Atlas, recensione: le scalate dell’anima

La recensione di Atlas, lungometraggio svizzero e italiano con protagonista la giovane star nostrana Matilda De Angelis.

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Atlas: una scena del film drammatico

Ha avuto un percorso curioso il film di cui si parla in questa recensione di Atlas, almeno per quanto riguarda la distribuzione: scelto come opera inaugurale dell'edizione 2021 delle Giornate di Soletta, kermesse svizzera dedicata interamente alle produzioni nazionali (il film, secondo lavoro di finzione del luganese Niccolò Castelli, è una collaborazione tra il Ticino e l'Italia con la partecipazione del Belgio), per motivi legati all'emergenza sanitaria è stato presentato online agli avventori della manifestazione e reso disponibile, eccezionalmente, in prima serata sulle tre principali reti televisive della Svizzera, per le regioni di lingua italiana, francese e tedesca. Ora è finalmente possibile vederlo in sala, anche in Italia dove il film, al di là delle questioni di co-produzione, arriva con tempistiche piuttosto rapide grazie alla presenza, nel ruolo principale, di Matilda De Angelis, giovane star del nostro cinema che negli ultimi mesi ha dato il via a un'espansione internazionale della propria carriera.

Riprendersi dal dolore

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Atlas: una scena del film

Al centro di Atlas c'è Allegra (Matilda De Angelis), giovane appassionata di arrampicate. La sua vita è un connubio di passione per l'alta montagna e attività con gli amici, fino al giorno in cui un attentato terroristico annienta la seconda componente. Tormentata e dai sensi di colpa e dal desiderio di vendetta, la ragazza si chiude in sé stessa, nonostante i tentativi di intervento da parte dei suoi cari. A questo punto la scalata si fa interiore, per uscire dal guscio protettivo che lei ha costruito intorno a sé, per tornare alla vita di tutti i giorni e a fidarsi degli altri, cosa a cui contribuirà l'incontro con Arad, giovane rifugiato proveniente dal Medio Oriente. Ma basterà tutto questo perché l'arrampicata spirituale si trasformi nuovamente in esperienza fisica?

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Una carriera trasversale

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Atlas: una sequenza

Niccolò Castelli è da diversi anni una delle figure-chiave del cinema ticinese e svizzero in generale, in diverse forme: dopo aver esordito nel lungometraggio nel 2012 con Tutti giù, presentato al Locarno Film Festival, ha continuato a collaborare con la manifestazione coordinando le attività video del CISA - scuola di cinema con sede a Lugano - ed è stato anche membro del comitato di selezione delle Giornate di Soletta. Lo scorso anno è stato uno dei cineasti che hanno aderito al Project Lockdown, raccolta di cortometraggi personali sul tema della prima fase della crisi sanitaria sul territorio elvetico (alcuni di questi film, tra cui quello di Castelli, sono stati mostrati in sala durante la serata di chiusura di Locarno 2020, edizione speciale dal formato molto ridotto a causa delle restrizioni legate alle attività culturali la scorsa estate), e da qualche mese è il direttore della Ticino Film Commission, l'ente che ha come obiettivo la valorizzazione della Svizzera italiana come location cinematografica, sul piano locale, nazionale e internazionale.

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Atlas: una sequenza del film

Con questo secondo lungometraggio di finzione, prodotto da uno dei decani del cinema svizzero in lingua italiana che è Villi Hermann, esibisce una padronanza del mezzo cinematografico capace di oltrepassare le frontiere, unendo le grandi ambizioni (vedi le sequenze in montagna) a una volontà di scavare nel profondo sul piano psicologico, con momenti di grande dramma intimo che si avvalgono del talento recitativo di Matilda De Angelis e del resto del cast, incluso Neri Marcorè che contribuisce allo star power venuto da oltreconfine. È l'evoluzione del discorso avviato nel primo film, anch'esso un miscuglio di storie più piccole e personali su sfondo di dimensioni ragguardevoli (lì si parlava, tra le altre cose, di un campionato di sci), ma senza l'impostazione corale, accantonata in questa sede per lasciare spazio al dolore di una persona specifica, il cui percorso in salita, in senso fisico ed emozionale, impreziosisce notevolmente l'offerta cinematografica del cantone italico della Svizzera.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Atlas sottolineando quanto si tratti di un ambizioso e coraggioso lungometraggio di finzione, secondo film del regista luganese Niccolò Castelli. Un dramma intimo e struggente che scala vette fisiche ed emotive, con una grandissima Matilda De Angelis nel ruolo principale.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
2.5/5

Perché ci piace

  • Matilda De Angelis è bravissima.
  • I paesaggi contribuiscono al dramma interiore.
  • La regia di Niccolò Castelli è molto efficace.

Cosa non va

  • L'argomento trattato, a livello tematico e in parte visivo, non è per tutti i gusti.