"Gli umani sono le creature più orribili del pianeta." Una grande verità con la quale non possiamo che essere d'accordo e con cui ci piace iniziare questa recensione di Back to the Outback - Ritorno alla natura. Per questo siamo contenti che il nuovo film d'animazione Netflix metta al centro della storia un gruppo di animali ampio e vario, che attinge alla fauna unica e suggestiva dell'Australia, che comprende alcune delle specie più particolari, nonché pericolose, del pianeta. Una storia che ci viene raccontata dalla coppia di registi composta da Clare Knight e Harry Cripps e che debutta nel catalogo della piattaforma streaming dal 10 Dicembre, in tempo per rappresentare un ulteriore contenuto adatto alle famiglie in vista delle feste.
Fuga per la libertà
Siamo, come dicevamo, in Australia, in uno zoo locale che attira folle di visitatori desiderosi di ammirare gli affascinanti ospiti che lo animano, con una particolare predilezione per alcuni di essi, quelli carini e coccolosi, tanto per rubare la battuta a un altro popolare franchise animato. La star dello zoo è infatti Pretty Boy, un irresistibile koala che fa impazzire i fan di tutto il mondo che possono seguirlo via webcam, relegando alcune specie ai margini, nel rettilario in cui vengono guardati con diffidenza e paura. Lì troviamo Thorny Devil Zoe, il diavolo spinoso sicuro di sé, il ragno peloso Frank e il sensibile scorpione Nigel, un eterogeneo gruppo guidato da Maddie, uno dei serpenti più letali al mondo, ma dal cuore d'oro.
Per loro c'è un'unica possibilità: fuggire e raggiungere l'Outback australiano, un territorio in cui potranno sentirsi finalmente a casa, senza essere giudicati per il corpo squamoso, le fauci minacciose e tutte quelle caratteristiche che li rendono meno concilianti allo sguardo del pubblico. Un viaggio pieno di imprevisti in cui li accompagna, suo malgrado, anche Pretty Boy, con un temibile avversario sulle proprie tracce: il guardiano dello zoo Chaz e il suo coraggioso e piccolo compagno di avventura.
La bellezza della diversità
Troviamo tutta la bellezza della diversità nel vivace e bizzarro manipolo di (anti)eroi animali che compiono questo pericoloso e tortuoso viaggio lungo il territorio australiano, che offre varietà e appeal con le sue caratteristiche uniche. Una diversità di caratteri e sentimenti che viene ben rappresentata da un character design che tratteggia ognuno di loro con efficacia, complici anche i doppiatori originali che comprendono nomi di primo piano, da Isla Fisher per Maddie a Guy Pearce per Franck, Keith Urban per Doug o Kylie Minogue per Susan e Jackie Weaver per il coccodrillo Jackie, così come è Eric Bana a dar voce al guardiano che dà loro la caccia, Chaz. Un lavoro sui personaggi che dà i suoi frutti in una storia in cui sono le loro diverse personalità e caratteristiche a fare la differenza.
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Mai fermarsi alle apparenze!
C'è un messaggio chiaro, semplice, inequivocabile in Back to the Outback - Ritorno alla natura: mai fermarsi alle apparenze. Vale per gli animali protagonisti, giudicati ingiustamente, quanto per lo stesso film Netflix che si rivela più di ciò che sembra al primo sguardo: è infatti evidente dallo spunto di partenza un certo debito creativo nei confronti di Madagascar, così come è chiaro che non ci si trovi al cospetto di un'eccellenza animata al livello di colossi come Pixar, Disney o Sony Animation (ma sarebbe anche ingiusto pretenderlo), eppure man mano che la storia procede si è colpiti da alcune battute e situazioni riuscite, da un'anima che il film riesce a dimostrare. Non ci troviamo, quindi, di fronte a uno dei migliori film animati dell'anno (da questo punto di vista, Netflix ci aveva abituati bene con I Mitchell contro le macchine, Vivo o La vetta degli dei), ma di un più che onesto prodotto per famiglie che può divertire e intrattenere il suo pubblico.
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Conclusioni
Arriviamo al termine della recensione di Back to the Outback - Ritorno alla natura divertiti dal viaggio compiuto in compagnia del bizzarro e variegato gruppo di protagonisti del film animato Netflix, che si rivela più interessante e ricco di situazioni e spunti di quanto potesse sembrare a prima vista, considerando l’evidente debito con Madagascar e un livello tecnico un passo indietro i colossi del settore. Evidente e palese il messaggio sul non fermarsi alle apparenze, ma non per questo meno importante, soprattutto in un prodotto per famiglie che vuole coinvolgere un pubblico giovane.
Perché ci piace
- Un insieme di personaggi che funziona e diverte.
- Un’ambientazione meno sfruttata come quella Australiana.
- Il non giudicare nessuno dall’aspetto fisico è sempre un messaggio importante da proporre.
- Alcune trovate e battute che danno una marcia in più a uno spunto che può ricordare un franchise amato come Madagascar.
Cosa non va
- Le suggestioni di Madagascar, che possono trasmettere un senso di già visto, almeno in prima battuta.
- Un livello tecnico un passo indietro rispetto ad altri titoli del panorama animato contemporaneo.