Di Barbie sono state dette molte cose. Rivoluzionario e motivante per alcuni; stereotipato e squalificante per altri. È amato da tanti, è stato odiato da molti. Che sia piaciuto o meno, tutti hanno notato quanto siano poco spiegate alcune dinamiche o poco approfondite delle scelte registiche specifiche. Uno su tutti è il buco di trama che ha traumatizzato i più: come funziona realmente il mondo di Barbieland? Tra gli altri dubbi, c'è quello sulla scena finale. Simile all'incontro tipico tra il protagonista e il suo mentore visto tra Harry Potter e Silente nell'ultimo capitolo della saga, Harry Potter e i Doni della Morte, anche nell'incontro con la sua creatrice Ruth, Barbie abbandona per un attimo la sua vita e sta per iniziarne una nuova, proprio come succede (per altri motivi) al maghetto più famoso del mondo. Inizia una nuova vita e una nuova forma di esplorazione per lei. Tra queste nuove modalità per conoscere se stessa, risulta ironica ma necessaria anche una prima visita dalla ginecologa: da bambola, come ben sappiamo, Barbie non possiede genitali.
Diciamolo una volta per tutte dunque: il colloquio dalla ginecologa non è un colloquio di lavoro. È un meraviglioso passaggio che conduce verso l'emancipazione, ma non ha niente a che fare col mestiere da trovare nel mondo reale. Ha a che fare con la scoperta della propria sessualità, non con la ricerca di una professione. Barbie non andrà a lavorare in ginecologia (senza neanche una laurea in medicina poi, sappiamo quanto sia impossibile). Spiegato il finale, possiamo provare a comprendere meglio l'inizio e concentrarci sul buco di trama più chiacchierato del film, che parla proprio della meravigliosa Barbieland.
La struttura di Barbieland: il mondo delle bambole o il mondo delle idee?
Barbieland viene raccontata come una terra felice in un universo parallelo a cui si può accedere in un determinato modo, seguendo diversi passaggi. Un unico mondo, un'unica Barbieland. Ma allora come mai esiste una sola Barbie Stereotipo? Dovrebbero esserci tante Barbie Stereotipo: ognuna per ogni persona che ne possiede una nel mondo reale.
E se invece ci fossero più Barbieland? Opzione da escludere. In tal caso dovrebbe esserci una Barbieland per ogni persona in possesso anche di una singola Barbie qualsiasi. Un'interazione così particolare e dettagliata tra i personaggi non sarebbe possibile e le frasi di Gloria (lo stupore nel dire "questa ce l'avevo da bambina!" e l'evidente desiderio in una frase come "ehi, questa me la ricordo, la volevo tanto!") non avrebbero senso perché quella specifica Barbieland sarebbe la sua personalissima Barbieland: tutto quello che vedrebbe sarebbe già in suo possesso (e sarebbe anche inutile, da parte delle Barbie, la spasmodica ricerca ella propria proprietaria). Senza contare il fatto che dovrebbero esistere diversi accessi nel mondo reale alle diverse terre!
Ma allora perché abbiamo una sola Barbie Stereotipo e perché riesce a sentire proprio Gloria? Questa è la domanda strettamente collegata alla struttura di Barbieland e la spiegazione è molto più semplice di quello che sembri: non è un mondo di Barbie, ma un mondo di idee.
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Chi lo ha detto che Barbieland sia una terra di Barbie?
Barbieland è una terra di ideali. Le Barbie all'interno di Barbieland esistono nel momento in cui sono state immaginate. Non è una terra legata ad ognuna delle Barbie presenti nel mondo reale; è una terra legata ad ognuna delle Barbie immaginate e realizzate poi da dei creatori. È per questo che si crea la connessione proprio con Gloria: la donna inizia a disegnare delle Barbie diverse, e in questo modo le sue idee cominciano ad attecchire in Barbieland, una tra tutte più delle altre: Barbie Pensieri di Morte. Idee rivoluzionarie che colpiscono proprio Barbie Stereotipo, intaccata proprio dall'immaginazione "innovativa", svecchiando il pensiero legato al fatto che in lei si possano rivedere tutte le donne del mondo.
Per questo esiste Barbie Stramba: è una Barbie strettamente collegata alla creatività dei bambini, resa effettivamente possibile dalle azioni attuate spesso nel mondo reale su tante Barbie che, però, precedentemente, sono state sicuramente messe in commercio con un'altra funzione: un mestiere specifico, un abito particolare, un'acconciatura diversa. Soltanto in seguito diventano le varie Barbie Stramba presenti in ogni cameretta: perché è la nostra creatività che le trasforma. Gloria, inoltre, lavora nella Mattel: un luogo dove avviene il collegamento immediato tra i due mondi da sempre, d'altronde! Barbieland è dunque il posto delle idee: "la disegnano così", per citare un altro noto film in cui la protagonista femminile è una bambola non "reale".
A testimoniare il legame tra mondo reale e Barbieland totalmente fondato sulla creatività, c'è il caso della Mojo Dojo Casa House: nel momento stesso in cui viene creata da Ken (che porta l'innovazione direttamente dal mondo reale a causa dei vari input ricevuti), essa inizia ad autogenerarsi sugli scaffali della Mattel; un rapporto quindi assolutamente non univoco tra i due mondi rende ogni pensiero un possibile strumento, un potenziale nuovo giocattolo, un pensiero polivalente dalle mille conseguenze.
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Sasha: il rapporto con la madre e quello con Barbie
Non solo Barbieland è al centro delle polemiche sulla coerenza narrativa del film: in molti si sono chiesti come mai la figlia di Gloria, Sasha (la Bratz, per intenderci) si "converta" subito dopo essere entrata in Barbieland, abbracciando istantaneamente la battaglia della madre dopo un'ostentata reticenza nel mondo reale. Nell'inseguimento iniziale, la figlia pensa seriamente che sua madre sia impazzita. Non l'ha mai vista in questo modo: rischia di mettere in pericolo le loro stesse vite per un inseguimento in macchina.
È lì che Sasha si ribella e la madre reagisce, nei fatti (proseguendo con lo scatenato inseguimento) e verbalmente (raccontandole della sua vita passata e dell'importanza che ha per lei quello che stanno vivendo). La figlia ha dunque già reagito quando entrano in Barbieland, non bisogna dimenticarlo. Dopo uno shock così forte, la ragazza si ravvede e comincia ad approfondire le motivazioni, i valori e gli ideali di sua madre. Finalmente, visto che ha vissuto [la depressione di sua madre] (https://movieplayer.it/articoli/barbie-pensieri-di-morte-significato_30364/ "Barbie "pensieri di morte": l'ansia e la depressione nel film") e che, probabilmente, ha un carattere scorbutico e distaccato anche per questo. In una inquadratura che riprende Sasha in primo piano subito dopo il monologo di Gloria, osserviamo quanto finalmente la ragazza provi stima nei confronti di sua madre.
L'immagine forte di donna e madre che salva il mondo (anzi, due mondi!) le permette di crescere. È stato traumatico per lei vederla diversa, ma lo shock è già passato. Già da subito osservarla rinnovata, piena di vita, credere in qualcosa e lottare per ottenerla, rallegra anche Sasha: un ulteriore modo per invitare le donne a prendere in mano la loro vita e rivoluzionarla, poiché questo rende felice anche le persone che amiamo? Possibile. Molto più probabilmente è un escamotage narrativo per creare ancora più coalizione tra donne e quindi per lanciare il messaggio standard che è stato poi quello alla base della battaglia contro la sessualizzazione: donne che operano insieme possono raggiungere qualsiasi risultato e combattere il patriarcato per poi vincere con la pazienza e l'astuzia.
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Barbie Stereotipo e la sua utilità: perché è l'unica bambola senza un mestiere
Barbie Stereotipo non è specializzata in niente se non in perfezione. Grazie alla visione di Margot Robbie all'inizio del film (quando si parla del lancio della bambola), ci rendiamo contro che è proprio lei la prima delle Barbie, anche dal punto di vista cronologico: immaginiamo che lei esista da sempre, che la sua creazione coincida con il lancio della prima Barbie, e che quindi sia la Barbie che aveva deciso di trasmettere alle bambine nuove sensazioni positive sul proprio futuro, non più legate a modelli di comportamento specifici, visti in casa e classificabili in "giochi casalinghi" in cui imitano madri, donne in cucina e mogli in attesa in casa, ma possibili evoluzioni della personalità e delle caratteristiche specifiche di ognuno fuori dall'ambiente familiare: individui autonomi e indipendenti che si preoccupano anche di come vestirsi e di cosa fare con le amiche (e non si occupano solo di figli e marito).
Ha dunque la funzione di essere un nuovo giocattolo transizionale e ha una funzione socioculturale di rappresentare una nuova modalità di gioco. Ha il compito di raccontare alle bambine un'altra storia riguardo la crescita, una vita diversa da quella che vedono tutti i giorni, per permettere loro di non giocare solo ad essere donne che crescono i figli, ma anche donne adulte ed emancipate che hanno hobby e vivono la loro vita: un pesante, enorme messaggio, che risulta innovativo e (purtroppo) non sempre di immediata comprensione anche oggi... figuriamoci all'epoca! Parliamo dunque del 9 Marzo 1959, la data della prima commercializzazione della bambola da parte della Mattel, una bambola che ha come funzione quella di far immaginare alle bambine una vita diversa da quella che vedono tutti i giorni. Ricordiamo dunque che fa riferimento ad un ideale e, per capire l'evoluzione fatta per arrivare alla rappresentazione delle varie professioni tra tutte le Barbie, dobbiamo pensare al suo lancio in un periodo in cui aveva un riscontro sociale e un impatto socioculturale importante, ma non aveva ancora bisogno di una professione per essere innovativa. Anche le Barbie dunque, crescendo e, influenzate dal mondo reale, cambiano e si evolvono. E questo vale per tutte: è stato così per la nostra protagonista e, magari, sarà ancora così per lei anche quando troverà il suo posto nel mondo e, quindi, magari anche lei avrà un lavoro. D'altronde, non sappiamo il destino futuro della nostra Barbie Stereotipo, ma potrebbe essere tranquillamente Barbie Social Media Manager, perché no?
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La fine della fine: cosa succederà a Barbieland
Barbie nel film ha però un altro finale: non avere una finale. Il suo è solo un nuovo inizio nel mondo reale, la fine della plastica e il principio della vita in carne ed ossa (e vagina!). La conclusione dell'arco narrativo del personaggio risulta dunque efficace e completa.
Ma cosa succede nel mondo di Barbie? Questo non lo vediamo davvero. Possiamo ipotizzare, attenendoci a quelli che sono i parametri e le caratteristiche di Barbieland appena discussi, che improvvisamente possa apparire anche Barbie Ordinaria, la naturale progressione della nostra protagonista, sorridente donna con una vita di incertezze davanti a sé, così felice di essere finalmente "normale", da essere la maggiore rappresentante di questa condizione, per lei tutta nuova e per noi...beh, abbastanza comune. E Barbie Depressione? Un eccesso, ben diverso dalla legittimabile Barbie Ordinaria. Certo, è possibile che inizi a far parte dell'universo di bambole di plastica, anche se è più probabile che si riduca ad essere una finta pubblicità nel bel mezzo del pianto della protagonista e che rimanga, quindi, una simpatica gag finalizzata a distrarci dal momento più emotivamente impegnativo da affrontare: l'abbandono della perfezione e l'arrivo della disperazione nella Barbie Stereotipo (che della perfezione ne aveva fatto uno stile di vita e un atteggiamento descrittivo del suo stesso essere e del suo soprannome).
Insomma, il fuoco non è più su una bambola per bambine che rappresenta i nostri desideri futuri e ci proietta in condizioni potenzialmente realizzabili, ma su una rappresentazione di donne che proseguono lungo il loro cammino riuscendo a sorridere della loro vita ordinaria, rivalutata e ben mostrata e mai, mai scontata.
E, chi lo sa, magari mentre ci impegniamo nel rewatch del film tramite la piattaforma Prime o grazie a DVD e Blue- Ray (disponibili dal 19 Ottobre 2023) per poter analizzare le caratteristiche di questo buco di trama all'interno del film, ritrovandoci a indagare in quelli che sono gli interrogativi sul finale, non consideriamo il fatto che potrebbe essere giusto anche...aspettarci un sequel! Si è detto, di questo film che è dotato di una fine che non sembra una fine ma diventa un nuovo inizio, no?