Siamo nell'epoca d'oro del cinema iper-popolare, eppure proprio i fan più irriducibili non sono mai contenti. Se navigate Internet o ancor di più seguite social o community specializzate ve ne sarete accorti da soli in questi giorni, con la (temporanea) conclusione del Marvel Cinematic Universe con Avengers: Endgame, con l'ultima stagione de Il trono di spade o anche semplicemente con un breve teaser trailer, quello di Star Wars: Episodio IX. Non ci vogliamo nascondere dietro un falso buonismo, siamo i primi ad ammettere che la tentazione di rispondere a questo mare di critiche, spesso insensate e ingiustificate, con un semplice "perché non vi sta mai bene niente" sia molto forte. Ma mai come questa volta proviamo a resistere e a farci qualche domanda in più, perché in fondo quanto è più affascinante cercare di capire come mai così tante critiche arrivino proprio da parte di quei fan che, in passato, hanno fatto la fortuna dei franchise?
Il principale paradosso è proprio questo, ed emerge in modo chiaro guardando i numeri mostruosi che ognuna di queste opere si porta dietro: il successo di queste saghe è sicuramente partito da una cerchia di appassionati ben precisa e (relativamente) limitata - per Star Wars i vecchi fan della primissima trilogia, per Il trono di spade i lettori dei romanzi di Martin, per l'MCU gli appassionati dei fumetti Marvel - ma in breve tempo è diventato un successo incredibilmente più ampio, tanto da coinvolgere centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, perfino in aree geografiche dove le opere originali non erano facilmente accessibili (vedi la Cina) o presso spettatori/lettori che erano completamente a digiuno dell'argomento.
Attenzione: potrebbero esserci spoiler su Avengers: Endgame, Il trono di spade 8x03 e Star Wars: Gli ultimi Jedi.
I fan storici colpiscono ancora
Questo ha comportato innanzitutto la nascita di due schieramenti iniziali, quello degli esperti conoscitori dell'opera di partenza - che, nel caso specifico di Marvel e Game of Thrones, avevano anche un netto vantaggio a livello di conoscenza dei presunti accadimenti futuri della saga - e quelli dei fruitori novizi e grosso modo occasionali, che erano semplicemente lì per godersi quello che avevano davanti senza troppe aspettative o pretese. Va da sé come già questo crei una spaccatura abbastanza profonda all'interno del pubblico. Come se non bastasse però col tempo tutte e tre le saghe in questione hanno scelto, più o meno volontariamente, di tradire le opere originali e andare spesso in direzioni completamente diverse rispetto a quelle che erano le aspettative dei fan storici. E da qui l'inevitabile prima rottura tra il fandom e le produzioni.
Autori... e traditori
Fin qui però nulla di nuovo, se non in termini numeri e di popolarità, perché film e serie che tradiscono le opere di partenza esistono da sempre. Il problema vero e proprio nasce nel modo in cui questi tradimenti vengono perpetrati dagli autori, perché a differenza per esempio di uno Shining di Kubrick dove film e romanzo sono e rimangono due cose completamente differenti e separate, nel caso di queste nuove saghe non è proprio così. Perché l'enorme successo di alcuni supereroi Marvel si ripercuote in modo sostanziale anche sull'attuale collana dei fumetti o comunque sulla percezione socioculturale degli stessi supereroi: per capirci, l'Iron Man del cinema diventa più "vero" di quello originale dei fumetti, e questo ai fan più puri giustamente non va giù. Lo stesso succede con Il trono di spade, dove c'è il paradosso di un autore come George R.R. Martin che, pur essendo ancora in vita, non pubblica più nulla da anni e si è visto superare dalla serie proveniente dai suoi stessi libri: i lettori della prima ora si sentono quasi presi in giro, perché la storia sta avendo un suo termine ma non è scritta da Martin, non corrisponde quindi in tutto e per tutto a quello che era stato loro promesso.
Il caso di Star War è invece ancora diverso, perché l'autore originale George Lucas è stato volutamente estromesso dai nuovi proprietari del brand (Disney) e la nuova trilogia, continuazione diretta però di quella cominciata nel 1977, è stata affidata prima a J.J. Abrams, poi a Rian Johnson che, da parte sua, ha proseguito come gli sembrava più opportuno, e infine ora ritorna di nuovo, con il capitolo IX, ad Abrams che, pare, voglia di nuovo tornare indietro alla sua concezione cancellando o modificando alcune novità introdotte dal regista precedente. Bel casino vero? Messa così forse non hanno poi tanto torto i fan ad assere arrabbiati, giusto? Giusto. Peccato però che non siano solo loro a lamentarsi...
Il trono delle serie
Perché quando sui social leggiamo tutte queste critiche tese alle scelte narrative degli sceneggiatori (la frase tipica è: "x anni di attese per vedere questo scempio?", l'avrete letta mille volte anche voi) in genere non provengono dai fan storici, anche perché quelli sono o già rassegnati da tempo o al massimo pronti a colpire serafici con commenti del tipo "colpa vostra che vi accontentate della versione finta della storia, dovreste vedere/leggere quella vera". State pur certi che quel tipo di critiche sono invece frutto del nuovo fandom, cioè coloro che per mesi se non anni sono stati lì a discutere teorie e ogni possibile sviluppo della trama, a cercare spoiler e conferme, ad immaginare insomma la loro personalissima versione di quel che dovrebbe accadere, anzi che sicuramente accadrà, nella loro saga preferita. E quando poi succede che qualcosa va diversamente da come immaginato e/o profetizzato dai guru della rete? Qui iniziano i problemi, perché il peggior nemico del cinema iper-popolare e "pompato" dall'aggressivissimo marketing moderno sono le aspettative. Thanos, Il Re della Notte e Palpatine? Ma fateci il piacere, questi tre insieme armati fino ai denti e con al loro servizio eserciti interi di non morti, stormtrooper e alieni incazzati non sono nulla rispetto al pericolo rappresentato dalle aspettative dei fan.
Avete notato quanti siano stati delusi dalla morte "rapida" destinata al Re della Notte o al Leader Supremo Snoke? O anche del (primo) Thanos di Endgame, quello del 2019 per intenderci. In tutti e tre i casi la morte del cattivone arriva in modo rapido e quasi inaspettato, senza che ci possa essere possibilità né di una backstory, né di una (eventuale) redenzione, nemmeno per quei bellissimi (sigh) spiegoni e discorsi riepilogativi che sempre hanno caratterizzato gli scontri finali del cinema hollywoodiano ad alto budget. Perché queste tre scelte così simili? Si scopiazzano a vicenda? In parte sì, ma non in modo diretto, semplicemente tutti e tre gli sviluppi narrativi sono una conseguenza quasi necessaria di un certo modo di raccontare un'unica lunga storia in modo seriale, ben sapendo che tra un'attesa per un episodio/capitolo e l'altro gli spettatori/fan avranno immaginato ogni possibile soluzione. Cosa rimane da fare agli autori se non cercare di spiazzare il proprio pubblico e sovvertire le sue aspettative? Ecco quindi che gli scontri tanto attesi vanno tutte in direzioni molto diverse da quelle ampiamente immaginate e discusse in rete, eliminando completamente il risultato di quelle molteplici elucubrazioni mentali. Semplicemente perché non c'era altra scelta possibile.
Avengers: Endgame: perché è il film più emblematico di questo decennio
Non deve quindi stupire l'utilizzo di trovate così simili in saghe diverse, perché scrittura e produzione serial-cinematografica vanno ormai in quella direzione, ovvero quella dello shock, della sorpresa, del tradire le aspettative e sovvertirle sempre e comunque, nel bene e nel male. Allo stesso modo non devono stupire le reazioni dei fan che in molti casi, con rispetto parlando, ormai sono talmente presi da loro stessi, dalle loro teorie, dalla loro idea di quello che dovrà essere il film o la serie, il finale dello specifico, da essere fondamentalmente incontentabili. Si arriva quindi al paradosso che la morte del Re della Notte rovina Il trono di spade, perché dopo 8 anni di preparazione "è troppo facile": ma proprio quegli 8 anni sono parte integrante di tutto, e non possono essere separati dal resto; quell'uccisione, sicuramente e volutamente scioccante, non va vista come un qualcosa a sé stante ma proprio come culmine di quel lungo viaggio che ha visto coinvolti centinaia di personaggi e decine di storyline. Che vuol dire quindi "è troppo facile"?
Lo stesso vale per la questione Thanos: in tanti si sono lamentati del fatto che gli Avengers debbano ricorrere ad un trucchetto "facile" come quello del viaggio nel tempo per sconfiggerlo. Ammettiamo di essere stato piuttosto confusi le prime volte che leggevamo queste reiterate critiche e che solo dopo abbiamo capito: in molti si erano già immaginati una rivincita eroica in cui gli Avengers, finalmente uniti e con l'aiuto di nuovi alleati, sconfiggevano sul campo il Thanos tutto ingioiellato e praticamente invincibile. Inutile provare a spiegare che il discorso dell'universo quantico era stato introdotto dalla Marvel da tempo e per un motivo etc etc... non c'è nulla da fare, se l'aspettativa era quella non si batte, e a quel punto anche una "rapina del tempo" attraverso tre diverse linee temporali, quattro precedenti film e intrecci narrativi mai visti prima d'ora diventa una soluzione "troppo facile".
Spettatori... uniti!
C'è una soluzione a questo crescente problema? A parte un nuovo schiocco del Guanto dell'Infinito o un'improvvisa e inaspettata utilità da parte del potente (?) Bran, non ci viene in mente nulla. O meglio, non ci viene niente in mente nulla che non sia il cominciare a godersi di più l'ottimo cinema - suppur popolare, disneyzzato, schiavo del marketing etc etc... tranquilli, ne siamo tutti consapevoli - che ci viene ormai offerto in sala, in tv o in streaming, e fare in modo che siano gli autori a inventare storie per noi, perché in fondo è quello il bello no? Sedersi comodi, guardare lo schermo e perdersi per qualche ora (ormai tante ore!) in un universo diverso dal nostro, dove nulla di brutto può realmente succederci e in cui possiamo completamente perderci e rilassarci. Non una visione acritica dell'opera, tutt'altro, ma sicuramente più "passiva" e forse giusto un po' meno appassionata e da "fanatici". Siamo sicuri che abbassando un po' i toni da una parte, forse anche tutti coloro (e sono tanti) che oggi criticano per partito preso e per moda vedranno a questi indiscutibili fenomeni culturali oltre che cinematografici con meno fastidio e più apertura mentale. Anche perché viviamo davvero in un'epoca d'oro della narrazione (seriale) e sarebbe un peccato non godersela.