Filippo (Alessandro Gassmann) è un professore di matematica totalmente dipendente dai social network: selfie, chat, followers sono la sua ossessione. Ernesto (Marco Giallini), insegnante di italiano, agli status su Facebook preferisce i versi di Foscolo e il suo cellulare è un Nokia del '95. L'arrivo di Nina (Teresa Romagnoli), figlia di uno dei due, che riporta a galla antiche rivalità e incomprensioni tra i professori, sconvolge la quotidianità di Filippo ed Ernesto: la ragazza li coinvolge infatti nella realizzazione di un documentario, in cui devono raccontarsi senza filtri, parlando di loro stessi e del rapporto che hanno con la tecnologia.
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In Beata ignoranza, il suo quinto film da regista, Massimiliano Bruno ha deciso di analizzare come i social network stanno cambiando le relazioni umane, idea che è nata proprio da uno status scritto qualche anno fa sulla sua pagina Facebook: "La genesi del film è un post che ho scritto su Facebook quattro anni fa. Mi lamentavo del fatto che non riuscivo ad andare spesso a teatro, al cinema e a leggere perché perdevo troppo tempo sui social network" ha detto il regista, attore e sceneggiatore alla conferenza stampa del film a Roma. Continuando: "Da lì con gli sceneggiatori è nata l'idea di partenza, legata al presupposto che Facebook, WhatsApp, Instagram diventano una droga. Io sul telefono ho tipo settanta gruppi: da "gita del weekend", a "lasagna a casa di Gino". Non si capisce perché non ci leviamo mai da questi gruppi. Da amanti della commedia all'italiana abbiamo pensato a Dramma della gelosia - tutti i particolari in cronaca e C'eravamo tanto amati. I personaggi si rivolgono direttamente in camera e io ho provato a rifarmi, ignobilmente perché quelli sono dei mostri sacri, a quello stile, adottando questa struttura particolare. Giallini e Gassmann mi sembravano i soggetti ideali, perché Gassmann è molto superficiale mentre Giallini è un vecchio travestito da motociclista".
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Gassmann e Giallini: lotta social anche nella vita
Come i loro personaggi, Gassmann e Giallini hanno una visione opposte dei social. Il primo ci ha detto:"Anche se non si apprezzano, credo che i social vadano conosciuti, perché sono sempre più rilevanti. Su internet c'è sia il meglio che il peggio della società. Poi sta a ognuno di noi decidere se e come usarli. I ragazzi di oggi hanno uno strumento incredibile: sono molto più avvantaggiati, possono informarsi ed essere costantemente aggiornati su tutto". Mentre il secondo ha raccontato: "Non sono molto social. Su Twitter ho messo una foto in sei anni, ho una ragazza che segue i vari "buon giorno mondo" e "maledetta pioggia". Fortissime quelle che scrivono 'mi hai avuto una volta, ora basta'. Ma perché non scrivono direttamente a lui queste cose invece di rompere le palle a me?! Per l'80% su internet c'è robaccia. Se i social si usassero per approfondire e riscoprire la storia sarebbe tutta un'altra cosa. Quando ero ragazzino facevo la fila per comprare il disco dei Clash, adesso invece scarichi tutto e magari butti la musica lì, in una cartella del computer, e te ne dimentichi".
La scuola e il porno
L'avvento dei social network ha portato tutti a usare Facebook, anche i professori, che un tempo erano figure autorevoli e distanti, oggi invece i ragazzi commentano gli status dei loro insegnanti. Un cambiamento positivo o negativo? Per Bruno: "Dipende dal professore. Gli insegnanti di liceo che mi ricordo di più sono quelli che ci stimolavano. Avevo un professore di filosofia che ci portava a vedere le pomeridiane al Teatro Giulio Cesare, a quindici anni ho visto Bosetti che faceva Sei personaggi in cerca di autore e mi sono appassionato al teatro. Era uno di noi. Lo chiamavamo sempre professore, però ci sentivamo più vicini a lui. Ci sono poi altri tipi di professori, più autoritari, ma non so quanto funzioni questo metodo. Io, per esempio, da regista cerco sempre di fare gruppo, ma so che ci sono colleghi che incutono il terrore nella troupe. D'altra parte, con una coppia di protagonisti come questa, ma come si fa a restare seri?!". Secondo Gassmann invece: "Un professore non può essere amico dei suoi allievi, non può sostituirsi all'amico del cuore, deve far rispettare le regole e cercare intelligentemente di non rendere le sue lezioni noiose. Se l'insegnamento diventa noioso è inefficace. Basta guardare me, che saltavo la scuola perché mi annoiavo".
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Altro punto centrale del film sono le infinite possibilità della rete: in Beata ignoranza si parla di come i giovani di oggi abbiano accesso illimitato a due cose fondamentali, la musica e il porno. Una svolta notevole secondo Gassmann: "Faccio parte di quella generazione che per vedere le donne nude guardava GBR di nascosto, sulla televisione in bianco e nero, con il terrore che arrivasse mia mamma in camera. Se avessi avuto per le mani quello che hanno i ragazzi di oggi non so come sarei cresciuto. Forse più stanco".