È disponibile su RaiPlay in box set dal 13 aprile 2022 Bangla - La serie, produzione in 8 episodi ispirata all'omonimo film che racconta le vicende sentimentali e di vita di un giovane italiano di seconda generazione. Phaim è, infatti, un ragazzo musulmano e come ama definirsi lui è 50 per cento Bangla, 50 per cento Italia e 100 per cento nella merda, perché sta per fare sesso per la prima volta, ma la sua religione prevede questo genere di rapporti esclusivamente dopo il matrimonio. Questo è l'incipit da cui partono le vicende: quella di Phaim e Asia è una storia d'amore costretta tra mille divieti, ma genuina e realistica, ambientata in Roma verace che fa da cornice ad una storia fatta di mondi che si incontrano e di stereotipi finalmente violati in una narrazione vivace e fresca che con la sua leggerezza è in grado comunque di raccontare molto dell'Italia contemporanea. Ne abbiamo parlato con Phaim Bhuiyan, regista e autore del soggetto della serie oltre che attore protagonista, un giovane talentuoso vincitore Davide di Donatello come miglior regista esordiente nel 2020 proprio grazie al film che ha ispirato questa serie.
La nostra video-intervista a Phaim Bhuiyan
Adattare la storia per farla diventare una serie
La conversazione con Phaim Bhuiyan è iniziata subito dai cambiamenti e dalle ispirazioni che sono servite per adattare la storia del film Bangla nel formato di una serie: "L'idea era di continuare sul fil rouge del racconto del film, ma anche fare un ragionamento sul fatto che molte persone non l'hanno visto, quindi cercare di staccare i due mondi e quello che è stato raccontato nel film raccontarlo anche nella serie. Il processo è stato quello di partire da un formato più atipico, quello dei 25 minuti, e come riferimenti abbiamo preso Alta Fedeltà, This is England. Anche Ramy è stato un grandissimo riferimenti per noi. Abbiamo cercato di portarlo su quella direzione grazie ad un tono da commedia, di raccontare Bangla prendendo spunto dal film."
Bangla, la recensione: le tentazioni di Phaim
Il racconto degli italiani di seconda generazione
Fulcro di Bangla - La Serie è di sicuro il racconto degli italiani di seconda generazione che finalmente stanno trovando sempre più spazio nelle narrazioni contemporanee del nostro paese. Abbiamo chiesto al regista e attore se secondo lui c'è un modo corretto di raccontare questa tematica: "La curiosità è la cosa fondamentale, poi avere degli autori di seconda generazione ti facilita il lavoro. Credo si basi tutto su quello, sul lavoro di ricerca. Spesso mi è capitato come attore di ricevere proposte di ruoli di migrante perché all'inizio c'era proprio un mismatch tra gli autori che non sono riusciti a svecchiare la scrittura e un mondo tutto nuovo da scoprire. Will Smith o Denzel Washinghton possano affrontare ruoli da protagonista, perché questo non può succedere in Italia?" Importante è anche sfuggire dai soliti dannosi stereotipi che troppo spesso si è costretti a sentire, e abbiamo chiesto a Phaim Bhuiyan quali sono i più frequenti e quali ritiene i peggiori: "Sicuramente lo stereotipo dell'immigrato che arriva dall'Africa che ruba o spaccia. Secondo me ci sono tante persone oneste che lavorano e cercano di impegnarsi eppure c'è il pregiudizio che le persone musulmane siano tutte dei terroristi e quindi si fa di tutta l'erba un fascio. Poi proprio il concetto del migrante che viene qui a rubare agli italiani, ma che poi realmente scappa da guerre. Queste sono le cose che più mi innervosiscono."
Inevitabile la domanda sui suoi progetti futuri: "Sono partito da una storia molto personale che da una parte mi ha aiutato, ma dall'altra penso di essere ancora nella mia comfort zone, quindi mi sono chiesto come fare. L'idea è di rimanere sul tema delle seconde generazioni perché sono poco raccontate, però vorrei cambiare sia genere che il contesto del luogo. Ho iniziato la scrittura di un secondo film che non ha più protagonista Roma, ho varcato quella soglia."