Le attrici più nominate agli Oscar: da Meryl Streep a Glenn Close, ritratto di 5 fuoriclasse

Un ritratto delle attrici più nominate nella storia degli Oscar: da Katharine Hepburn e Bette Davis a Geraldine Page, Meryl Streep e Glenn Close, le ragioni del loro successo.

Hilbilly Elegy Glenn Close
Elegia americana: Glenn Close nel ruolo di Mamaw

Per un interprete, una candidatura all'Oscar può rappresentare uno dei massimi riconoscimenti nella propria carriera; ma quando una singola carriera comprende una valanga di nomination all'Oscar, si tratta di un'indicazione inequivocabile della longevità e della straordinarietà di tale percorso professionale. E di carriere longeve e straordinarie si può parlare senz'altro per ciascuna delle cinque attrici più nominate nella storia degli Oscar: Katharine Hepburn, Bette Davis, Geraldine Page, Meryl Streep e, ultima in ordine di tempo ad aver conquistato la Top 5, Glenn Close, che nel marzo 2021 ha ricevuto la sua ottava candidatura agli Academy Award grazie a una commovente performance nel ruolo di una grintosa nonna soprannominata Mamaw nel dramma familiare Elegia americana.

Jezebel
La figlia del vento: Bette Davis in una scena del film

Dunque nel novero delle attrici più amate dall'Academy, perlomeno in termini di nomination, troviamo due dive leggendarie della Hollywood classica, Katharine Hepburn e Bette Davis, un volto-simbolo dell'Actors Studio quale Geraldine Page e due icone del cinema americano degli ultimi quattro decenni, Meryl Streep e Glenn Close. Al di là di un talento eccezionale, cosa ha permesso a queste cinque donne di raggiungere un tale risultato? Ci sono elementi in comune nelle parabole lavorative di queste cinque fuoriclasse della recitazione? Nel rendere omaggio a cinque artiste magnifiche, proviamo pertanto a mettere a confronto i ruoli a cui hanno legato la loro immagine e le scelte che le hanno portate ad affermarsi come le interpreti più stimate negli annali dell'Academy.

Katharine Hepburn

Katharine Hepburn
Un primo piano di Katharine Hepburn

Classe 1907, appartenente all'alta borghesia del Connecticut, Katharine Hepburn approda trionfalmente a Hollywood nel 1932, sull'onda di una rapida ascesa in teatro. All'Academy bastano appena un paio d'anni per accorgersi di lei e con il suo terzo film, Gloria del mattino del 1933, Katharine si aggiudica la sua prima nomination ed il suo primo Oscar. Personalità indipendente e anticonformista, in grado di fronteggiare a testa alta i meccanismi dello studio system dell'età d'oro di Hollywood, la Hepburn si fa apprezzare come attrice drammatica (Piccole donne, Primo amore), ma fra gli anni Trenta e Quaranta si impone come una superstar della commedia brillante e sofisticata (Incantesimo, Scandalo a Filadelfia, La donna del giorno), non senza qualche incursione nello slapstick e nella farsa (il mitico Susanna!), dividendo spesso la scena con Cary Grant e con il suo partner Spencer Tracy.

The Lion In Winter
Il leone d'inverno: Katharine Hepburn nel ruolo di Eleonora d'Aquitania
On Golden Pond
Sul lago dorato: Katharine Hepburn ed Henry Fonda

Antidiva refrattaria a modelli stereotipati di femminilità, Katharine Hepburn sarà anche fra le prime attrici che, in un'industria misogina quale la Hollywood dell'epoca, riuscirà a superare la maledizione degli 'anta': da Tempo d'estate a Improvvisamente l'estate scorsa a Il lungo viaggio verso la notte, molti fra i suoi ruoli più interessanti arrivano proprio dalla mezza età in poi. Su ben dodici candidature, tutte da protagonista, tre dei suoi quattro Oscar (record assoluto e tuttora ineguagliato) le verranno assegnati dai sessant'anni in poi: la madre progressista di Indovina chi viene a cena?, l'ambiziosa e spregiudicata Eleonora d'Aquitania de Il leone d'inverno e l'affettuosa moglie di un anziano Henry Fonda in Sul lago dorato, campione d'incassi del 1981. In nessun caso, comunque, la Hepburn si sarebbe preoccupata di presenziare alle cerimonie di premiazione.

Ricordando Katharine Hepburn: sette grandi ruoli di un'indimenticabile antidiva

Bette Davis

Bette Davis
Il ritratto di una giovanissima Bette Davis

Quasi coetanea di Katharine Hepburn, Ruth Elizabeth Davis nasce in Massachusetts nel 1908 e, sempre passando per il palcoscenico, approda a Hollywood nel 1931, con il nome di Bette Davis. In virtù di uno sguardo dall'espressività infuocata (i proverbiali Bette Davis Eyes), diventa una star del melodramma nel 1934 con Schiavo d'amore e un anno più tardi, alla sua prima candidatura, riceve l'Oscar come miglior attrice per Paura d'amare, a cui si aggiungerà una seconda statuetta nel 1938 per La figlia del vento, che inaugura la sua collaborazione con il regista William Wyler. Proprio diretta da Wyler, la Davis darà vita ad alcuni fra i suoi personaggi più memorabili: dalla giovane donna accusata di omicidio nel noir Ombre malesi alla spietata matriarca di Piccole volpi.

All About Eve 8
Eva contro Eva: un'immagine di Anne Baxter e Bette Davis
Che Fine Ha Fatto Baby Jane
Che fine ha fatto Baby Jane?: un primo piano di Bette Davis

Perfetta interprete di grandi eroine romantiche (Tramonto, Perdutamente tua), dopo i quarant'anni Bette Davis dovrà sfoderare tutta la sua caparbietà per non farsi mettere all'angolo dagli studios; non a caso il suo ruolo-simbolo, l'istrionica stella del palcoscenico Margo Channing nel capolavoro Eva contro Eva, glielo regalerà Joseph L. Mankiewicz nel 1950. Stakanovista infaticabile, pronta a dividersi fra piccolo e grande schermo e a calcare le scene fino agli ultimi mesi di vita, la Davis sarà anche disposta a cimentarsi con un personaggio 'mostruoso' in un film decisamente ardito: Che fine ha fatto Baby Jane?, cult a tinte horror del 1962 che le farà guadagnare la sua decima ed ultima nomination, rilanciando una carriera che sarebbe durata per altri tre decenni.

Bette Davis, la magia nello sguardo: i grandi film della star di Eva contro Eva

Geraldine Page

Geraldine Page
Un ritratto di Geraldine Page

Se Hepburn e Davis hanno scolpito innanzitutto l'immaginario del cinema classico, il nome di Geraldine Page è legato invece alla fucina dell'Actors Studio e alla tradizione del 'metodo'. Nata in Missouri nel 1924, la Page debutta infatti al cinema nel 1953, dopo una solida gavetta a teatro, e riscuote da subito l'attenzione dell'Academy con il western Hondo, che le vale la sua prima candidatura all'Oscar. Mentre la sua carriera sullo schermo rischia di deragliare a causa del Maccartismo, che la allontanerà da Hollywood per otto anni, Geraldine Page continua a dedicarsi al palcoscenico, la sua prima e maggiore passione. E non stupisce che il ritorno in grande stile al cinema, nel 1961, avvenga con tre adattamenti di opere teatrali: Estate e fumo e La dolce ala della giovinezza, tratti da Tennessee Williams, che le valgono due nomination come miglior attrice, seguiti nel 1963 da La porta dei sogni.

La Dolce Ala Della Giovinezza
La dolce ala della giovinezza: Geraldine Page e Paul Newman
Geraldine Page In Interiors
Interiors: un'immagine di Geraldine Page

Assolutamente convincente sia nei panni della giovane donna timida e fragile, sia in quelli della diva sensuale e carismatica, Geraldine Page si dimostra in grado di destreggiarsi con disinvoltura nei ruoli più diversi: nel decennio successivo sarà l'ambigua matriarca de La notte brava del soldato Jonathan e una moglie abbandonata e in preda alla depressione in Interiors di Woody Allen, in cui si produce in una delle sue prove più intense. Nel 1985, giunta ormai all'ottava candidatura, ottiene finalmente l'Oscar come miglior attrice per il malinconico ritratto dipinto nel film In viaggio verso Bountiful; la Page si spegnerà all'improvviso due anni dopo, a causa di un infarto, poco prima del suo impegno quotidiano sul palcoscenico.

Il maccartismo e il libro nero di Hollywood: storia di una caccia alle streghe

Meryl Streep

La Donna Del Tenente Francese
La donna del tenente francese: un primo piano di Meryl Streep

Pur non avendo (ancora) eguagliato i quattro Oscar della Hepburn, è senza dubbio lei l'attrice più stimata nella storia dell'Academy: Mary Louise Streep, per tutti Meryl Streep, può vantare ad oggi un bottino di ben ventuno nomination agli Oscar (di cui diciassette da protagonista), medaglie di una carriera che in quasi mezzo secolo non ha mai conosciuto battute d'arresto. Nata in New Jersey, classe 1949, dopo aver mosso i primi passi fra teatro e televisione approda al cinema alla soglia dei trent'anni, ma il suo talento è talmente cristallino che a Hollywood sono subito pronti a stenderle il tappeto rosso davanti ai piedi: nel 1978 riceve la sua prima nomination per Il cacciatore e un anno più tardi il suo primo Oscar per il dramma coniugale Kramer contro Kramer. Da lì in poi ecco la 'promozione' a protagonista, con una serie di prove da applauso in film come La donna del tenente francese, Silkwood, La mia Africa e Un grido nella notte.

Sophies Choice
La scelta di Sophie: Peter MacNicol e Meryl Streep
Doubt
Il dubbio: un primo piano di Meryl Streep

Gli anni Ottanta, in effetti, sono il decennio che consacra Meryl Streep come l'interprete drammatica per antonomasia, a partire da una performance struggente nel 1982 ne La scelta di Sophie, che le vale l'Oscar come miglior attrice. Dal decennio a seguire, tuttavia, la Streep alternerà ruoli più 'seri' e intensi (I ponti di Madison County, The Hours) a dramedy (Cartoline dall'inferno), commedie (La morte ti fa bella) e musical (Mamma mia!), disegnando nel 2005 un personaggio da antologia nel fortunatissimo Il diavolo veste Prada. E mentre continuano la pioggia di nomination (Il dubbio, Julie & Julia, The Post), le collaborazioni con grandi registi e le incursioni sul piccolo schermo, nel 2011 è la volta di una terza statuetta per la sua mimetica rievocazione di Margaret Thatcher in The Iron Lady.

Tutte le candidature agli Oscar di Meryl Streep

Glenn Close

Attrazione Fatale
Attrazione fatale: un primo piano di Glenn Close

Alla stessa generazione di Meryl Streep appartiene anche Glenn Close, che con la sua ottava nomination per Elegia americana ha appena raggiunto Geraldine Page al quarto posto nella classifica delle attrici più candidate di sempre agli Oscar. Nata in Connecticut nel 1947 e attiva a teatro fin dalla metà degli anni Settanta, Glenn verrà notata dal mondo del cinema soltanto nel 1982, ma in compenso all'Academy saranno pronti ad accoglierla a braccia aperte: dopo una nomination come miglior attrice supporter per il suo film di debutto, Il mondo secondo Garp, la Close ottiene infatti altre due candidature consecutive per il cult generazionale Il grande freddo e per il dramma sportivo Il migliore. Ma è il thriller Attrazione fatale, fenomeno cinematografico del 1987, che la fa entrare una volta per tutte nell'immaginario collettivo con il suo ritratto di una virago folle e vendicativa.

Le Relazioni Pericolose
Le relazioni pericolose: Glenn Close e John Malkovich
La Carica Dei 101
La carica dei 101: Glenn Close nel ruolo di Crudelia DeMon

Inarrivabile nel prestare il volto a personaggi ambigui, inquietanti o sottilmente perfidi, Glenn Close realizza un'altra prova indimenticabile nel 1988 nei panni della machiavellica Marchesa de Merteuil de Le relazioni pericolose, mentre nel 1996 sarà una Crudelia DeMon cartoonesca e irresistibile ne La carica dei 101. Abituata da sempre ad alternarsi fra cinema, palcoscenico, televisione (da citare quantomeno la spregiudicata avvocatessa della serie Damages) e doppiaggio, nell'ultimo decennio la Close ha messo a segno altre splendide prove drammatiche - e ulteriori premi e candidature - in film come Albert Nobbs e The Wife, fra le punte di diamante del suo repertorio d'attrice.

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Cinque fuoriclasse al di là di ogni classifica

Susanna
Susanna!: Cary Grant e Katharine Hepburn

Dando per scontato il presupposto primario ed essenziale, ovvero la mostruosa bravura delle cinque plurinominate in questione, si può rilevare qualche altro aspetto che le accomuna l'una all'altra. L'anglofonia è il dato più ovvio, considerato l'inossidabile anglocentrismo di un premio quale l'Oscar: tutte e cinque sono statunitensi, ma è pur vero che, scorrendo il resto di questa ideale classifica, a quota sette nomination abbiamo la svedese Ingrid Bergman, l'australiana Cate Blanchett e le inglesi Greer Garson, Judi Dench e Kate Winslet, oltre all'americana Jane Fonda. Pertanto, ben più emblematica della nazionalità delle "cinque supreme" è la natura delle rispettive carriere: carriere che non le hanno viste adagiarsi su specifici generi o sulle proprie comfort zone, ma che sono contrassegnate da filmografie estremamente variegate.

Meryl Streep Devil Wears Prada
Il diavolo veste Prada: un'immagine di Meryl Streep

Katharine Hepburn e Bette Davis hanno conosciuto il successo in un'epoca e in un'industria che tendevano ad ingabbiare gli attori, ma ancora di più le attrici, entro un'immagine ben precisa, e ad accantonare le star già alla soglia della mezza età. In compenso, entrambe hanno saputo rimettersi in gioco con scelte anticonvenzionali e con personaggi spesso 'oscuri' o problematici, in un periodo in cui quasi tutte le loro coetanee erano passate alla televisione a tempo pieno o avevano seguito le orme di Greta Garbo verso un pensionamento anticipato. Di un'analoga versatilità avrebbero beneficiato pure Geraldine Page, la sempre più camaleontica Meryl Streep e una Glenn Close che, dopo Alex Forrest, non si è limitata ai ruoli da 'cattiva', in cui comunque sa eccellere come forse nessun'altra.

Glennclose Thewife
The Wife: un primo piano di Glenn Close

Ciascuna di queste attrici, inoltre, ha lavorato a ritmo serrato in ogni fase del proprio percorso, senza timore di lanciarsi in nuove sfide. Katharine Hepburn, sopravvissuta in gioventù all'etichetta di box office poison, ha continuato a recitare pure in età avanzata; Bette Davis in pratica ha inventato il filone psycho-biddy, incurante di imbruttirsi per esigenze di copione o di incrinare la propria immagine, ma anzi giocandoci con salutare autoironia; Geraldine Page non ha mai disdegnato ruoli di una manciata di minuti, ma in cui riusciva comunque a rubare la scena; mentre Meryl Streep e Glenn Close hanno colto ogni valida opportunità fra cinema e TV ed elevato immancabilmente i progetti a cui hanno preso parte, tenendo compagnia ad almeno tre generazioni di spettatori. E questo, al di là di tutte le nomination, è davvero il premio di cui un'attrice può andare più orgogliosa.