Il Festival di Berlino apre i battenti gettando immediatamente sul tavolo le sue carte migliori. A inaugurare la kermesse è lo splendido documentario, o per essere precisi film-concerto, Shine a light diretto da un Martin Scorsese in stato di grazia. E come poteva essere diversamente quando il materiale umano a disposizione del maestro newyorkese è costituito dagli inossidabili Rolling Stones? Un sinuoso ancheggiamento di Mick Jagger o un accenno di assolo che proviene dalla chitarra di Keith Richards sono sufficienti a catturare l'immediata attenzione del pubblico che vede scorrere davanti ai propri occhi, uno dopo l'altro, puri frammenti di storia del rock. A valorizzare il tutto un montaggio perfetto, calibrato ad hoc sulle note di brani immortali come Shine a light, Start Me Up, Satisfaction. E proprio i Rolling Stones, ringiovaniti e in forma come non mai, si sono calati nel ruolo di mattatori vivacizzando non poco la conferenza stampa di presentazione della pellicola e rubando la scena al sornione Scorsese, sempre più a proprio agio nel mondo del rock. In serata il Palazzo della Berlinale ha accolto regista e band per la proiezione ufficiale. Come da copione folla in delirio e fan duri e puri mescolati ai curiosi raccolti nel centro di Potsdamer Platz per assistere alla prima passerella di questo festival in barba al gelido vento che sferza la piazza.
E lo sbalzo di temperatura è proprio uno dei leit motiv della Berlinale e si sperimenta non tanto nei cinema climatizzati dove, grazie alla precisione teutonica, l'accesso è rigorosamente regolamentato e basta essere tra i lungimiranti che si sono messi in fila per tempo per godere della tecnologia avanzata delle splendide sale, quanto nella famigerata sala conferenze di forma trapezoidale che si rivela essere troppo piccola, perennemente affollata e curiosamente anarchica. Doveroso chiedersi se oggi la sala resisterà all'arrivo del cast che accompagna la più attesa tra le pellicole in concorso: Il petroliere di Paul Thomas Anderson, affresco sulla corsa al controllo del petrolio nell'America degli anni '20 che sta facendo incetta di premi e punta seriamente all'Oscar insidiando il favorito Non è un paese per vecchi. L'Italia scommette sull'unico film in concorso che batte bandiera tricolore, Caos Calmo, accolto calorosamente dalla stampa romana nell'anteprima della scorsa settimana, i cui manifesti tappezzano le strade adiacenti al cuore del festival mostando il volto del protagonista Nanni Moretti, per una volta attore (e sceneggiatore) al servizio di un altro regista che però, immancabilmente, diviene immagine-simbolo di una vicenda di cui è protagonista assoluto. Attesi con curiosità anche L'altra donna del re, dramma storico in costume che desta interesse soprattutto per le scelte anomale del cast che vede l'ex Hulk Eric Bana nei panni di Enrico VIII affiancato dalle due giovani attrici più talentuose del circuito statunitense: Scarlett Johansson e Natalie Portman, e Fireflies in the garden, drammatico affresco di impianto teatrale interpretato da Julia Roberts che fotografa impietosamente il crollo di una famiglia americana che detiene successo e potere. Tra le possibili sorprese della kermesse da tenere d'occhio Elegy, nuovo lavoro di Isabel Coixet, regista del toccante La vita segreta delle parole, qui alle prese con un adattamento de L'animale morente di Philip Roth.
Ai nastri di partenza anche la sezione Panorama inaugurata ieri da una pellicola di notevole sensibilità che difficilmente troverà un'adeguata distribuzione nelle sale, Rusalka, che affronta il surreale percorso di formazione di una buffa adolescente sovietica alle prese coi probleni della crescita e con le fughe dallo squallido quotidiano che le appartiene. Nelle sezioni collaterali della Berlinale ce n'è veramente per tutti i gusti, il piacere della sperimentazione si unisce al brivido dell'incognita visto che la maggior parte delle pellicole è nota solo agli appassionati più attenti, ma quest'anno il rock sembra farla da padrone a vari livelli: oltre al lavoro di Scorsese, nella sezione Panorama Documentari troviamo Patti Smith: dream of life dedicato alla sacerdotessa maudit dalla voce roca e l'animo poetico, mentre in Berlinale Special spicca il documentario sul "Freedom of speech tour" tenuto nel 2006 da Crosby, Still, Nash e Young diretto dal misterioso Bernard Shakey, pseudonimo dietro cui si nasconde lo stesso Neil Young. Ma a stimolare maggiormente la curiosità, suscitando dubbi e qualche fondato timore, è la presenza dell'esordio alla regia di una Madonna poliedrica come non mai con il suo Filth and wisdom. Per ora di questo film, al di là della trama piuttosto inusuale, si sa ben poco; per rompere gli indugi dovremo aspettare il 13 febbraio, ma le previsioni di un bagno di folla pari almeno a quello riservato agli Stones ci fa temere non poco per la nostra incolumità. Da segnalare, infine, due pellicole che ben poco hanno a che vedere con la musica, ma che sulla carta sono degne di nota: il coreano Beautiful firmato da Kim Ki-duk che, anche nelle vesti di sceneggiatore, pare voler proseguire il percorso intrapreso sull'analisi del tempo che passa e sulla bellezza che sfiorisce, e il thriller on the road Transsiberian diretto da Brad Anderson che si preannuncia particolarmente interessante tanto da scomodare paragoni col maestro del brivido Alfred Hitchcock.