Black Doves, la recensione: Keira Knightley e Ben Whishaw per una serie spionistica british ed elegante

Anche gli agenti segreti hanno un cuore: al centro della serie Netflix non solo pericoli da sventare, ma soprattutto le relazioni umane tra spie, molto più fragili di quanto siamo abituati a vedere.

Il cast principale di Black Doves.

Gli inglesi non hanno eguali quando si parla di spy story. Potremmo riassumere così la nostra opinione su Black Doves, la nuova serie che mette insieme Keira Knightley e Ben Whishaw. Una scelta azzeccata e puntuale per i due interpreti, che vestono i panni di due spie sui generis che si ritrovano, come spesso capita, in un complotto molto più grande di loro. La peculiarità dello show? Unire romanticismo e spionaggio.

Black Doves: amore o copertura?

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Tutto parte dal personaggio di Knightley

La serie Netflix non è la solita miniserie evento con cui la piattaforma punta a qualche premio e finisce quando è appena iniziata. È infatti già stata confermata una seconda stagione e questo ci dà subito una misura dell'ampiezza del racconto, andando ad inserirsi perfettamente nel filone che tanto sta piacendo agli abbonati e che comprende The Night Agent, The Recruit e, in parte, The Diplomat. Knightley è Helen Webb, apparentemente la moglie e madre perfetta che nasconde un grande segreto: è in realtà una spia sotto copertura che da un decennio fornisce informazioni sul marito sempre più in ascesa in politica (Andrew Buchan), all'associazione segreta del titolo guidata da Reed (che piacere ritrovare Sarah Lancashire dopo Happy Valley). La giovane donna però ha intessuto una relazione extraconiugale che nulla c'entra col lavoro ma tutto ha tutto a che fare con l'amore. O almeno è ciò che lei pensava, finché il suo amante non viene ucciso ed è costretta a riconsiderare tutto ciò che era accaduto fra loro.

Una vita di bugie nella spy story Netflix

Le spie di Black Doves - merito dell'assetto profondamente british del racconto - non solo sono vere, reali, credibili ma anche e soprattutto umane. Hanno bisogno di una vita e degli amici, sono se vogliamo a volte ingenue e poco attente, proprio perché fanno parte di un'agenzia indipendente ed esterna al governo, che vende sempre al miglior offerente le informazioni che acquisisce. Hanno avuto tutt'altro tipo di preparazione.

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Il rapporto tra Helen e Sam è forse l'aspetto più riuscito del serial

Merito di questo ritratto così bugiardo e allo stesso tempo sincero non è solamente la scrittura di Joe Barton ma sono sicuramente gli interpreti guidati da un poker d'eccezione: la chimica tra Keira Knightley e Ben Whishaw (alias Sam, preziosa risorsa esterna di Reed) è impressionante, come due vecchi amici che si ritrovano dopo anni al bar. Sarah Lancashire è una perfetta direttrice sibillina e quasi materna, mentre Andrew Buchan è l'ignaro marito che strizza l'occhio al suo personaggio più celebre in Broadchurch.

Tensione narrativa

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Reed è un capo sui generis come le sue spie

Regia, fotografia, montaggio: tutta la parte tecnica a cura di Alex Gabassibe e Lisa Gunning contribuisce a creare e soprattutto mantenere la giusta tensione narrativa lungo i sei episodi che compongono la prima stagione. Helen e Sam si immergono in una corsa contro il tempo per scoprire la verità sulla morte dell'amante di lei mentre provano a sventare una crisi geopolitica e si imbattono nella torbida malavita londinese. Le luci, i primi piani, l'attenzione per i dettagli, dal vestiario alle parti del corpo dei personaggi che tradiscono i loro pensieri più reconditi. Le sequenze action, eleganti e mai inutilmente sanguinolente, i flashback a singhiozzo che man mano ricostruiscono quella che la protagonista pensava fosse la sua più grande storia d'amore.

Si tratta di elementi che riflettono sul bisogno degli esseri umani di avere un contatto con l'altro, soprattutto nella frenetica società contemporanea che sembra non avere mai tempo per nessuno, in cui il sentimento e la gentilezza sono una debolezza e la cattiveria e l'arroganza un punto di forza. Il serial riflette su quanto sia importante avere rapporti umani anche sul posto di lavoro. Questo vale anche per le spie che nell'immaginario collettivo, a partire dalla letteratura, dovrebbero essere fredde e calcolatrici, sempre pronte all'azione e mai inclini al sentimentalismo. Niente di più sbagliato.

Conclusioni

Black Doves apre una nuova finestra sul mondo dello spionaggio nella serialità. Keira Knightley e Ben Whishaw sono due protagonisti perfetti, affascinanti e divertenti, e soprattutto restituiscono il bisogno di contatto umano dei loro personaggi, che non sono le tipiche spie a cui siamo abituati. Un interessante tassello da aggiungere al catalogo Netflix dedicato alle spy story, di cui non vediamo l’ora di vedere il secondo capitolo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Keira Knightley e Ben Whishaw, Sarah Lancashire e Andrew Buchan: che poker d’interpreti!
  • La scrittura e la regia, sofisticate e attente ai dettagli.
  • Il concentrarsi sulle relazioni tra le spie più che sulla missione da compiere.

Cosa non va

  • Chi vuole solamente azione senza sentimento, dovrà cercare altrove.
  • Alcuni passaggi richiedono qualche sospensione dell’incredulità in più.