"Forse è solo una giornataccia. È che ci scriverei un tema sulle giornatacce. Sul sentirsi soli". Iniziamo da qui la recensione di Baby 2, la seconda stagione della serie tv disponibile su Netflix dal 18 ottobre. Iniziamo dalle parole di Ludovica (Alice Pagani), la protagonista della serie che è un coming of age ispirato alla storia delle baby squillo dei Parioli.
Una giornataccia capita a tutti noi, a qualsiasi età. Ma, in quella terra di mezzo che è l'adolescenza, la giornata no potrebbe durare settimane, mesi. La chiave di Baby, scritta dal collettivo Grams e diretta da Andrea De Sica e Letizia Lamartire, con la produzione di Fabula Pictures, è proprio qui: provare a viaggiare dentro il mistero dell'adolescenza, provare a capire il prima dello scandalo, il perché.
La trama: Ludo e Chiara si ritrovano
È finita l'estate. Si torna a scuola. Si ritrovano, dopo le noiosissime vacanze, anche Ludovica (Alice Pagani) e Chiara (Benedetta Porcaroli). Scopriamo così, insieme a Chiara, che Ludo non ha poi più gettato lo smartphone di Saverio, e ha continuato a incontrare degli uomini. Chiara, invece, ha sentito qualche volta Damiano (Riccardo Mandolini), ma aspetta di rivederlo. Lui è rimasto invischiato nel giro di Fiore (Giuseppe Maggio), con cui ha un debito, così deve accompagnare una escort in macchina ai suoi appuntamenti Nel frattempo, Simonetta (Isabella Ferrari), la madre di Ludo, frequenta il preside della scuola (Tommaso Ragno), dove arriva un nuovo insegnante di filosofia (Thomas Trabacchi).
Baby, e non baby squillo
La serie prodotta da Netflix avrebbe potuto chiamarsi Baby Squillo (così la stampa aveva marchiato il suo racconto dei fatti dei Parioli), ma ha scelto di chiamarsi semplicemente Baby. Non è un caso. Perché, nel momento in cui si scontrano, fragorosamente, queste due parole e questi due mondi, le ragazze adolescenti e la prostituzione, Baby sceglie di concentrarsi soprattutto sul primo aspetto. Baby non è interessata all'aspetto scabroso e voyeuristico della storia, anche se, per forza di cose, è naturale che tutto questo confluisca nel racconto. A chi ha scritto la serie interessa la prima parola, Baby, cioè gli adolescenti: vuole provare a capire i loro dubbi, le loro paure, quel vuoto e quell'incertezza fa sì che i loro anni più belli si trasformino in un'infinita giornataccia. E vuole farlo anche raccontando il mondo attorno a loro, le loro famiglie, quegli adulti che, troppo spesso, non sono più maturi dei loro figli.
Alice Pagani e Benedetta Porcaroli, bianco e nero, ying e yang
Per farlo, la seconda stagione di Baby lavora ancora di più sul rapporto tra Ludo e Chiara. Il loro un rapporto quasi simbiotico: le due ragazze sono l'opposto, lo ying e lo yang, il bianco e nero, e per questo si attraggono. Ludo è provocante in modo innocente, Chiara è innocente in modo provocante. Le due amiche si completano, una ha quella che manca all'altra, si influenzano, si trascinano, e a condurre il gioco è sempre chi è in grado di farlo in quel momento, si passano continuamente il testimone della leadership. In questo senso, Baby parte in vantaggio con una grande scelta di casting: Alice Pagani e Benedetta Porcaroli sono perfette per il ruolo, hanno il fisico, il carisma, il volto che serve per trascinarci dentro la vita di Ludo e Chiara. Alce Pagani è magnetica, sensuale, intrigante, una Natalie Portman italiana. Benedetta Porcaroli è dolce, intensa, nervosa. È probabile che abbiano un grande futuro davanti a loro.
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Riccardo Mandolini e Lorenzo Zurzolo, volti che bucano lo schermo
Intorno a loro si muove un cast piuttosto azzeccato. Riccardo Mandolini, che interpreta Damiano, che ha esordito proprio con Baby, è un volto che sarebbe piaciuto a Pasolini, i tratti duri e l'indole dolce. Lorenzo Zurzolo, nella parte di Niccolò, è un viso che potrebbe essere uscito da un serial americano, da una storia di Bret Easton Ellis, potrebbe fare i ruoli di Dane DeHaan: capelli biondi e occhi azzurri capaci di tingersi di tenebra. Tra le new entry ci piace Thomas Trabacchi, che è Tommaso, un professore che ci riporta alla mente storie come la Lolita di Nabokov e Kubrick e Don't Stand So Close To Me dei Police. Nello scontro tra genitori e figli è un elemento nuovo, un jolly che scompagina le carte: ci parla del ruolo degli insegnanti, ma anche delle pulsioni che un uomo maturo può avere. Tra gli adulti spiccano Isabella Ferrari e Claudia Pandolfi, alias Simonetta e Monica, la madre di Ludo e la moglie del padre di Damiano. Sono state tra le migliori attrici teenager del nostro cinema e trovarle in questi ruoli significa chiudere un cerchio.
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Ma è tutto così nero?
La seconda stagione di Baby, che sceglie ancor di più di staccarsi dalla cronaca per concentrarsi sull'anima degli adolescenti, lima i difetti della prima stagione, come una certa ingenuità nei dialoghi, e ne mantiene uno di fondo, il fatto di mostrare un'età bellissima come qualcosa di angosciante al cento per cento, senza lasciare spazio per la grande luce che, in fondo, quell'età riesce a donarci. Ma è chiaramente una scelta funzionale al percorso dei protagonisti.
Baby, la serie italiana più vista su Netflix
Baby è la serie italiana più vista su Netflix, ha una fanbase importante, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Questo lo dicono i numeri, e quello conta per aziende come Netflix quando si tratta di confermare una serie per una nuova stagione; ed è molto probabile che questi numeri siano dati dal fatto che la serie è riuscita ad essere universale, di non parlare solo di ragazzi di Roma, ma di ragazzi che potrebbero vivere in qualsiasi metropoli del mondo.
Baby vs. Elite. Ed Euphoria?
Baby è una serie che se la può tranquillamente giocare con altri teen drama made in Netflix come 13 ed Élite. È soprattutto con la serie spagnola che viene un confronto più immediato. Una scuola per famiglie altolocate, le divise, e ragazzi diventati di colpo più grandi della loro età: i due prodotti hanno molto in comune. Rispetto ad Elite, Baby ovviamente punta meno sulla trama noir e più sui sentimenti, meno sulla lotta di classe (anche se c'è) e più sui conflitti familiari. Ma ha anche il pregio di essere più delicata, sfumata, su aspetti come il sesso, che pur sono il fulcro della storia, e di saper cogliere meglio le psicologie dei ragazzi e il loro rapporto con i genitori. Nel panorama del teen drama è appena arrivato però un nuovo player, quell'Euphoria dell'HBO che ha ridefinito completamente i canoni del genere, e con cui da oggi in poi tutti dovranno fare i conti. È una serie che ha un altro stile e il focus su altri temi, ma siamo sicuri che alla Fabula Pictures se lo studieranno per bene. E, nella terza stagione (si farà, non è ancora confermata, ma siamo certi che si farà) vedremo Baby crescere ancora.
Conclusioni
Dalla recensione di Baby 2 avrete capito che la chiave della serie tv Netflix sta nel provare a viaggiare dentro il mistero dell'adolescenza, provare a capire il prima dello scandalo, il perché. Baby è una serie che se la può tranquillamente giocare con altri teen drama made in Netflix come 13 ed Élite. Ma ora dovrà fare i conti anche con Euphoria.
Perché ci piace
- Non punta sullo scandalo ma sui dubbi e le paure degli adolescenti.
- Alice Pagani e Benedetta Porcaroli sono perfette per il ruolo, ma tutto il cast funziona.
- Il racconto riesce ad essere universale.
Cosa non va
- Mostra un’età bellissima come qualcosa di angosciante al cento per cento.