Berlino 2020 si conclude con le dichiarazioni dei vincitori, tra questi gli italiani Elio Germano, Fabio e Damiano D'Innocenzo*. Grande commozione per la vittoria di There is No Evil, potente pellicola di denuncia contro il regime autoritario iraniano. Il film drammatico si porta a casa l'Orso d'Oro tra l'emozione del cast e l'assenza del regista Mohammad Rasoulof, a cui le autorità hanno negato il visto per partecipare alla Berlinale. L'Italia festeggia con due film su due in palmares, Favolacce si porta a casa il premio per la miglior sceneggiatura, mentre Elio Germano conquista l'Orso d'Argento per la miglior interpretazione maschile nel ritratto del pittore Antonio Ligabue firmato da Giorgio Diritti. Nel festival più politico di tutti, sono "politici" i premi al bel ritratto al femminile on the road dell'americano Never Rarely Sometimes Always, Gran Premio della Giuria, e al divertente pamphlet contro il cyberbullismo Delete History.
Grande l'entusiasmo per il premio a Rithy Panh, miglior documentario con il drammatico Irradiated, dedicato alla violenza nella storia del mondo: "Il mio è un film difficile, ma sono felice di essere qui per la prima volta per averlo potuto mostrare a tante persone. Il lavoro ha richiesto alcuni mesi in Giappone, tempo per trovare le immagini di repertorio. Ho incontrato esperti, mi sono recato in Svizzera per cercare di identificare questo male che infetta la società. A un certo punto il film ha cominciato a prendere forma, ma non ero sicuro di quale forma. Il mio non è un grido di disperazione, ma di allarme per ciò che è accaduto e potrebbe verificarsi di nuovo".
Il momento più divertente della conferenza dei premiati arriva con l'ingresso di Benoit Delepine e Gustave Kervern, che hanno portato alla Berlinale la loro commedia sull'abuso di internet e i mali della modernità, Delete History. "Nel nostro film sentivamo la necessità di sminuire il delirio di internet mostrandone i limiti. Non siamo felici di avere questo compito, ma qualcuno deve arginare questo delirio" commenta Benoit Delepine, chiamato a togliersi gli occhiali scuri che tiene in ogni occasione. Il veterano Jurgen Jurges, direttore della fotografia di DAU. Natasha, commenta il premio al contributo tecnico per la pellicola controversa e violenta: "Per me è stata una sfida partecipare al progetto, non sapevo cosa mi aspettava. Non sono solo un direttore della fotografia, sono un essere umano con sentimenti ed emozioni. In questo lavoro avevo dubbi e sentimenti controversi, la protagonista, Natasha, viene trattata male nel film, ma conserva la propria dignità. E poi sul set in qualsiasi momento potevamo fermarci, era una situazione protetta per la protagonista".
Fabio D'Innocenzo è il primo dei gemelli a commentare l'Orso d'Argento per la sceneggiatura del loro film - qui potete leggere la recensione di Favolacce - mentre parla usa il premio per "allenare i muscoli di braccio" di fronte allo sguardo divertito dei giornalisti: "Per noi è sempre una condivisione, da quando dividiamo i biscotti a colazione al lavoro sul set. Noi abbracciamo la stessa cosa nello stesso momento con lo stesso peso e con le stesse necessità. Quello che facciamo lo facciamo per passione, e ci aiuta a realizzare il nostro desiderio che è passare del tempo insieme". Interviene Damiano, che prova perfino a far parlare l'Orso al microfono: "Noi siamo felici di lavorare, oggi raccogliamo il frutto degli anni complicati che abbiamo trascorso. A Berlino siamo stati molto bene, ma abbiamo una voglia assurda di tornare a casa a scrivere il prossimo film. Coi film non cerchiamo di piacere, ma di essere onesti con noi stessi".
Ancora Italia al centro dell'attenzione con Elio Germano, miglior attore di Berlino 2020 con Volevo nascondermi che esibisce orgoglioso la maglietta di Antonio Ligabue che porta sotto l'abito scuro: "Lo sforzo che facciamo tutti nella vita è quello di piacere agli altri. Siamo condizionati da ciò che vogliamo sembrare e ci perdiamo in qualche modo la vita. Le persone più fragili ed esposte ci danno una grande lezione di libertà, Ligabue era deriso da tutti, ma siamo qui a parlare di lui, non delle persone ricche e famose. L'umanità sta nei fragili, la ricchezza e la sete di competizione non sono umane". Il film di Giorgio Diritti - di cui abbiamo parlato nella recensione di Volevo nascondermi - sarebbe dovuto uscire in questi giorni, ma l'uscita è stata rimandata a causa dell'attuale emergenza sanitaria.
La miglior attrice della Berlinale è invece la tedesca Paula Beer, interprete del dramma Undine: "Christian Petzold è un incredibile narratore di storie. Scoprire che voleva me per la sua sceneggiatura è stato un dono, i suoi script sono come romanzi. Undine oscilla tra realtà e fiaba, e questo è il motivo perché il personaggio è così speciale, potevo esplorare la sua natura che non è pienamente umana immergendomi in uno spettro di sentimenti diversi".
Tocca a un intimorito Hong Sang-Soo, veterano della Berlinale che torna a emozionare il pubblico con il delicato melodramma The Woman Who Ran: "Per i miei film parto da un luogo, poi porto gli attori in quel luogo. Il film si forma in fase di ripresa, scrivo le scene, le giro e poi torno a casa a rifletterci su. Questo è l'unico modo in cui riesco a lavorare". The Woman Who Ran è un film interamente femminile che offre uno spaccato sulla condizione della donna moderna in Corea, ma Hong Sang-soo non sembra interessato a fare un trattato sociologico, come ammette lui stesso: "Non ho grandi storie in mente, vivo in un piccolo mondo e guardo a piccoli dettagli. Raccolgo il materiale, metto insieme la struttura del film e se sento che la storia funziona prendo le decisioni importanti, ma non ho intenzioni predefinite prima di girare".
L'americana Eliza Hittman festeggia il Gran Premio della Giuria per il suo Never rarely Sometimes Always spiegando che il suo è un "film profondamente femminista fatto da una donna in cui si racconta la storia di due giovani donne intenzionate a fare cil che vogliono del proprio corpo. Spero che il pubblico parli con il pubblico più vasto possibile. Trovo tragico che il nostro paese non supporti le donne, questo è un momento molto vulnerabile della storia americana".
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A celebrare l'Orso d'Oro per There Is No Evil al posto di Mohammad Rasoulof c'è la figlia Baran, tra gli interpreti del film, insieme ai due produttori che spiegano: "Questo film è una coproduzione ceco-tedesca-iraniana. Il film è stato girato nella massima velocità perché all'epoca non sapevamo se Mohammad sarebbe stato imprigionato o meno quindi dovevamo finire prima della decisione del governo. Abbiamo preso molti rischi, ma il risultato è quello che vedete sullo schermo. Quando un film indipendente come il nostro vince un premio, il regime dice che è inutile. Noi abbiamo personaggi importanti nel cinema, ma non abbiamo una struttura produttiva indipendente forte". I produttori si mettono poi in contatto telefonico con Mohammad Rasoulof che commenta così la sua pellicola: "Il film parla di persone che si prendono responsabilità. La cosa più importante quando prendi decisioni è come giustificarle, è come se certe persone scaricassero la responsabilità sul governo per scaricarsi la coscienza. Questo è l'aspetto che mi stava più a cuore".