Black Mirror 4: Con USS Callister tra parodia spaziale e abuso di potere

Il primo episodio della quarta stagione della serie britannica ci porta in un universo di fantasia chiaramente ispirato a quello della space opera per eccellenza, Star Trek.

Black Mirror: una scena dell'episodio USS Callister
Black Mirror: una scena dell'episodio USS Callister

La plancia di una nave spaziale, un uomo al comando e i suoi sottoposti ad eseguire gli ordini con rispettosa diligenza. La scenografia è spartana, un po' cheap, proporzione e qualità dell'immagine sono quelle della vecchia televisione che chiaramente si sta scimmiottando. Siamo a bordo della USS Callister, ma potrebbe essere l'Enterprise di Star Trek a giudicare da quanto vediamo, a partire dal tono e i dialoghi, fino alle divise e l'attitudine dei membri dell'equipaggio. Potrebbe essere la televisione del passato e invece è quella che ci racconta con preoccupazione il futuro.

Quello che stiamo vedendo è infatti il primo episodio della quarta stagione di Black Mirror, appena arrivata su Netflix, per quella che sembrerebbe la prima incursione della serie britannica nel mondo della Space Opera. Se infatti la fantascienza è intrinseca in molti degli inquietanti spunti della serie antologica, lo spazio ci era ancora stato precluso... e forse è ancora così, perché Black Mirror non è mai così banale e prevedibile e basta proseguire nella visione per capire che omaggiare (o forse parodiare) Star Trek non è lo scopo dell'episodio USS Callister, che quello che stiamo vedendo non è esattamente ciò che sembra.

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Gioco, ultima frontiera

Black Mirror: una scena con Cristin Milioti nell'episodio USS Callister
Black Mirror: una scena con Cristin Milioti nell'episodio USS Callister

Dopo il prologo spaziale, entriamo nella storia e scopriamo che dietro il Capitano Daly che abbiamo visto autoritario in plancia di comando c'è un timido e insicuro informatico, Robert Daly. È uno dei due fondatori, e presunto boss, della Callister ma al comando nella vita reale c'è in realtà il suo socio James Walton. Il povero Robert ne subisce l'influenza e il potere, ma l'impero che hanno costruito si basa sulle sue capacità di programmatore, così come Infinity, l'imponente gioco online che producono. Ma le capacità di Robert non passano inosservate a Annette Cole, nuova arrivata in azienda che non può far a meno di esprimere la sua ammirazione al suo nuovo capo... catalizzando le sue attenzioni.

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Cambi di prospettiva

Black Mirror: Jesse Plemons in una scena dell'episodio USS Callister
Black Mirror: Jesse Plemons in una scena dell'episodio USS Callister

In tutto il primo segmento di USS Callister, gli sceneggiatori Charlie Brooker, anche uno degli showrunner della serie, e William Bridges riescono a creare empatia nei confronti di Daly, rendendo difficile non simpatizzare con il goffo, talentuoso e bistrattato programmatore, ma presto diventa chiaro che dietro la facciata nerd si nasconde il vero villain dell'episodio. Quel che abbiamo visto in apertura è infatti una manifestazione del gioco online Infinity ad uso e consumo esclusivo di Daly, plasmato sulla sua serie televisiva classica preferita, dal titolo Space Fleet. Un'ambientazione in cui si rifugia terminato il lavoro, che popola con personaggi catturati, letteralmente, dalla realtà: impossessandosi del DNA, Daly crea un duplicato virtuale di chi lo circonda e lo innesta nella propria personale versione di Infinity.

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La coscienza dell'incubo

Black Mirror: Cristin Milioti in una scena dell'episodio USS Callister
Black Mirror: Cristin Milioti in una scena dell'episodio USS Callister

L'aspetto più inquietante di tutto ciò è che i personaggi creati da Daly non si limitano ad essere una copia di quelli reali, ne mantengono anche la coscienza: sanno chi sono (o erano) nella realtà, sanno di essere intrappolati in un universo di fantasia. Sanno di non poter far altro che sottostare alle meschine volontà di un dio stronzo che sfoga le sue frustrazioni reali in un universo creato a suo uso e consumo. È in questo che si rivela il vero marchio di fabbrica di Black Mirror, perché pur nella sua impostazione da commedia, USS Callister regala un paio di momenti di puro orrore psicologico, in alcune delle derive autoritarie e sadiche del suo protagonista che Jesse Plemons riesce a rendere alla perfezione in entrambe le sue incarnazioni.

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La malattia del potere

Black Mirror: Jesse Plemons, Cristin Milioti e Jimmi Simpson in una scena dell'episodio USS Callister
Black Mirror: Jesse Plemons, Cristin Milioti e Jimmi Simpson in una scena dell'episodio USS Callister

Se in superficie USS Callister omaggia e prende in giro Star Trek (così come tante altre opere di genere, basti pensare al modo in cui Daly soffoca uno dei suoi subalterni, che tanto richiama il Darth Vader di Star Wars) e se è presente una riflessione, potenzialmente interessante ma poco approfondita, sui mondi virtuali e le loro degenerazioni, il vero cuore dell'episodio è il ragionamento sulla gestione del potere, su come e quanto gli uomini al comando finiscano per abusare della propria posizione. Lo vediamo con Walton nella realtà di Daly, si verifica ancor più nel mondo virtuale di Space Fleet in cui il comandante esercita i propri abusi. È uno spunto ancor più importante visti il momento storico che stiamo vivendo e la bufera che ha investito il mondo dell'intrattenimento ed è un peccato che non sia sviluppato in modo del tutto compiuto, che USS Callister non riesca a sfruttarlo nel suo contesto comedy quanto è riuscito a fare in passato con altri argomenti.

Ma l'apertura di Black Mirror 4 ci lascia con una nota positiva che sottolinea anche la meschina solitudine di individui come Daly: se lui si era limitato a creare un microcosmo a suo uso e consumo, l'Annette virtuale che resta al comando dopo essersi liberata del despota apre all'esplorazione delle infinite possibilità che l'universo di Infinity ha da offrirle, all'esplorazione, l'interazione e la scoperta. E questo è il vero omaggio a Star Trek di USS Callister.

Movieplayer.it

3.5/5