Ammettiamolo, Bambi è un film che ha segnato un po' tutti noi spettatori occidentali. Complici riedizioni e passaggi ripetuti in sala, più generazioni hanno affrontato in giovane età il trauma della morte della mamma del cerbiatto protagonista e tanti ricordano il film soprattutto per quella scena in particolare. Ma nel rivedere il quinto Classico Disney che ha iniziato il suo cammino tra le difficoltà della guerra nel 1942, con la premiere a New York del 13 agosto di quell'anno, ci siamo resi conto di quanto riduttivo e ingiusto possa essere ricordarlo solo per quel trauma, per quanto intenso e potente: Bambi è un film che dimostra una padronanza del mezzo animato sopraffina e in crescita, capace di immergerci in una natura ricca e magica che scopriamo insieme al piccolo protagonista.
La scoperta del mondo
Si parte da lì, infatti, da una splendida carrellata della foresta, rappresentata con gusto pittorico e diversi piani disegnati che si muovono a velocità diverse per dare il senso di profondità. Tecniche già introdotte all'esordio con Biancaneve, ma che qui sono già a un livello di maestria unica, svelando dettagli e spaccati di natura man mano che il movimento prosegue e i livelli in primo piano si fanno da parte per lasciar spazio a segmenti che fanno capolino dalla profondità del bosco. Un cammino nell'incanto della natura che ci porta ad assistere ai primi momenti di vita di Bambi, al cospetto degli animali del bosco emozionati quanto noi: i primi passi stentati, la scoperta del mondo, lo stupore. Un cammino di vita che inizia ed è pronto a sorprendersi e sorprenderci, mentre la realtà del bosco si dispiega davanti ai nostri occhi.
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Dar vita alla natura
La carrellata a cui abbiamo accennato è solo l'inizio, è uno spaccato dai tratti pittorici che ci introduce al contesto, ma quel che segue aggiunge un ulteriore livello di profondità alla resa del mondo naturale messa in piedi dal team di artisti Disney, sin nei più piccoli particolari e nella resa di elementi complessi come l'acqua che scorre o il ghiaccio, ma che danno il massimo dal punto di vista dell'animazione per dar vita ai personaggi. Se non ci stupisce l'attenzione rivolta al protagonista Bambi, alla madre, ma anche ai suoi più diretti compagni d'avventura come il coniglio Tamburino e la moffetta Fiore, è encomiabile il lavoro fatto su tutte le creature di contorno, con la giusta dose di umanità e una colorazione che potesse coinvolgere emotivamente, ma il più possibile credibili come le controparti reali. Un equilibrio tra animali e personaggi che permette di credere alla storia del cerbiatto, ma emozionarsi per quel che gli succede.
L'innocenza distrutta, la vita che va avanti
E l'emozione arriva con forza tale da restare nell'animo dello spettatore, giovano o meno che sia. Tratto dal romanzo Bambi, la vita di un capriolo (cambiato in cervo dalla coda bianca in casa Disney perché questa specie è più comune in territorio americano), il film diretto da David Hand colpisce al cuore non solo per ciò che racconta, ma per la maestria della costruzione: i cacciatori, la fuga, la corsa disperata di Bambi, convinto di avere la madre alle spalle, la desolazione comprensione che lo travolgono quando si rende conto di cosa è accaduto. Il Classico Disney ci fa conoscere una nuova vita, la sua innocenza e curiosità mentre scopre il mondo, per poi metterla faccia a faccia con le difficoltà della vita, che vanno superate per crescere, andare avanti e costruire qualcosa di nuovo. Il cerchio della vita, ma molti anni prima della canzone di Elton John e Il re leone, perché è questa la caratteristica della vita e della natura e Bambi la racconta alla perfezione.
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