Vampiro metaforico capace di 'succhiare' denaro e potere dalle donne più potenti e intelligenti della borghesia francese dell'Ottocento, sedotte e poi abbandonate, Robert Pattinson è il protagonista del dramma in costume Bel Ami (inteso nell'accezione 'amico del cuore') trasposizione cinematografica del secondo romanzo realista di Guy de Maupassant, pubblicato per la prima volta nel 1885. Il romanzo tratta della scalata sociale di Georges Duroy, un seduttore scaltro ed ammaliante, che da povero militare dell'esercito francese in congedo diventa uno degli uomini di maggior successo della società parigina, grazie alle sue astuzie da giornalista d'assalto e alla sua capacità di manipolare a suo piacimento l'influenza di donne che, escluse dalla vita politica, agivano nell'ombra in qualità di consigliere e assistenti di grandi politici e affaristi. Sullo sfondo della Parigi degli ultimi decenni del XIX secolo, ricostruita per l'occasione in Ungheria per motivi di budget, il film poggia tutto il suo potenziale drammaturgico sui fortissimi rapporti d'interdipendenza tra stampa, politica e affari. Diretto a quattro mani dagli esordienti Declan Donnellan e Nick Ormerod, grandi personalità del teatro inglese, Bel Ami è stato presentato oggi a Berlino dai due registi, dal produttore Uberto Pasolini e dal protagonista Robert Pattinson e dalle attrici Christina Ricci e Holliday Grainger. Grandi assenti Uma Thurman e Kristin Scott Thomas, fiori all'occhiello del film in costume presentato stasera a Berlino in world premiere nella sezione fuori dal concorso che è prodotto con la collaborazione di Rai Cinema e arriverà presto nelle sale italiane distribuito da 01Distribution.
Perchè portare ora al cinema una storia come questa sulla corruzione nel mondo del giornalismo e della politica? C'è secondo voi qualche riferimento importante all'attualità che stiamo vivendo? Declan Donnellan: Il tema principale del film è la corruzione nella politica di un Paese che cerca in ogni modo di invadere un altro Paese e trasformarlo in una colonia. Al centro di questi intrighi diplomatici ci sono ovviamente i rapporti della classe politica con la stampa, corrotta anch'essa in maniera irrecuperabile. Prendete l'Inghilterra di oggi, ce ne sono tantissimi di questi esempi, ogni giorno sui giornali nasce uno scandalo nuovo e vengono inventate storie che possono cambiare irrimediabilmente la reputazione e le decisioni di un Paese.Perchè usare una storia risalente alla fine dell'Ottocento per parlare del mondo di oggi? Declan Donnellan: Per fare un'analisi approfondita del mondo di oggi a volte è necessario traslarsi in un altro periodo storico e guardare da lontano i problemi della società di altri tempi. Il nostro film non è da interpretare come una fuga nel passato intesa come scorciatoia per non dover affrontare il problema di raccontare in maniera originale i problemi della società odierna, siamo convinti che per capire a fondo quello che siamo ora è importante capire quello che siamo stati in passato. Questa versione moderna di Giuda frutto della penna di Guy de Maupassant ne è la dimostrazione.
Signor Pattinson, ci racconta la sua esperienza nei panni di Georges Duroy come giornalista nel film? Com'è essere stato dall'altra parte della barricata? Robert Pattinson: La cosa che più mi ha sorpreso durante la lettura del romanzo è vedere come in realtà le cose che accadevano in quegli anni sono esattamente quelle che accadono oggi. Basta cambiare i nomi nel racconto originale di Guy de Maupassant per ottenere un articolo scandalistico di quelli che vediamo oggi su tutti i giornali di gossip ma anche sui quotidiani. Voglio precisare che io non considero il mio personaggio come un giornalista, anche perchè nel film lui non è un uomo che ha delle idee proprie che vuole far arrivare al mondo ma soltanto un prestanome per le idee di una donna molto illuminata. Lo paragonerei piuttosto ad un protagonista di un reality show, ad una persona che pensa solo ai soldi e cerca con ogni mezzo di construirsi una reputazione che non ha.Nel libro non sono così netti i contrasti tra la povertà e la ricchezza del personaggio e neanche la sua percezione dei due status, come ha lavorato per amplificare questo aspetto? Robert Pattinson: Georges non è il classico personaggio che vive la povertà in maniera romantica, quasi naif, lui è ossessionato da se stesso, è un egoista, la povertà lo disgusta e lo terrorizza allo stesso tempo. E' per questo che alla fine riesce anche a comprendere le ragioni dei suoi avversari politici, impauriti dal suo ingresso in politica. I genitori di Georges lo hanno cresciuto facendo dei sacrifici ma lui sembra ignorare totalmente tutto questo e li ripudia per il fatto di essersi accontentati del minimo che la vita potesse offrire loro. Lui si sente un predestinato alla ricchezza e in questo trova la forza di perseguire i suoi obbiettivi fino alla fine senza mai farsi intrappolare dai sentimenti.
Il suo personaggio non è solo un disgustoso approfittatore ma è anche un uomo molto sensibile capace di provare sentimenti profondi ma alla fine a vincere è la sua astuzia... Robert Pattinson: Stupisce questa sua doppiezza, è una delle cose che più mi ha attirato del personaggio di Georges. E' un personaggio ambiguo dotato di una doppiezza quasi sconcertante pur non essendo una doppiezza malvagia. E' molto galante ma è fondamentalmente un egoista che usa le persone unicamente per ottenere quello che vuole, uno che cerca di guadagnare qualcosa da ogni situazione, un uomo ossessionato dalla ricchezza e dal lusso. Sì, alla fine dei giochi il suo opportunismo la spunterà su tutto regalandogli la tanto attesa vittoria. E' quello forse il momento più felice della sua vita, in cui riesce a provare un entusiasmo genuino. E' all'uscita dalla chiesa in cui ha celebrato il suo secondo matrimonio che si rende conto che i suoi nemici sono stati tutti sconfitti e che è arrivato il momento di ricominciare la sua corsa verso il potere.L'altro giorno Meryl Streep ci ha detto che lei prima di preparare un personaggio lo studia molto e cerca di trovare delle cose in comune con esso, è successo anche a lei con il protagonista di Bel Ami? Robert Pattinson: Ho letto lo script del film tanto tempo fa e credo di essere anche un po' cambiato da allora. Georges ha una grande energia e una profonda ambizione, due elementi che erano molto presenti in me fino a qualche tempo fa. Per anni mi sono comportato un po' come lui, in maniera un po' egoistica nei confronti di chi mi stava intorno, ma da allora sono cresciuto molto e penso di non essere poi così terribile come lui (ride).
Signorina Ricci, com'è stato girare le numerose scene d'amore insieme a Robert Pattinson? Christina Ricci: Quando ho letto per la prima volta il romanzo avevo circa quattordici anni e mi era piaicuto molto, per questo quando mi è stato proposto il ruolo sono stata sin da subito molto entusiasta di interpretare il ruolo di Clotilde insieme a Robert, c'è stata moltissima intimità e molto romanticismo tra noi sul set durante le scene d'amore (ride), specialmente nel momento in cui ci siamo resi conto che avevamo intorno circa cento persone che ci guardavano da vicino. Devo dire che Robert era sempre molto attento ed accurato nei particolari, anche troppo a volte (ride). Di Clotilde ho amato moltissimo l'innocenza, la sua grazie e la sua intelligenza. Lei sa di non poterlo rendere felice e sa anche che lui non può renderla felice. Credo che il loro rapporto si chiuda nel modo giusto. Lei sa che tipo di uomo ha di fronte ma non può fare a meno di amarlo.Gira la voce che la Lionsgate abbia suggerito pochi giorni fa a Stephenie Meyer di scrivere un altro libro della saga per poi ovviamente trasformarlo in film. Se le proponessero di partecipare ad un altro capitolo di Twilight lei accetterebbe o direbbe no a priori? Robert Pattinson: Non mi passa neanche per la testa di dire no ad una cosa senza aver prima capito alla perfezione di cosa si tratti, specialmente quando si tratta di Twilight, la saga che mi ha permesso di arrivare oggi dove sono. Sono molto curioso di sapere cosa accadrà, se dovesse mai accadere valuterò la cosa e poi deciderò.
Lei in questi anni è divenuto un po' un modello per le nuove generazioni, ci sono dei momenti in cui sente di avere addosso delle responsabilità? Robert Pattinson: L'unica responsabilità che sento addosso è quella di dare sempre il meglio sul set nel mio lavoro e di evitare di ripetere sempre le stesse cose, gli stessi personaggi e gli stessi film come fanno tanti attori che per soldi rimangono imprigionati in un personaggio e in una saga a vita. Penso che sia importante far arrivare alle giovani generazioni anche un altro tipo di messaggi. Non nego di aver imparato molto dall'esperienza vissuta durante la lavorazione di Twilight ma anche questa storia mi ha insegnato tantissime cose.Come si sente alla sua prima volta qui alla Berlinale? Robert Pattinson: Non sono mai stato presente ad alcun festival importante prima d'ora. Pensavo fosse una cosa noiosissima invece la trovo una cosa non solo divertente ma anche molto stimolante.
Cosa ne pensa di tutte le fan che sono accorse qui per vederla e che si sono appostate in prossimità del tappeto rosso sin dalle prime ore della mattina? Robert Pattinson: Esistono diversi livelli di realtà nella vita di una persona, qualche anno fa pensavo che quella dell'industria cinematografica e dei film fosse la mia vita reale ma ora non è più così, sono profondamente cambiato, sento di avere altre priorità e di avere una vita vera. Mi fa molto piacere che i fan mi amino e vadano a vedere i miei film e mi sento particolarmente contento quando mi rendo conto che gli stessi ragazzi che tanto hanno amato Twilight pagano il biglietto per vedermi in un film molto più complicato e serio come Bel Ami. Mi sento incredibilmente fortunato ad avere tanto seguito di fan, purtroppo non posso discutere con loro né mi posso relazionare con loro in alcun modo, almeno non come farebbero le persone normali. Il risultato però non cambia, tutto ciò è davvero straordinario.