Al suo arrivo a Locarno, Bill Pullman ci saluta entusiasta nello splendido hotel che domina dall'alto il Lago e la cittadina svizzera. Ha voglia di parlare di sé e ci racconta della stanchezza per via del fuso orario, della sorpresa per la bellezza della natura che lo circonda e della sua prima esperienza con la cucina locale in un grotto in cui ha assaggiato polenta, vino e zabaione. Un menù che lo ha messo K.O. per qualche ora. "Mi sento fortunato a fare il lavoro che faccio e a vivere in California" confessa l'attore "ma io non sono nato lì e a volte mi manca tutto questo. Le foglie che cadono, l'avvicendarsi delle stagioni. A volte mi sento più a casa in Canada, visto che sono nato vicino al confine. E poi la Svizzera mi riporta alla mia infanzia, mio padre era medico e collaborava con una compagnia farmaceutica svizzera. All'epoca non si viaggiava spesso come ora, perciò ho potuto visitare questi posti incredibili e ora tutto questo mi torna alla mente".
Bill Pullman ha costruito una carriera all'insegna dell'eclettismo, tra autori quali Lawrence Kasdan, David Lynch, Wim Wenders, e blockbuster. Riflettendo sul modo in cui sceglie i ruoli, l'attore ammette di accettare i film per motivi personali, sempre diversi. "Basta guardare ai film che ho girato l'anno scorso. Independence Day: Rigenerazione era un'occasione per tornare a lavorare con Roland Emmerich, LBJ l'ho fatto perché ero interessato a lavorare con Rob Reiner, in più Valerie Faris e Jonathan Dayton mi hanno coinvolto in Battle of the Sexes , il film sull'incontro di tennis tra Bobby Riggs e Billy Jean King. Nel film recita mio figlio minore perciò ci siamo documentati insieme sul tennis perché non ne sapevamo niente. Per fortuna nel film non devo giocare. A maggio ho girato Trouble con Anjelica Huston, un film indipendente diretto da Teresa Rebeck che è una giovane regista. E questa barba mi serve il personaggio che interpreterò nel western The Ballad of Lefty Brown, è un sogno poter lavorare in Montana, dove ho vissuto negli anni '70. A conti fatti posso dire che scelgo i progetti in cui penso di poter dare qualcosa di mio".
Patriottismo made in USA... in salsa tedesca
Independence Day: Rigenerazione arriverà nei cinema italiani l'8 settembre. Il blockbuster sognato da Roland Emmerich per vent'anni, dopo il successo dell'originale Independence Day, e realizzato con molta fatica solo oggi. Curioso pensare a come un regista tedesco sia in grado di raccontare il patriottismo americano meglio degli americani. Pullman ammette: "Credo che questo riassuma molto bene la storia degli Stati Uniti. Il nostro è un paese fatto da immigrati. Se si pensa ai film degli anni '30 - '40, diretti da Capra e interpretati da James Stewart, molti sono stati scritti da immigrati, ebrei tedeschi che hanno interpretato il sentimento popolare. Spesso gli immigrati tendono a proteggere il luogo che li ha accolti più di chi ci è nato".
In Independence Day: Rigenerazione Bill Pullman torna nei panni dell'eroico ex Presidente Whitmore che, vent'anni dopo la prima invasione, affronterà di nuovo gli alieni con lo stesso coraggio di un tempo. "Ho interpretato tre volte il Presidente degli Stati Uniti, ma nella vita non sono affatto quel tipo di persona. Avrei voluto interpretare tre volte un agricoltore. Per ora è successo solo in Bottle Shock, dove faccio il produttore di vino. Non sono un tipo autoritario, i politici che stimo di più sono quelli che dimostrano compassione nei confronti della gente". In tema di elezioni americane, Bill Pullman non si sbilancia, ma ricorda di essere stato due volte in visita alla Casa Bianca. "È casa mia ormai" scherza. "La prima volta che ci sono entrato mi guardavo intorno e nessuno si curava di me. Ho pensato 'sono nella Casa Bianca e non frega niente a nessuno'. Alla fine però Hillary Rodham Clinton mi ha toccato un braccio e mi ha invitato a mettermi a sedere. Come potrei non votare per lei?". Dopo essersi sbilanciato sulle elezioni americane, Pullman aggiunge: "Sono tempi duri, la possibilità di fare scelte sbagliate non è uno scherzo, guardate cosa è successo con Brexit".
"Ho fatto cinema per colpa dei miei capelli"
La scelta di Bill Pullman di fare l'attore è stata tutt'altro che lineare. Prima di scoprire il teatro, l'attore ha frequentato una scuola per carpentieri e anche oggi ama molti costruire oggetti. "Ero il sesto di sette fratelli, sono stato fortunato. La vita dei miei fratelli era controllata dai nostri genitori, quando sono arrivato io sono stato libero di deluderli in piena libertà". Dopo essersi innamorato del teatro, è arrivato il primo ruolo al cinema. Pullman svela che ad aiutarlo è stata una follia di gioventù: "Il caos della mia vita è simboleggiato dai miei capelli. A un certo punto ho deciso di diventare biondo e li ho tinti. Però dovevo lottare con le radici perché non mi ero reso conto di quanto fosse imbarazzante la ricrescita. Mi sono presentato a un provino e a causa dei miei terribili capelli ho ottenuto il ruolo di Earl in Per favore, ammazzatemi mia moglie, che poi ho scoperto essere l'uomo più stupido della Terra".
Tra gli incontri più importanti nella carriera di Bill Pullman vi è quello con Mel Brooks, "uno dei pochi veri geni che abbia incontrato nella vita". Dopo averlo visto a teatro, Mel lo ha voluto in Balle Spaziali. "Ricordo come si divertiva a far vedere agli attori come doveva recitare la parte, anzi, soprattutto alle attrici. Pronunciava le battute di Daphne Zuniga, che faceva la principessa Vespa. In realtà Mel dentro si sentiva una principessa ebrea, mentre a me diceva 'Non posso pronunciare le battute'. Dopo Balle Spaziali c'è stata l'esperienza sul set dell'horror Il serpente e l'arcobaleno di Wes Craven. Per prepararmi negli anni '80 sono stato portato a vedere alcune cerimonie voodoo, che mi hanno molto impressionato".
Un altro incontro chiave, per Bill Pullman, è stato quello con David Lynch. "In realtà ho conosciuto prima la figlia Jennifer Chambers Lynch che mi avrebbe dovuto dirigere in Boxing Helena insieme a Madonna. Purtroppo il film non è stato fatto perché sono mancati i finanziamenti, ma Jennifer mi ha segnalato al padre per Strade perdute. David Lynch è un artista visivo. In un certo senso credo che disprezzi la psicologia, mentre a teatro impari che la psicologia è la base per costruire i personaggi. Per lui "motivazione" è una brutta parola perché la sua arte attinge alla logica del sogno" ricorda l'attore. "David mi ha detto 'Quello del tuo personaggio è un viaggio nell'oscurità. Guardati intorno, avanza, cerca di capire dove ti trovi e poi kabuki'. Questa è una delle frasi più significative che mi sia mai stata detta". Prima di lasciarci, Bill Pullman ci confessa il suo sogno: "Vorrei lavorare con Lars von Trier. Adoro Dogville, è un film così teatrale. Ho recitato in Dear Wendy, diretto da Thomas Vinterberg. Lars era sul set perché era produttore e sceneggiatore. Ho provato a propormi, ma lui mi ha detto: "Ho Stellan Skarsgård. Ogni ruolo che darei a te lo può fare Stellan. Ho pensato 'Maledetto Stellan...'"