Apriamo questa recensione di Bingo Hell, film appartenente alla prima tranche del secondo ciclo di Welcome to the Blumhouse, notando una somiglianza - tematica, ma anche d'esecuzione - con Black as Night, appartenente allo stesso progetto produttivo ed uscito contemporaneamente su Prime Video: anche in questo caso si parla di comunità ai margini, di neri e di latinos (qui il villain è uno dei pochi bianchi della storia), e di creature mostruose che fanno leva sulle dipendenze, in questo caso dal gioco, nell'altro di droghe.
Esattamente come in Black as Night, la sensazione che ci rimane al termine della visione è quella di un film con alle spalle un'idea interessante - una critica sul "guadagno facile", osannato nella società moderna, e su come i beni materiali vengano quasi divinizzati - ma dall'esecuzione piuttosto povera. Un'horror comedy che può divertire ma che certamente non spaventa, che forse funzionerebbe di più come episodio di una serie tv, ma ci troviamo più nel territorio di un Piccoli Brividi per adulti piuttosto che di un classico come Ai confini della realtà.
Una minaccia per Oak Springs
L'insolita eroina di questa storia è Lupita (Adriana Barraza), un'anziana di origini messicane che ha vissuto per tutta la vita nella piccola cittadina di Oak Springs e che, pur essendo molto irascibile e brontolona, è molto benvoluta dalla sua comunità. La donna passa le sue giornate tra la casa dell'amica Dolores (Laverne Scott Caldwell) e il salone di bellezza di Jolanda, dove le signore di Oak Springs si preparano per le serate di bingo, un momento di ritrovo sociale che ha anche lo scopo di racimolare qualche soldo in più per aiutare la collettività, la cittadina - tra disoccupazione ed una miseria dilagante - si sta infatti lentamente spopolando dei suoi abitanti originari. Le cose sembrano cambiare il giorno dell'arrivo in città del nuovo proprietario della sala da bingo locale (dopo la misteriosa scomparsa del precedente), Mr. Big (Richard Brake), che offre premi davvero succulenti - decine di migliaia di dollari, che in una comunità di quel tipo possono davvero cambiare la vita - ma che, come scoprirà con orrore Lupita, pretende in cambio ben altro che una semplice quota di partecipazione.
Bingo Hell, che per certe dinamiche ci ha ricordato il kinghiano Cose preziose, ci racconta una piccola comunità che viene sconvolta dall'arrivo di uno "straniero", l'outsider che porta sì promesse per una vita migliore ma che finisce per mettere l'uno contro l'altro i suoi membri sfruttando l'avidità e la smania per il guadagno facile insita in ognuno di loro. Come dicevamo al centro di questa storia c'è proprio una critica alla divinizzazione dei beni materiali, al bisogno di "possedere" sempre di più che può portare a mettere da parte le cose che contano davvero, come l'affetto per i membri della propria famiglia e per le amicizie di una vita.
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Un finale fin troppo grottesco
Nella pellicola diretta da Gigi Saul Guerrero e coscritta da Perry Blackshear e Shane McKenzie il gore non manca, peccato però che non si riesca mai a costruire la giusta tensione: come abbiamo scritto per Black as Night, i brividi in questo film sono davvero pochi (se non davvero nulli), e potrebbe scontentare nella visione chi da un horror (seppur comedy) cerca tutt'altre atmosfere.
I personaggi sono convincenti e ben costruiti, le interpretazioni del cast sono spesso però un po' troppo sopra le righe, cosa che porta in certe occasioni a sfociare nel caricaturale: il Mr. Big di Richard Brake, ad esempio, è inizialmente perfettamente viscido ed inquietante, con i suoi sorrisi sottilmente sinistri, ma nel corso del film diventa sempre più grottesco (rasentando a tratti il ridicolo). Soprattutto il finale, che vede lo scontro tra i vecchietti di Oak Springs e il diabolico Mr. Big, diventa quasi cartoonesco, e lo spettatore finisce per perdere interesse in quanto accade sullo schermo.
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Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Bingo Hell sottolineando come si tratti di una horror comedy che può divertire ma che decisamente non spaventa. Interessante la tematica che fa da spunto all’intera storia, meno riuscita però l’esecuzione.
Perché ci piace
- La tematica da fa da spunto alla storia: una critica a come nella società moderna venga osannato il guadagno facile.
- Personaggi ben costruiti ma…
Cosa non va
- …interpretazioni a tratti fin troppo caricaturali.
- Il film potrebbe scontentare chi cerca altre atmosfere da un horror (seppur comedy).