I vari sposalizi tra film e videogiochi sono sempre finiti in modo orribile. Non semplici divorzi tra urla e piatti rotti... parliamo di veri e propri "red wedding" consumati nel sangue e nello stupore generale per i livelli di voltastomaco raggiunti. Forse lì in mezzo si salvò solo il caro vecchio Mortal Kombat - capace di cavalcare l'onda dei film super tamarri degli anni '90 e quindi immune alle frecciate dell'analisi critica - ma se andiamo a guardare gli altri adattamenti realizzati è un terribile gioco al massacro, un ammasso di robaccia innominabile incapace di rendere giustizia sia al gioco coinvolto che alle volontà dei cineasti (Uwe Boll poi preferiamo lasciarlo proprio fuori dalla discussione, per il bene dell'umanità tutta).
Le problematiche derivanti dalla volontà di unire cinema e videogame sono molteplici, ma a nostro parere sono due le principali: le differenze nella narrativa e l'obbligo del fanservice. In quanto medium con prodotti longevi e interattivi, i videogiochi spesso presentano background e personaggi memorabili, ma storyline semplici; in un lungometraggio la complessità alla base non può venir trasportata in modo sensato per la mancanza di tempo, le storyline elementari non aiutano, e spesso si tratta il materiale come se l'intero film dovesse essere un grosso spot pubblicitario. Il fanservice invece è un elemento più subdolo: quasi una necessità per far esultare i giocatori al cinema, ma anche un fattore difficile da regolare nell'insieme, che può sforare nel ridicolo.
Eppure, nonostante tutti questi ostacoli, di recente stiamo assistendo a una sorta di rinascita dei film videoludici, tanto che qualche giorno fa siamo stati invitati a Londra per vedere 20 minuti di Assassin's Creed, una produzione di 20th Century Fox e Ubisoft che coinvolge nomi enormi quali Michael Fassbender e Justin Kurzel. Seppur scettici, quel poco che abbiamo visto ci ha incuriosito parecchio e le basi per dar vita a un nuovo filone del cinema d'azione moderno sembrano esserci tutte.
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Déjà Killed
Basta prendere in considerazione le persone che ci stanno lavorando per rendersi conto di quanto Assassin's Creed sia un progetto anomalo nella cinematografia di questo bistrattato genere. Kurzel viene da Macbeth, un film dove ha dimostrato tutto quel che c'era da dimostrare, e le capacità recitative di Fassbender sono assolutamente indiscutibili; se poi affianchi a questo dinamico duo personalità come Marion Cotillard e Jeremy Irons la nebbia del dubbio non può che dissiparsi rapidamente. I producer devono peraltro sentirsi sicuri della qualità del progetto, poiché durante lo screening hanno voluto mostrare direttamente i primi minuti della pellicola invece di selezionare accuratamente le scene più riuscite per far bella figura.
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Il prologo mette senza troppi giri di parole le cose in chiaro, delineando quanto il film si distanzia dalla serie di videogiochi creata da Ubisoft e il tono scelto. Ed è un tono cupo, davvero cupo quello voluto da Kurzel e dai suoi, che viene stabilito da un assassinio inspiegabile e dall'infanzia perduta del protagonista. Se non volete spoilerarvi l'inizio passate pure oltre, se invece siete ancora qui sappiate che tutto parte quando Callum Lynch, ancora bambino, trova la madre uccisa con una coltellata al collo dal suo stesso padre, ed è costretto a fuggire quando questi viene raggiunto da una squadra di uomini armati a bordo di grosse macchine nere. Il trauma fa diventare Callum un ospite fisso delle prigioni, finché le sue tendenze violente non vanno troppo oltre e gli procurano una condanna a morte per omicidio. Callum però non viene realmente giustiziato; prelevato dalle misteriose Industrie Abstergo, diventa una sorta di cavia in un esperimento che mira a recuperare la sua memoria genetica, ove è contenuta la vita di Aguilar de Nehra, membro di spicco di una confraternita di assassini.
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Luminosità assassina
I virtuosismi registici di Kurzel nel film sono riconoscibili dopo appena qualche secondo. Assassin's Creed si apre infatti con una spettacolare sequenza dall'alto, ove il volo di un rapace fa da traino alla macchina da presa e indica con chiarezza allo spettatore dove volgere lo sguardo. Sui paesaggi il regista non ha mai avuto problemi dopotutto, e il prologo scorre senza inceppi grazie a inquadrature riuscite, a scene ravvicinate che non risultano mai troppo prolungate e a virtuosismi abbastanza contenuti da non far sembrare il film un esercizio di stile fine a se stesso.
Se Macbeth ci ha insegnato qualcosa di questo particolare "direttore d'orchestra", è che la luce è per lui un mezzo fondamentale nelle varie scene. Il breve video non era ancora passato dalla post-produzione, e mancava quindi di alcuni effetti speciali e di ritocchi sensibili all'illuminazione, eppure in più di una scena abbiamo notato la volontà del buon Justin di esprimere emozioni con il colore e le luci presenti. Tutta la prima fase è girata con una luce naturale e soffusa, che rende meno nitide le immagini e ben si sposa con la natura di flashback della scena. Passati alla prigione in cui si trova il protagonista in età adulta, le ombre si fanno invece secche e spezzate da una fredda luce diretta, quasi a indicare la criticità della situazione. Più avanti, negli edifici dell'Abstergo, la luce è sempre fredda ma pervade la scena, dando alla location un che di inquietante. Insomma Kurzel sembra aver approcciato questo film con il massimo impegno, indipendentemente dalla sua origine. Tale serietà si nota anche nell'interpretazione di Fassbender, che in quanto a espressività non delude mai. Il suo Callum è un uomo disperato, e si legge vero terrore nel suo volto durante l'esecuzione. L'attore non era presente, ma in una breve presentazione iniziale ha affermato di esser molto fiero del lavoro fatto, e di aver apprezzato la sfida di dover dare vita a due personaggi estremamente diversi tra loro come Lynch e Aguilar.
Lame celate
Sembra insomma che tutto sia al suo posto. La pellicola è chiaramente una superproduzione, e di rado ci è capitato di ammirare nomi così importanti e affermati su un set di questo tipo. I dubbi però non sono mancati durante la proiezione, e derivano forse in primis dal fatto che il film si prende terribilmente sul serio. Non fraintendeteci, riteniamo che un approccio serio alla storia sia indubbiamente una cosa buona e che distingua con forza Assassin's Creed da altri infimi emuli; peccato che ci riesca difficile (specialmente da videogiocatori) dare lo stesso peso drammatico alla narrativa che danno Fassbender e Kurzel. Il buon Michael è un grande attore, però qui si tratta pur sempre di un film d'azione con elementi fantasy e fantascientifici, e il rischio di overacting è dietro l'angolo. Lo stesso Kurzel è completamente disinteressato alla serie di videogame da cui il progetto è nato: lo script lo ha incuriosito per le tematiche correlate alla memoria genetica del protagonista, e il regista è del tutto incurante della differenza nell'atmosfera della sua creatura rispetto ai titoli sviluppati da Ubisoft. Siamo entrati in sala aspettandoci scene vicine ai film Marvel, e siamo stati accolti da un film che pare persino più dark e drammatico dei Batman di Nolan. Perlomeno, sulle scene d'azione, la produzione sembra essersi attenuta alla vecchia scuola.
Kurzel è meno a suo agio con combattimenti coreografati e spettacolari acrobazie di quanto non lo sia nei primi piani e nel campo lungo, ma la breve lotta contro i templari che vede protagonisti Aguilar e la sua compagna Maria, proiettata poco dopo la prima parte del film, ci è piaciuta comunque molto. L'azione viene seguita nervosamente e con inquadrature ravvicinate, la fisicità degli attori coinvolti rende gli scontri abbastanza credibili, e il parkour che contraddistingue i giochi ha permesso al regista di ambientare il tutto in set complessi che garantiscono ulteriore varietà. In conclusione, dunque, la nostra breve esperienza con Assassin's Creed è riuscita a raschiar via i calcarei pregiudizi che ci eravamo portati dietro, e ha fallito solo nell'eliminazione di alcuni grossi dubbi. La storia sarà all'altezza, considerando che Kurzel ha lavorato su uno script già preparato? L'eccessiva serietà del progetto potrebbe risultare ridicola sulla lunga, o penalizzarlo agli occhi dei fan dei videogame? E Kurzel saprà tenere il passo dell'azione per tutto il film? Tutte domande che potranno avere risposta solo in futuro, ma già il fatto che l'evento londinese ci abbia fatto venire una gran voglia di farle, invece di spegnere le nostre aspettative, vuol dire moltissimo.
Questo reportage su Assassin's Creed è una collaborazione tra Multiplayer.it, Movieplayer.it e Lega Nerd, ai link che seguono trovate ulteriori approfondimenti sul film!