"Ci siamo detti addio solo a parole, sono morta centinaia di volte, tu torni da lei e io torno all'oscurità".
Il momento in cui in Back To Black, dedicato ad Amy Winehouse, ascoltiamo la canzone che gli dà il titolo è uno dei centri del film. L'abbiamo ascoltata decine di volte, eppure non ci siamo soffermati abbastanza su cosa volesse davvero dire quella canzone. Il film di Sam Taylor-Johnson inserisce il brano in modo inequivocabile nel film. È il momento in cui la storia con il suo grande amore, Blake Fielder-Civil, era finita, una delle tante volte in cui era finita, ma forse quella più dolorosa. Blake, il cui nome Amy portava tatuato sopra al cuore, sul disegno di un taschino, era tornato dalla sua ex ragazza. E Amy, già così poco sicura di sé, era sprofondata nell'oscurità, nella disperazione.
Un dolore che le ha permesso di scrivere un capolavoro come Back To Black, e un album - che porta il nome della canzone - ricco di riferimenti alla sua situazione. Mentre sullo schermo scorrono le note di Back To Black, assistiamo a una lunga ellissi narrativa che ci porta a New York, dove Amy Winehouse sta registrando il disco. Una scelta che ci fa capire il legame tra la storia personale della cantante e la creazione artistica. Ma che, di fatto, relega la nascita di Back To Black a quei tre minuti della canzone. Dopo aver visto un film che di musica ne ha tanta, ma a livello di racconto si sofferma più sulle vicende personali di Amy Winehouse che sulla sua creazione artistica, viene allora voglia di saperne di più. E di andare a rileggere la storia dell'album Back To Black, disco prodotto da Mark Ronson e Salaam Remi che diventò un successo clamoroso, e vinse 5 Grammy Award.
Chiedi chi era Mark Ronson
Nel film non si vede mai, e viene nominato solo in una riunione con i discografici. Ma uno degli artefici del successo dell'album Back To Black è Mark Ronson, produttore inglese capace, come pochi altri, di trovare l'essenza di un artista, di mettere a fuoco il suo percorso, di trovare un suono distintivo e immediatamente riconoscibile. La voce di Amy Winehouse è inconfondibile, ma è grazie a quel suono che oggi associamo le canzoni all'artista. Ronson è riuscito a dare vita a una sorta di hard soul, una musica che si rifà al soul degli anni Sessanta, in cui ogni strumento suona pulito e il ritmo, fatto di batterie pesanti, grasse, che restano impresse.
Non appena Back To Black parte, quei colpi di batteria sono come delle frustate che si abbattono su di noi. E ci fanno arrivare quel dolore in modo forte e chiaro. L'incedere del brano, sostenuto dal piano, è solenne, potente. E il cantato di Amy, che scandisce le parole in modo netto, così che siano inequivocabili, è anche una sorta di recitazione. Ascoltate come appoggia quella parola, "black", dopo quelle due battute di batteria che fermano tutto. E poi ancora per l'ultima volta, alla fine della canzone. Quando la parola "oscurità" viene pronunciata l'ultima volta, è come se Amy Winehouse dichiarasse una sorta di resa, è come se quell'oscurità uscisse dalla canzone e si spandesse ovunque, allagando l'anima di chi ascolta.
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La colpa, il dolore, l'infedeltà
Ma tutto l'album Back To Black è pervaso dalla disperazione per la rottura della relazione tra Amy Winehouse e Blake Fielder-Civil. Spinta dal senso di abbandono causato dalla separazione, Amy Winehouse ha dato vita a un'opera che esplora i temi della colpa, del dolore, dell'infedeltà e dei cuori spezzati all'interno di una relazione. A livello musicale l'album è influenzato dai suoni del pop e del soul dei gruppi femminili degli anni Sessanta. A suonare nel disco sono Sharon Jones & The Dap-Kings, gruppo funky-soul di Brooklyn, che prova a catturare quel suono così peculiare e a contaminarlo con l'R&B contemporaneo e la musica neo-soul che in quel periodo stava fiorendo in Gran Bretagna. Quel suono avrebbe lasciato un segno profondo nella musica di quegli anni. Il soul inglese sarebbe esploso grazie ad altre voci femminili come Adele, Duffy ed Estelle.
Blake, Camden, il jukebox e la Motown
Tutto inizia intorno al 2003, quando Amy Winehouse si innamora di Blake Fielder-Civil, che era un assistente sui set di alcuni videoclip. Allo stesso tempo riscopre la musica degli anni Sessanta che amava da ragazzina. "Quando mi sono innamorata di Blake c'era molta musica Sixties attorno a noi" raccontava l'artista. Sono gli anni in cui i due passano molto tempo in un pub di Camden, dove ascoltavano al jukebox il soul della Motown, il blues e quei gruppi femminili degli anni Sessanta che sono stati una grande influenza. Sono gli anni della scoperta di tutta questa grande musica, ma anche quelli in cui precipita in un vortice fatto di alcol, droghe pesanti e che si evidenzia in una notevole perdita di peso. La scomparsa dell'amata nonna non fa che peggiorare le cose e la spinge ancora di più dentro le sue dipendenze. Tutto questo entrerà in qualche modo in Back To Black.
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Le registrazioni a Miami
Amy Winehouse così entra in studio, dove è sempre stata una perfezionista. La lavorazione di Back To Black inizia a Miami, dove l'artista aveva registrato il suo lavoro precedente. Insieme a Salaam Remi, agli Instrumental Zoo Studios, Amy Winehouse registra Tears Dry On Their Own, Some Unholy War, Me & Mr Jones, Just Friends e Addicted. Si tratta di registrazioni intime, in cui l'artista canta accompagnata dalla chitarra di Remi, che poi aggiunge altri strumenti suonati da lui stesso e i fiati suonati da Vincent Henry.
Back To Black: un riff di piano, una cassa, un tamburello e tanto riverbero
Ma è Mark Ronson che, quando entra in scena, cambia la storia di Back To Black. Messi in contatto dalla loro casa di edizioni, Amy Winehouse e Ronson si incontrano e cominciano a lavorare insieme. Lavorano a queste canzoni: Rehab, Back to Black, You Know I'm No Good, Love Is a Losing Game, Wake Up Alone e He Can Only Hold Her. Ronson scrive Back To Black la notte dopo aver incontrato Amy.
"Mi aveva detto che le piaceva andare nei bar e nei club, giocare a biliardo con il suo ragazzo e ascoltare le Shangri-Las" ricorda Ronson. "Mi ha fatto ascoltare alcuni di quei dischi. Le ho detto che io non avevo niente da farle sentire in quel momento, ma se mi avesse lasciato lavorare su qualcosa durante la notte sarebbe potuta tornare il giorno dopo. Così ho creato un semplice riff di piano, che è diventato l'accordo della strofa di Back to Black. Dietro ho messo solo una cassa, un tamburello e tanto riverbero". Ecco spiegata la magia di quella canzone. Come dicevamo, è un suono scarno, essenziale, duro, potente. E poi quelle parole, "We only said goodbye in words/ I died a hundred times". Il produttore dice a Amy che quelle parole non fanno rima, di sistemarle. "Perché dovrei sistemarle? Sono nate così" è la risposta dell'artista.
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Il Rehab? No, No, No
Ma neanche Rehab l'abbiamo ascoltata con attenzione. L'abbiamo sentita decine di volte anche quella, anche se non lo volevamo, tanto era in heavy rotation nelle radio. Ha un ritmo irresistibile, un ritornello "catchty", come si dice, che ti prende e non ti molla più, eppure anche lì dentro c'è tanto dolore. Non ci siamo davvero soffermati a capire che cosa c'era dietro, la sua dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti. Il rehab, il centro di disintossicazione, è uno dei temi del film. Un luogo che rifiuta ("la musica è il mio rehab"), che poi finalmente accetta. Ma ne avrebbe avuto ancora bisogno. E forse le avrebbe salvato la vita. Anche questa canzone è nata in un attimo e sempre da un discorso tra Amy e Mark Ronson. Stavano passeggiando per New York, Amy gli stava parlando di Blake, della famiglia e dei suoi problemi. E a un certo punto Amy gli dice: "Sai, hanno cercato di mandarmi in riabilitazione, e io ho detto loro, no, no, no". Ronson le dice subito che è una frase ad effetto, che è orecchiabile, accattivante. "Dovresti tornare in studio e dovremmo trasformarlo in una canzone". Ed è così che nasce Rehab.
L'amore è un gioco in cui si perde
Le canzoni vengono poi completate agli studi della Daptone Records, a Brooklyn, New York. Vengono aggiunti i fiati (un sax tenore, un sax baritono e una tromba) per dare un ulteriore suono anni Sessanta. Batteria, piano e chitarra vengono registrati tutti nella stessa stanza. Altre registrazioni vengono fatte agli Allido Studios di New York, dove Ronson aggiunge sintetizzatori e tastiere vintage (tra cui un piano Wurlitzer) per creare il paesaggio sonoro dell'album. E altre sessioni avvengono ai Metropolis Studios di Londra. Tutti ricordiamo quel disco per Rehab, Back To Black, You Know I'm No Good, Me And Mr. Jones. Ma anche per la disillusa Love Is A Losing Game, una delle canzoni che, nel film Back to Black, ci ha colpito di più. La voce di Amy Winehouse è la protagonista assoluta, e canta in tono rassegnato quelle parole che rappresentano quella che è stata la sua vita. "L'amore è un gioco in cui si perde. Qualcosa a cui non vorrei mai aver giocato".