui e di lui. Il che equivale un po' a dire che se in uno specchio completamente nero e buio non era veramente possibile specchiarsi, adesso davvero non ci sono più scuse.
Conclusioni
Non è stato facile scrivere questa recensione di Black Mirror 5, perché non è facile giudicare questi nuovi tre episodi mettendo da parte le aspettative e tutto quello che Black Mirror ha significato per la serialità di questo decennio. Ma è evidente che una serie del genere per continuare a sopravvivere deve adattarsi e cambiare, evolvere, e ci viene da dire che Charlie Brooker sta riuscendo in questa sua missione: perché, tra alti e bassi, ci viene molto difficile immaginare un'opera che ancora oggi sappia fotografare la realtà e la società attuale con altrettanta lucidità.
Perché ci piace
- Tre episodi che sono effettivamente tre film, per durata, messa in scena e utilizzo del budget.
- Le new entry nel cast sono tutte funzionali e all'altezza, anche la tanto chiacchierata Miley Cyrus.
- Le nuove sceneggiatura sono l'ennesima conferma del buon lavoro di Brooker e della sua capacità di leggere l'animo umano e la società contemporanea...
Cosa non va
- ... ma ovviamente non tutti gli episodi sono allo stesso livello.
- Chi ama il Black Mirror più cattivo e cinico delle primissime stagioni continuerà a rimanere deluso.