Non ce ne voglia Martin Scorsese, ma nello scrivere questa recensione di Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn il primo pensiero è corso immediatamente a lui. Ricorderete tutti la polemica dei mesi scorsi in cui il grande regista americano accusava i cinecomics e li paragonava ai parchi a tema (riferimento chiaro, ovviamente, soprattutto alla Marvel e a Disneyland): ebbene questo Birds of Prey di Warner/DC sembra voler ancor di più spingere il pedale dell'acceleratore su determinate caratteristiche dei blockbuster più recenti, diventando in certi momenti davvero una sfrenata e coloratissima (e divertente ovviamente) corsa sull'ottovolante.
Non è quindi certo un caso che nel finale anche l'ambientazione del film diventi quella di un vecchio luna park abbandonato, ma... aspettate! Perché stiamo parlando già del finale? Ci stiamo forse perdendo nei nostri stessi caotici pensieri, esattamente come succede all'inizio del film per la nostra protagonista/narratrice? Eh sì, perché è la stessa Harley Quinn a narrarci la sua storia con un misto di flashback e flashforward da far perdere quasi l'orientamento anche al più scaltro degli spettatori: con una scelta di montaggio piuttosto coraggiosa per un blockbuster qual è, i primi minuti di Birds of Prey hanno il (de)merito di farci entrare nella testa malata e caotica di una delle psicopatiche più amate e note della cultura pop.
Una trama all'insegna del girl power e una rinascita che si chiama libertà
Siccome non siamo Harley Quinn, permetteteci quindi di fare un po' di ordine e cominciare davvero dal principio: la nostra adorata pazza antieroina è stata appena lasciata dal Joker (che non vedremo mai) e, per la prima volta in tanto tempo, si rende conto di essere davvero sola, poiché tutte le persone che la rispettavano, temevano o comunque le erano vicine, non erano altro che una conseguenza del suo rapporto malato e morboso con il "pagliaccio principe del crimine". Harley scoprirà ben presto che senza la protezione del suo budino la sua vita sarà costantemente in pericolo e si ritroverà così, suo malgrado, coinvolta in molteplici disavventure a stretto contatto con altre donne tanto toste quanto dal passato "complicato".
Se il titolo completo del film in italiano recita Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn, nell'originale inglese parla chiaramente di Fantabulous Emancipation, perché esattamente di questo si tratta: il film, scritto e diretto da due donne (rispettivamente Cathy Yan e Christina Hodson), vuole evidentemente rappresentare un elemento di rottura rispetto alle opere precedenti e un grande passo in avanti (alla faccia delle polemiche sanremesi di questi giorni) per quell'idea di girl power che fa ancora fatica ad emergere nei prodotti più mainstream hollywoodiani. Il tutto si traduce in una sola parola: libertà. Libertà di linguaggio, di eccedere nella violenza grafica, di rappresentare una Gotham completamente diversa da quella a cui siamo abituati dai film su Batman (altro personaggio citato più volte, ma completamente assente).
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L'autoironia di Margot Robbie e la fantasmagorica fotografia di Matthew Libatique
Chi si aspettava insomma un nuovo Suicide Squad, si ritroverà davanti qualcosa di ben diverso: il film di Cathy Yan prende gli elementi più pop di quel film (Harley appunto) e li inserisce in una storia e un contesto che sembra quasi uno spinoff di John Wick, aggiungendo in più il taglio grottesco, metacinematografico e un po' scorretto di Deadpool. Va detto che questo mix, alla descrizione apparentemente fin troppo azzardato, funziona e diverte a sufficienza: soprattutto perché sembra consapevole dei suoi limiti, non si prende mai troppo sul serio e ha la capacità di fermarsi quando si rende conto che sta esagerando nel suo essere fin troppo stiloso o caotico. Birds of Prey si prende qualche rischio, ma senza mai calcare troppo la mano. Anche perché sa benissimo che ha dalla sua una Margot Robbie che anche da sola è in grado di fare la differenza e garantire il successo del film.
Sappiamo bene quanto la Warner e la DC, nonostante gli ottimi ultimi successi ottenuti, abbiano questa grande difficoltà nel riuscire a creare un legame forte tra personaggi e attori, a differenza di quanto fatto dalla Marvel con un Iron Man/Robert Downey Jr. o un Captain America/Chris Evans. Con Wonder Woman e Aquaman le cose sembrano andare finalmente per il verso giusto, ma i vari Batman e i Superman continuano a cambiare, e lo stesso problema sembra esserci con il Joker: anche ammesso che l'avessero voluto inserire in questo film (ma, ribadiamo, giustamente non c'è), gli spettatori si sarebbero aspettati di vedere Jared Leto o Joaquin Phoenix? Questo problema assolutamente non sembra esserci con Margot Robbie: le sono bastati due soli film per trasformare la sua Harley Quinn in una vera e propria icona cinematografica, ed è impossibile, ad oggi, immaginare questo personaggio in mano ad un'altra attrice.
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È proprio il tono volutamente autoironico dell'attrice a fare il personaggio, ed è proprio per questo motivo che per questo film si è giustamente scelto di adattare la scrittura e il ritmo del racconto al suo modo di esprimersi e pensare. Birds of Prey non rappresenta solo l'emancipazione di Harley Quinn, ma la celebrazione di questo perfetto idillio tra personaggio e interprete. E se Margot Robbie è perfetta, altrettanto lo è anche la fotografia di Matthew Libatique (da sempre collaboratore di Aronofksy ma anche di Spike Lee) che valorizza la bellezza e la sensualità della sua protagonista e trasforma la solitamente cupa Gotham City in uno spettacolo pop e coloratissimo che sembra provenire dall'animazione ancor più che dal fumetto.
Non solo Harley: un cast quasi tutto al femminile con un'altra grande sorpresa
Birds of Prey è però, almeno nelle intenzioni, un film corale che racconta anche di come le donne possano collaborare e farsi ancora più forti, aiutandosi e sostenendosi l'una con l'altra. Nel cast del film troviamo infatti anche la spietata killer Huntress di Mary Elizabeth Winstead, la poliziotta Renee Montoya di Rosie Perez e la giovanissima Cassandra Cain di Ella Jay Basco. Ma a rubare la scena in più occasioni è soprattutto la Black Canary di Jurnee Smollett-Bell: sexy e bellissima quanto letale, ha grande determinazione, un potere "segreto" e un carisma in grado di non sfigurare mai nemmeno quando recita al fianco di Margot Robbie; avevamo conosciuto e apprezzato l'attrice in TV con serie di culto quali Friday Night Lights e True Blood, ma grazie a Birds of Prey è evidente che le si spalancheranno le porte di Hollywood verso produzioni sempre più grandi e prestigiose.
Veniamo infine ai due villain, nonché gli unici due ruoli maschili degni di nota: sia Ewan McGregor che Chris Messina sono chiamati qui a interpretare due cattivi storici del mondo DC, rispettivamente Black Mask e Victor Zasaz, ed entrambi non solo offrono una buona performance, ma ci mostrano anche un loro lato finora completamente inedito. A McGregor manca forse quel tocco finale, quell'elemento di pazzia in più che possa trasformare il suo personaggio in una vera e propria minaccia nella seconda parte del film, ma in fondo è l'intera sceneggiatura a mostrare tutti i suoi limiti nell'ultima mezz'ora, quando l'impatto iniziale più pop e folle ha ormai perso gran parte della sua carica sovversiva e divertente. Ma, lo dicevamo fin dall'inizio di questa recensione, in fondo eravamo perfettamente consapevoli che si sarebbe trattato di un giro sull'ottovolante e poco più.
Conclusioni
Come avrete potuto evincere dalla nostra recensione di Birds of Prey, il film è un calderone pop in cui si mescolano violenza, azione e divertimento e in cui ad emergere é soprattutto la volontà di mettere in evidenza il girl power attraverso personaggi femminili molto carismatici. Da un punto di vista meramente cinematografico, a spiccare è la fotografia coloratissima di Libatique, decisamente meno la sceneggiatura. Da quello registico, invece, si fanno notare alcune buone scene d'azione, ma troppo spesso manca quel senso di narrazione epica che fa la differenza in questo tipo di film.
Perché ci piace
- La Harley Quinn di Margot Robbie é ormai una vera e propria icona cinematografica, e qui tutti i riflettori sono su di lei, dall'inizio alla fine.
- Il resto del cast é comunque all'altezza della situazione, in particolare Jurnee Smollett-Bell riesce a brillare di luce propria in ogni occasione.
- L'elemento metacinematografico alla Deadpool ben si adatta al personaggio di Harley Quinn e la fotografia di Libatique contribuisce a rendere il film pop e coloratissimo.
Cosa non va
- La storia é piuttosto labile e la sceneggiatura non é esattamente esemplare.
- La regia é discreta e l'azione é resa piuttosto bene, manca però quel quid che trasforma un film piacevole in qualcosa di più.