Sono molti i temi trattati da Scusate il disturbo, fiction in due puntate prodotta da Rai e Grundy per la regia di Luca Manfredi e con l'interpretazione di una coppia di Lini affiatati, Lino Banfi e Lino Toffolo: centrale è senza dubbio il tema della terza età, ma affiancato dall'emigrazione e quindi la situazione della comunità italiane all'estero, ma anche l'amicizia e non ultimo l'essere padre ed il rapporto con i figli. Tanti temi che permettono al produttore Francesco Nardella di parlare del film, nella sua introduzione, come di "una torta a più strati, come le grandi produzioni della nostra commedia all'italiana; film che sotto la glassa del divertimento permettono di raccontare storie più profonde ed affrontare delle tematiche, riuscendo a parlare in modo più vero." Un risultato raggiunto anche dal film prodotto da Roberto Sessa, girato ed ambientato nella comunità italiana in Argentina e che vuole essere un omaggio alle commedie italiane anni '60 e '70 che il tema dell'emigrazione l'hanno affrontato, come Il gaucho di Dino Risi o Pane e cioccolata di Franco Brusati.
"L'idea iniziale," continua a spiegare Nardella, "era di raccontare il mondo delle case di riposo, ma la cosa è poi levitata." Si era infatti partiti dalla storia di un uomo che ha ottenuto dei risultati nella vita e che, giunto all'età della pensione, decide di pensare un po' a sè ed al forte rapporto d'amicizia che lo lega al suo dipendente di una vita Peppino, un piano che va a rotoli a causa dei problemi del figlio Guido, che lo fanno riflettere sul significato dell'essere padre, "perchè", spiega Nardella, "non si finisce mai di essere padre."
A fare da sfondo è contorno alla storia di Antonio e dell'amico Peppino, del figlio Guido e della sua famiglia è la comunità italiana a Buenos Aires, che permette alla storia di affrontare un altro macrotema, quello dell'emigrazione, che si affianca quindi alla riflessione sul significato di essere padre, e su quella delicata sul destino sociale migliore per gli anziani, un aspetto su cui, ci tiene a precisare Nardella, "poniamo domande, ma non forniamo risposte, anche se il finale del film una soluzione la offre."
Prima di lasciare il cast alle domande della stampa, il produttore Roberto Sessa ha aggiunto due dettagli: "prima di tutto ci tengo a dire che con Banfi ho iniziato la mia carriera di produttore ed anche se poi ci siamo persi di vista per un po' abbiamo mantenuto un'affinità che ci ha permesso di trovare una strada di racconto non molto battuta, perchè è possibile con le persone giuste. Ci tengo poi a sottolineare che con Banfi e Toffolo, Lino & Lino, abbiamo messo insieme una coppia straordinaria, che unisce il nord e sud del nostro paese, che ci ha convinti al punto che stiamo pensando già ad una nuova storia per loro. Ci tengo infine a precisare che l'ambientazione argentina è nata per caso: all'inizio avevamo pensato ad altre destinazioni, anche italiane, ma poi una serie di motivi, anche produttivi e di finanziamenti, ci hanno condotto lì ed è stato un valore aggiunto alla storia, perchè ci ha permesso di inserire un ulteriore livello di lettura."
Una domanda per il regista: lei è cresciuto a pane e commedia all'italiana, come ci si ritrova ad affrontare questo genere?
Signor Banfi, è vero che lei ha recitato anche in spagnolo? Come si è trovato nel lavorare con Toffolo?
Lino Banfi: Giusto qualche parola, ma non è stato difficile perchè gli attori argentini si sono messi a disposizione con umiltà, dimostrandosi un grande popolo che si sta rimboccando le maniche per risollevarsi. Ma ho fatto follie ben peggiori di questa, perchè ho girato un film in Germania, recitando in tedesco senza conoscere una parola della lingua. Sono follie dell'andropausa! In realtà mi piace lavorare con RaiUno, e anche se non sono sotto contratto con loro collaboro spesso con questa rete. In questo caso c'erano diversi punti interessanti da sviluppare, soprattutto mi sono trovato bene a lavorare con Toffolo, che avevo conosciuto nell'82 per Risatissima e mi aveva colpito per la sua pulizia, per questo ho fatto subito il suo nome per questo ruolo, strappandolo al suo rifugio nelle Canarie. I Veneti secondo me non sono credibili nel fare cattiverie, proprio per nascita: pensate per esempio nel corso di una rapina un Veneto che dice con il suo accento "fermi tutti, questa è una rapina". Non è credibile, viene spontaneo rispondergli con una pernacchia. Toffolo in particolare lo adoravo come attore e tra noi c'era un affetto speciale, quindi spero di aver fatto una buona scelta, ma penso che sia venuto fuori un buon lavoro.
Luca Manfredi: vorrei aggiungere qualcosa sugli altri attori che completano il cast. Quando abbiamo dovuto scegliere gli interpreti per Guido e Cinzia la scelta è caduta su questi due bravissimi attori, Blas Roca-Rey e Sara D'Amario. Lui ci ha colpiti per la capacità di mettere in scena aspetti opposti, di essere arrogante, ma allo stesso tempo fragile, padre ed allo stesso tempo figlio. Cinzia invece è riuscita a rendere un personaggio spigoloso aggiungendo dei dettagli che l'hanno reso umano.
Signor Toffolo, quindi l'hanno costretta a tornare a lavorare...
Lino Toffolo: E' colpa di Banfi che continuava a parlarmi di questo personaggio che ha delle sfumature che mi hanno colpito. Mi chiedono perchè sono tornato in scena ora, dopo aver rifiutato molte occasioni e il motivo è semplice: purtroppo in giro ci sono molti ruoli volgari con cui non mi piace cimentarmi, perchè io penso che si possa far ridere anche con leggerezza. Ogni tanto devo tornare sulle scene per dimostrare che sono ancora vivo, per molti non ci sei finchè non appari in televisione.Signor Manfredi, quanto tempo siete stati in Argentina?
Luca Manfredi: Un mese per la preparazione e due per le riprese. In realtà abbiamo un po' falsato l'ambientazione perchè esistono diversi quartieri italiani, mentre noi abbiamo raccontato un microcosmo prendendo elementi da zone diverse.
Blas Roca-Rey e Sara D'Amario, ci parlate dei vostri personaggi?
Blas Roca-Rey: Il mio è un personaggio realistico perchè rappresenta un tipo umano che purtroppo si sta diffondendo sempre di più, un arrivista ed arrampicatore sociale che cerca di vivere al di sopra dei suoi mezzi. Per fortuna nella seconda parte della storia riesce a fare i conti con quello che è la sua vita.
Sara D'Amario: Cinzia è un personaggio negativo, di cui possiamo dire ogni male, una donna detestabile che non si comporta bene con nessuno, arrivando a trattare male persino il figlio. Dopo le scene in cui trattavo particolarmente male il personaggio di Antonio mi scusavo con Banfi finite le riprese dicendogli "mi dispiace, non è colpa mia, l'hanno scritta così" (ride). Se vogliamo trovarle una scusante è l'avere un marito goffo e fallito che la spinge a tirare fuori il peggio di sè.Per come è scritto il personaggio è veramente eccessivo nel suo essere negativo allora con Luca Manfredi abbiamo cercato di smorzare un po' i toni verso la commedia.
Che ci potete dire della comunità argentina, chi è all'estero ha voglia di tornare?
Lino Banfi: Molti si sono realizzati e sono felici di stare lì, ma più che in italiano, parlano in spagnolo e nel loro dialetto all'interno della comunità di cui fanno parte. C'è una parte di loro, però, che si vergogna di tornare perchè non è riuscita ad imporsi e non vogliono tornare in Italia da sconfitti; c'è una favelas tristissima di cui non vogliono nemmeno che si sappia.
Cosa l'ha attratta di più del personaggio? E dei temi trattati?
Lino Banfi: Innanzitutto la tristezza dell'emigrazione che rimane dentro questi personaggi che affrontavano questo viaggio verso l'ignoto. Ricordo che quando ero ragazzo si diceva che qualcuno era andato "nelle Americhe", perchè c'era quella fortunata e quella sfortunata, la ricca e la povera. Quelli che non potevano permettersi di andare in Amerina del nord, a New York, o che erano imbrogliati, arrivavano nell'America del sud dove avevano opportunità diverse.Un altro tema importante è quello dell'amicizia: a un certo punto della vita si ha bisogno degli amici ed è vero ancora di più per chi emigra. E' molto bello il rapporto che Antonio ha con Peppino, che sente come un familiare; si tratta di un'amicizia tanto grande che pur di restare vicino all'amico, Antonio decide di seguirlo nella casa di riposo, anche se non ne ha bisogno come l'amico. Ci sono più sfaccettature all'interno della storia ed ognuno può identificarsi in un tema.
Un altro tema è quello della paternità, lei come la vive nella realtà? E' molto legato alla sua famiglia nonostante il suo successo?
Lino Banfi: Lo sono ancora di più proprio per quello che ho ottenuto. Proprio perchè ho raggiunto qualcosa, voglio avere la famiglia vicino: viviamo tutto insieme, dalle decisioni alle gioie ai momenti meno felici. Ho un rapporto bellissimo con mia figlia, ho fatto nascere i suoi figli, e tutti partecipano alle mie decisioni. Quando mi arriva una proposta, chiedo sempre a loro cosa ne pensano.
Prima ha accennato ad un film realizzato in Germania, ci può dire qualcosa in più al riguardo e sui suoi progetti futuri?
Lino Banfi: Il discorso del film in Germania fa ridere perchè continuo a non sapere una sillaba di tedesco. E' un film tratto dal libro di un famoso giornalista tedesco, quindi una produzione importante che uscirà in 800 copie. Mi hanno studiato, mi conoscevano bene e sono venuti a propormi questa cosa facendomi recitare in tedesco. Vogliono anche portarmi al Festival di Berlino! Io ho visto il film a casa con mia moglie e lei alla fine mi ha chiesto "Adesso spiegami che hai detto".
Signor Toffolo, lei viene dal nord, ha avvertito differenze nel modo di gestire il rapporto con la famiglia?
Lino Toffolo: Facendo questo mestiere si viaggia molto e questo porta ad avere una mentalità aperta, quindi non mi stupisco per le diversità delle diverse culture. In più credo che la televisione stia omogeneizzando l'Italia, quindi molte di queste differenze si stanno anche riducendo. Secondo me la prossima generazione non parlerà nemmeno più in dialetto.Signor Banfi, prima avete accennato ad un'altra storia con lei e Toffolo, sarà un seguito di 'Scusate il disturbo'? Ci sarà un'altra esperienza all'estero?
Lino Banfi: No, non sarà un seguito, so che stanno scrivendo un'altra storia diversa. Per quanto riguarda le mie esperienze all'estero mi è stato proposto il film tratto da un altro libro dello stesso autore, ma questa volta sarà girato in America dalla Fox. Non parlo inglese, ma non parlavo nemmeno tedesco ed il risultato funziona in Germania perchè è come se avessi inventato un nuovo linguaggio, che fa ridere ma la gente riesce a comprendere.