Carter, la recensione: un action movie sud coreano adrenalinico e scalmanato

La recensione di Carter, la nuova follia ipercinetica di Jung Byung-gil, che dopo The Villainess confeziona un altro grandissimo titolo di genere. Su Netflix dal 5 Agosto 2022.

Carter 1
Carter: una scena del film

Mentre si prepara al suo grande debutto hollywoodiano con Afterburn, trasposizione cinematografica dell'omonimo fumetto con protagonista Gerard Butler, Jung Byung-gil sbarca su Netflix con un nuovo e stupefacente action movie, di cui vi parliamo nella nostra recensione di Carter. A cinque anni dall'ottimo The Villaines, titolo che nel 2017 lanciò il nome di Byung-gil a livello internazionale, l'autore sud coreano torna in cabina di regia per una follia action inventiva e senza freni cinematografici di sorta, destinata a essere ricordata come una delle pietre miliari orientali di genere.

Amnesia e mazzate

Carter 13
Carter: una foto del film

Come per Mad Max: Fury Road, The Raid o Crank, anche Carter punta tutto sull'azione e il virtuosismo tecnico nella costruzione della stessa, portando all'eccesso ogni principio regolatore della settima arte e stirandola a proprio piacimento per manipolarla con furia iper-cinetica in contesto. I titoli citati non sono a caso: il nuovo film Netflix è infatti una crasi concettuale tra l'ideale cinematografico del trittico riportato, dove fuga, fomento e follia giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche del racconto all'interno dell'azione, tanto nel contenuto quanto soprattutto nella forma.
Per quanto di fondo accessoria e contorta, la storia di Carter è concepita partendo dall'attualità, da una pandemia originatasi nella zona demilitarizzata sud coreana che ha devastato Stati Uniti d'America, Europa e Corea del Nord. Il virus inibisce i freni legati al controllo della violenza, rendendo le vittime aggressive e incontrollabili, distruggendole tanto nel fisico quanto nella psiche e portandole verso morte certa. In un contesto del genere, l'agente Carter Lee si sveglia senza alcuna memoria del suo passato, con uno strano dispositivo piantato alla base della nuca, una bomba esplosiva nel molare destro e una voce femminile che gli dice tutto quello che deve fare.

Carter 8
Carter: Joo Won in una sequenza

Mentre CIA e Corea del Nord lo braccano stretto alla ricerca di qualcosa di estremamente importante, Carter si imbarca in una missione di sopravvivenza e salvataggio che da una logora stanza di un motel lo trascinerà di peso fino alla foresta sud coreana e oltre, per salvare suo malgrado il mondo intero. La penna è quella di Byung-gil che da sempre cura sia sceneggiatura che regia dei suoi progetti, fondamentalmente autore a tutto tondo - considerando anche le sue nozioni di fotografia e montaggio. Ogni svolta dell'intreccio del racconto è solo un modo di dare il via al prossimo scontro, anzi spesso inutilmente dialogato ai fini di una vena spy-thriller che non convince abbastanza, fin troppo semplice e palesemente pretestuosa. Funziona nei limiti della sua strumentalità, ma dove Carter sorprende ed esalta sul serio è ovviamente nel comparto action, e qui si comincia a fare sul serio.

Di tutto e di più

Carter 3
Carter: Joo Won in un momento del film

Facendo tesoro della passata esperienza con The Villaines, l'autore sud coreano confeziona un'esperienza filmica davvero entusiasmante, adrenalinica e al cardiopalma. Carter è interamente strutturato su di un piano sequenza digitale di più di due ore, composto da tanti modelli di ripresa differenti che una volta montati insieme danno l'idea di un rush impossibile tra palazzi, moto, macchine ed elicotteri. Rispetto al precedente film, consapevole della complessità dell'impalcatura cinematografica del progetto, Buyng-gil ha dovuto optare per alcune scelte evidentemente più cheap, soprattutto per quanto riguarda alcuni passaggi in CGI (a volte è purtroppo pessima) che rompono di fatto la sospensione dell'incredulità dello spettatore. Poco male, in verità, essendo Carter un film pensato per sovrastare la credibilità e giocare interamente e internamente con il genere, mettendolo a dura prova. E dentro c'è davvero di tutto: dall'utilizzo della soggettiva e delle go pro come fatto in Hardcore! a un sapiente utilizzo dei droni fuori e dentro l'azione, tanto come strumento narrativo della stessa quanto funzione di raccordo tra le parti.

Hardcore!: il (folle) sogno dei gamer diventa realtà

Carter 5
Carter: Joo Won durante una scena del film

Presente anche tanto lavoro di steadycam (anche questo in parte digitale) soprattutto nei combattimenti corpo a corpo a distanza ravvicinata, ma è l'unione di tutte queste tecniche elaborate poi in fase di montaggio a rendere Carter un vero gioiello irrequieto e spettacolare, pieno zeppo di zoom istantanei, messe a fuoco in tempo reale, soggettive che lasciano spazio improvviso a campi lunghi, accelerazioni e decelerazioni continue, skip incalcolabili. È un viaggio fomentato e allucinante tra tecnica e coreografia, tra combattimenti mozzafiato, inseguimenti e sparatorie spiazzanti e la regia eccezionale di un autore di genere tra i più importanti sulla piazza.

Conclusioni

Per concludere la nostra recensione di Carter, il nuovo film di Jung Byung-gil è senza ombra di dubbio un'esperienza cinematografica tanto impressionante quanto esaltante, figlia di un'ideale d'azione che ricerca virtuosismo e carattere in ogni sequenza possibile e impossibile. Nonostante un gusto un po' cheap - forse obbligato - in alcuni passaggi in CGI e una storia inutilmente complessa nella sua accessorietà, Carter esaspera senza mezzi termini la cifra stilistica dell'autore in un piano sequenza digitale di due ore dove tecnica e inventiva la fanno da padrone, entusiasmando senza compromessi. Un titolo di genere davvero imperdibile.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • La costruzione del piano sequenza, davvero impressionante.
  • Le coreografie degli scontri, la varietà dell'azione.
  • Le numerose e ricercate tecniche di ripresa.

Cosa non va

  • L'utilizzo di una CGI spesso povera e imbarazzante.
  • Diversi raccordi narrativi digitali poco convincenti.
  • Una storia inutilmente prolissa.