Pensare a Tom Cruise pilota d'aereo è qualcosa che riporta inevitabilmente a Top Gun. Il ruolo di Maverick, nel 1986, portò definitivamente in alto il ragazzo della 56ma strada Tom Cruise, e quell'immagine di pilota scanzonato che perde la sua "innocenza" gli è ancora oggi rimasta cucita addosso. Di aerei Tom faccia da schiaffi ne ha pilotati nel corso della sua carriera, ma con questo Barry Seal - Una storia americana lui e il velivolo sono di nuovo una cosa sola. In attesa dell'annunciato sequel Top Gun: Maverick, non potevano chiedere di meglio.
E il revival degli anni Ottanta non è solo un amarcord, tra archetipi, remake e reboot di cult. Sembra proprio che in certo qual modo si voglia anche investigare l'hummus politico-sociale di quegli anni, cosa stavamo vivendo di tanto diverso che portò alla produzione di certo cinema. Come Atomica bionda, anche Barry Seal parte da questo per raccontare altro, ma intanto offre uno spaccato dei tempi della Guerra Fredda, dei cartelli, dello spaccio internazionale.
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Barry Seal e il biopic indesiderabile
Il genere biopic tende sempre a celebrare il personaggio che racconta. Sono poche le eccezioni. Il rischio è soltanto quello di celebrare qualcuno che andrebbe definitamente condannato, e di farne un mito, una leggenda per i giovani e non solo. Così ultimamente sia al cinema che in TV, se attacchi il nome di Pablo Escobar a un qualsivoglia prodotto audiovisivo, il successo è assicurato. Il più famoso narcotrafficante di tutti i tempi è un mito assoluto, proprio in un periodo storico, il nostro, in cui la diffusione senza precedenti della cocaina dovrebbe condannarlo nemmeno fosse il nuovo Hitler. Invece è un tipo cool, che qui fa da spalla al più grande furbacchione che abbia mai solcato i cieli.
Barry Seal era un corriere della droga, e lo divenne solo perché prima fu segretamente ingaggiato dalla CIA. Paradosso dei paradossi, all'organizzazione Statunitense non interessò. Non interessò a nessuno, perché Barry Seal era il migliore, e poteva servire anche al traffico internazionale, sempre segreto, di armi, appoggiato dallo stesso governo degli Stati Uniti, per combattere l'ennesima presunta minaccia alla democrazia. Come se queste stesse operazioni non fossero un sabotaggio, alla democrazia. Biopic indesiderabili, ecco cosa dovrebbero essere, che esaltano le gesta di delinquenti di prima grandezza. Gesta che portano i veri mali del mondo: morti per droga, morti per i cambiamenti climatici causati dai disboscamenti per coltivare la coca, morti per povertà di persone a cui i narcos hanno tolto le terre, morti per armi fornite da governi che sfruttano l'ignoranza delle popolazioni e fanno loro combattere guerre che non comprendono.
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Tutto ciò che tocca Tom è entertainment
Con le dovute premesse fatte, Barry Seal è un personaggio che deve essere conosciuto, al pari proprio di Pablo Escobar. Sono pezzi di storia contemporanea, che aiutano a capire chi siamo. Lungi però da questo divertente action il diventare un film storico/sociale. Il regista di The Bourne Identity, che ha già diretto Cruise nell'interessantissimo Edge of Tomorrow - Senza domani non poteva non mettere a segno un altro colpo con tale materiale storico. Doug Liman ha un ritmo tutto suo, una sua ironia nel raccontare i personaggi accarezzandoli, mitizzandoli e poi mettendo anche una piccola dose di cianuro nel suo personale giudizio. Per questo ha confezionato un altro action intelligente, divertente e scanzonato, che osanna il denaro quanto lo fa The Wolf of Wall Street, sempre in bilico tra ammirazione e condanna. Inoltre, che si componga la schiera dei suoi ammiratori o l'altrettanto folta schiera di detrattori, una cosa di Tom Cruise bisogna dirla sempre e a prescindere: tutto ciò che tocca diventa puro entertainment. La sua carica e la sua autoironia dominano le pellicole in cui recita. E gli consentono, qui, di fare in modo che possano inserire scene come quella della fuga in bicicletta o dei soldi da rastrellare in giardino.
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Tom Cruise è un professionista e un performer, ancora più che un semplice attore. Uno dei pochi rimasti in circolazione che non recita solo con la faccia e con le battute, ma con tutto il corpo. Che studia i suoi personaggi dal di dentro e spesso partendo dai loro difetti, da ciò che li rende piccoli umani. Così Barry Seal ha quell'incedere, quello sguardo a volte stupido, quell'abbronzatura che invecchia la pelle e le domande dei vigliacchi. E allo stesso tempo è "l'americano che non sbaglia un colpo". Così ha portato sul grande schermo i personaggi più disparati, dal Ray Ferrier di Collateral allo Stacee Jaxx di Rock of Ages. Da spalla gli fa l'irlandese più lanciato del momento: Domhnall Gleeson, che dopo i ruoli romantici in Questione di tempo ed Ex Machina, ha aggredito il franchise di Star Wars e si conferma qui come uno dei volti migrati a Hollywood da tenere più d'occhio in assoluto.
Barry Seal è un action-biopic di quelli serratissimi, che dovrebbe far arrabbiare e invece fa sorridere. Per la genialità di alcune persone, in barba a tutto, per l'incredibile realtà che viviamo, che probabilmente nessuno sceneggiatore potrebbe immaginare mai in uno script originale. E non pensiate di potervi troppo distrarre, anche se il film è divertente: Barry Seal era uno scaltro triplogiochista, e potrebbe sfuggirvi qualcosa di fondamentale. Senza sottovalutare la soundtrack che, pur essendo meno pedissequa di quella di Atomica bionda, aiuta l'ambientazione temporale ed emotiva nella maniera cool che solo i cari revival sanno ricreare.
Movieplayer.it
3.0/5