Dalla Corea un action post-apocalittico duro e puro, derivativo e superficiale in ogni suo tratto narrativo e distintivo eppure funzionale e soddisfacente. A dirigerlo Heo Myeong Haeng, una sorta di controparte coreana di David Leitch, Sam Hargrave o Chad Stahelski, famoso stuntman (ha lavorato anche in Old Boy e Mongol) riscopertosi regista di genere. E le controfigure o stunt-double l'azione la conoscono, la masticano, la creano e sanno come nobilitarla e dirigerla. John Wick (leggi la nostra recensione di John Wick 4), Atomica Bionda, Tyler Rake sono le principali testimonianze della bravura di questa new wave di filmmaker ex-professionisti del settore, e adesso Myeong Haeng dà il suo contributo per l'oriente con questo Badland Hunters, che fa man bassa delle ispirazioni più importanti del rinascimento di genere per ideare un film dove tutto, prima dei 40 miunuti conclusivi, è un pretesto per gettare le fondamenta di uno showdown davvero entusiasmante.
Il Condominio
Al netto dell'utilizzo di alcune tematiche sempreverdi del post-apocalittico, Badland Hunters è un lungometraggio dove la storia lascia davvero il tempo che trova. Sviluppata con eccessiva velocità nonostante sembri non ingranare mai, il film è ambientato tre anni dopo un terremoto di proporzioni cataclismatiche che ha devastato l'intera civiltà umana, distruggendo ogni metropoli esistente e decimando anche la popolazione globale. Il racconto si svolge in una desertica e inospitale Seul, dove il protagonista Nam San (Ma Deong-seok) sopravvive come cacciatore insieme all'aiutante diciottenne Choi. La "selvaggina" è composta per lo più da coccodrilli e altri animali scampati alla strage, e il mercato è un accampamento situato nell'ex-stazione degli autobus della città. Qui vive anche Su-Na con sua nonna, che improvvisamente vengono scelte da un misterioso gruppo di sopravvissuti per vivere in un posto sicuro conosciuto come Il Condominio, letteralmente l'unico edificio ancora intatto di Seul, un monolite color acquerello che si staglia sul cadavere polverizzato della capitale.
Il luogo è gestito dall'eccentrico dottor Yang Gi-Su (Lee Hee-joon), che grazie alla protezione del suo esercito privato porta avanti degli esperimenti sull'evoluzione della specie alle spalle dei condomini. Quando Nam e Choi (accompagnati dall'ex-militare Lee) scoprono questa terribile verità, decidono di correre in aiuto di Su-Na. La trama è tutta qui: un bricolage cinematografico con un ritaglio di Mad Max, qualche piccolo spunto da Ken il Guerriero e tante idee dai titoli sopramenzionati. È un'accozzaglia superficiale di eventi che non hanno davvero presa, né in termini emotivi né strutturali, ma è pur vero che appare subito evidente la natura arbitraria della storia, dato che il suo meglio, Badland Hunters, lo dà seriamente nell'azione.
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Che colpi dà, l'incredibile Nam!
Dal punto di vista di genere non possiamo davvero lamentarci, visto che il film di Heo Myeong Haeng dimostra di avere uno spirito combattivo eccezionale, soprattutto votato agli scontri corpo a corpo miscelati alle sparatorie. Lo stile non si allontana poi molto dalla gestione del close quarter combat con armi bianche e bocche di fuoco già visto in John Wick - come dicevamo -, ma c'è da considerare la brutalità della stazza di Ma Deong-seok, che nel film ha un brillante trascorso da pugile ed è rispettato anche dei bulletti delle badland. Sono tre le scene madri d'azione e incastonate ognuna in un atto diverso del racconto, così da cadenzare meglio il ritmo e ovviare alla scontatezza e relativa inutilità della storia. Il fatto è che l'intero ultimo atto è una gigantesca sequenza d'azione, ed è qui che Badland Hunters imita da vicino il magnifico The Raid di Gareth Evans (con tutte le dovute e importanti differenze del caso).
Si tratto di fatto di un vero e proprio assalto finale al Condominio tra sensazionali sparatorie e combattimenti violenti e ravvicinati, per altro contro un manipolo di soldati che richiamano alla mente il complotto dei rettiliani. Non si tratta di uno one man stand in senso stretto, eppure Nam San picchia senza sosta, picchia tutto e tutti, distrugge e se la ride consapevole di essere il più forte, spara con intelligenza e strategia e riscalda l'animo dell'appassionato action tout court per tutti e quaranta i minuti conclusivi del lungometraggio. Tanto basta per uscire dalla visione di Badland Hunters soddisfatti e col sorriso.
Conclusioni
In conclusione, pur non riuscendo a valorizzare in alcun modo le tematiche di un racconto post-apocalittico derivativo e superficiale, Badland Hunters stimola e convince soprattutto per il suo comparto action, che trova la sua massima espressione nell'ultimo atto del film, tra John Wick e The Raid, mettendo in scena un significativo boy-count che basta per dare ragion d'essere al progetto.
Perché ci piace
- La regia d'azione di Heo Myeong Haeng.
- Ma Deong-seok è nato per menare le mani!
- Gli ultimi 40 minuti. Tutti...
Cosa non va
- Peccato per la maggior parte dei 60 precedenti.
- Il potenziale sprecato del villain.
- La storia è davvero poca cosa.