Da The Big Bang Theory a Friends: il business delle sigle minacciate dallo streaming

Per molti musicisti, comporre la soglia di una serie TV di successo equivale a garantire la ricchezza di svariate generazioni di eredi. Ma incombe la minaccia dello streaming.

Un dettaglio da un banner di The Big Bang Theory

Ogni serie TV che si rispetti, a prescindere dal genere di appartenenza, s'imprime nella mente del pubblico grazie a come vengono narrati gli intrecci delle vite dei personaggi, alle interpretazioni del cast, ai cliffhanger di puntata o di stagione che ci tengono col fiato sospeso entrando magari nella leggenda e nella storia del medium. Ma, naturalmente, c'è un altro elemento imprescindibile che differenzia le produzioni seriali per il piccolo schermo da quelle cinematografiche in riferimento a come fanno breccia nel cuore del pubblico. Parliamo, naturalmente, delle sigle. Un momento importantissimo che contribuisce a definire l'identità stessa di quello che le persone seguiranno con fedeltà per anni.

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Una scena da The Big Bang Theory

Pensate, ad esempio, alle produzioni HBO più note, dal Trono di Spade a The Last of Us passando per True Detective, Succession e The White Lotus. Produzioni in cui le sigle diventano quasi un vero elemento narrativo a sé perché, spesso e volentieri, tendono addirittura a evolvere e mutare col prosieguo degli episodi, come in Game of Thrones e The Last of Us. Tanto da finire omaggiate e parodiate in ogni modo sui social. Inevitabilmente, per pochi, pochissimi fortunati artisti, le canzoni d'apertura delle serie TV sono anche un business non indifferente tanto da poter garantire una discreta - a essere riduttivi - tranquillità economica nei secoli dei secoli. Certo, non parliamo di un quantitativo elevatissimo di gente, ma di alcuni casi eclatanti.

Mark Mothersbaugh dei Devo e Uncontrollable Urge

Nei primi anni di vita di MTV, quando l'emittente era la portabandiera di un nuovo linguaggio, quello dei videoclip, una delle band più presenti sulle sue frequenze era quella fondata da Gerald Casale, Bob Lewis e Mark Mothersbaugh nota come Devo (un gioco di parole e abbreviazione del concetto di de-evoluzione). Anzi: il video diretto dallo stesso Gerald Casale di quella che è forse la canzone più nota del gruppo, Whip It, è stato in heavy rotation per mesi e mesi dal giorno in cui la ben nota "music television" ha aperto i battenti. A livello d'importanza, in quanto a definizione di un'epoca, siamo giusto un pelo al di sotto di Video Killed the Radio Star, il singolo dei The Buggles il cui video ha letteralmente inaugurato MTV alle ore 00.01 del primo agosto del 1981.

Chiunque potrebbe lecitamente pensare che, anche a distanza di oltre quarant'anni, sia proprio Whip It il brano che porta più quattrini nei conti correnti degli ormai attempati Devo, soprattutto al frontman e autore principale Mark Mothersbaugh. La realtà è ben diversa. Negli ultimi due lustri, ad arricchire considerevolmente Mothersbaugh è stata una canzone che non si è mai affacciata nella hot 100 di Billboard, che ha a malapena 5 milioni di visualizzazioni su YouTube contro i 23 milioni di Whip It e che, su Spotify, è stata ascoltata circa 30 milioni di volte (sei volte meno di Whip It). Parliamo di "Uncontrollable Urge".

Come è possibile che un pezzo così esponenzialmente meno noto come questo frutti tanti soldi? È presto detto: una cover di "Uncontrollable Urge" fa da sigla per Ridiculousness un programma comico incredibilmente popolare che può andare in onda su MTV fino a 14 ore al giorno, sette giorni su sette. Variety segnala che in pieno COVID, nel 2020, ha toccato il momento di massima presenza occupando ben 113 delle 168 ore settimanali della programmazione della rete.

Con 42 stagioni, 1.545 episodi e un quantitativo abnorme di repliche, i diritti d'autore generati da quella canzone portano nelle casse di Mothersbaugh circa un milione di dollari l'anno, secondo una stima della moglie e manager Anita Greenspan citata da Rolling Stone. Proprio Greenspan commenta così la cosa: "È ironico e anche piuttosto divertente," aggiunge Greenspan. "Nei primi periodo di vita di MTV si vedevano spesso i Devo perché erano tra i primi a fare videoclip, ma poi MTV iniziò a mettere in discussione i loro video. Erano sovversivi, non piacevano e smisero di trasmetterli. Ora Uncontrollable Urge è la canzone più trasmessa su MTV, quindi direi che i Devo hanno vinto". Certo, quello di un programma proposto di continuo come Ridiculousness è un caso estremo, ma che fa comunque riflettere pensando che, da Spotify, avrebbe fruttato "solo" 150.000 dollari di Royalties.

Da Friends a The Big Bang Theory

Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: non tutti gli autori di sigle di serie TV possono necessariamente assicurare agiatezza economica ai loro eredi. Ma quelli che possono farlo, lo fanno alla grande. E in questo club ristretto troviamo anche i Barenaked Ladies e il loro frontman, Ed Robertson. È lui ad aver scritto una canzone che potreste aver sentito nella sigla di una serie tv che potreste aver visto o, quantomeno, sentito nominare: The Big Bang Theory.

The Big Bang Theory Stagione 12 Episodio 24 Finale 2
Il cast di The Big Bang Theory al completo

È solo una delle sitcom più di successo di sempre, proposta originariamente sulla CBS dal 2007 al 2019. Negli Stati Uniti è in streaming su Max (in Italia, nel momento in cui stiamo scrivendo, sta su Netflix, Disney+ e Prime Video), e per quel che concerne la syndication è su TBS, che la propone a un tasso compresp tra le quattro e le sette ore al giorno. Robertson, interpellato sempre da Rolling Stone, non ha voluto specificare quanto, di preciso abbia e stia guadagnando con quella sigla, ma ha ammesso che si tratta di qualcosa che gli permette di dormire sonni tranquillissimi: "Non voglio sembrare volgare e dire il numero preciso, ma posso dire che mi ha cambiato la vita. È stato come avere una hit numero uno più volte all'anno, ogni anno, per l'ultimo decennio". Grazie a The Big Bang Theory, Robertson ha guadagnato di più che con tutta la discografia del suo gruppo.

Friends: il cast in una scena dell'episodio Lezioni di poker
Anche la sigla di Friends fa girare un sacco di soldi

Poi si possono menzionare i casi di I'll Be There for You, la canzone dei The Rembrandts scritta da David Crane, Marta Kauffman e la compianta cantautrice americana Allee Willis come sigla di Friends: 700.000 dollari di guadagno annuo. Oppure quello anche più emblematico di Jacobo Marco. Nel 2010 compose un bruno funky intitolato Hold 'Em passato completamente inosservato, tanto da fruttare solo 300 dollari con gli stream su Spotify. Dieci anni dopo la canzone è stata scelta come sigla di Abbott Elementary e adesso gli assicura entrate a cinque zeri.

Lo streaming resta una minaccia

In un panorama musicale dove per gli artisti è sempre più difficile fare soldi con la vendita degli album che nessuno compra più e con le piattaforme streaming che trattengono per loro il grosso delle revenue, comporre una sigla per una serie TV di successo è incredibilmente allettante proprio per le rendite "perpetue" che può garantire grazie alle repliche e alla messa in onda ripetuta nel tempo.

Ma a metterci lo zampino è, di nuovo, lo streaming. Ora, più che sulla TV lineare con le repliche, siamo tutti abituati a vedere e rivedere le serie sulle varie piattaforme. Che però pagano quindici volte di meno per ogni minuto di musica utilizzata. Spiega Rolling Stone che questo accade perché le società di gestione dei diritti incassano dai network sulla base di tariffe fisse, indipendentemente da quanti spettatori vedono un programma mentre Netflix and co pagano in base al numero effettivo di stream. E per raggiungere le stesse cifre servono volumi enormi. Di nuovo Greenspan, che oltre al marito rappresenta diversi altri compositori, spiega che i pagamenti da parte dei servizi di streaming verso i compositori devono essere riveduti.

Abbott Elementary Scena
Un scena da Abbott Elementary

Per dare il metro della situzione, racconta che il compenso ricevuto da Mothersbaugh per la sigla di Rugrats negli anni Novanta ha permesso loro di comprarsi una casa per poi aggiungere:"Gli autori delle sigle per Apple e Netflix non guadagnano quanto Mark per una serie su una rete televisiva. Dovrebbero ricevere gli stessi soldi: queste piattaforme hanno un giro d'affari enorme e non c'è alcun motivo per cui non dovrebbero pagare degli equi compensi. Non siamo più ai tempi di L'isola di Gilligan; oggi la TV in chiaro non ha più lo steso ruolo di un tempo".