L'importanza del preludio
Da quando è stato annunciato Legends of Tomorrow, spin-off di Arrow e The Flash che debutterà a gennaio negli Stati Uniti, era inevitabile che le due serie madri facessero un minimo sforzo per porre le basi per quello che promette di essere un serial supereroistico un po' diverso dalla norma, vista l'importanza narrativa dei viaggi nel tempo. The Flash ha già dato con episodi incentrati su Captain Cold e Firestorm, senza dimenticare il debutto ufficiale di Hawkgirl (o meglio, il suo alter ego umano). Arrow ha la parte più ardua del compito, dato che uno dei personaggi annunciati - Sara Lance alias White Canary - al momento della notizia ufficiale era morto e sepolto, mentre un altro - Ray Palmer alias Atom - è passato a miglior vita alcuni mesi dopo, nel finale della terza stagione. O almeno così credevano Oliver Queen e soci...
Leggi anche: Legends of Tomorrow: il nuovo trailer valorizza il legame coi fumetti
La Fossa di Lazzaro
Il più grande inconveniente sul piano della scrittura era senz'altro il ritorno di Sara, dato che la sua morte nella premiere della stagione precedente era un momento forte e memorabile, capace di ricordarci che non tutti i personaggi nel mondo dei supereroi hanno diritto ad una vita felice. Già lo scorso anno avevamo ipotizzato un possibile ritorno per la sorella di Laurel grazie alla Fossa di Lazzaro, una vasca mistica che permette a Ra's al Ghul di rimanere vivo - e giovane - da secoli. Rimandare la sua resurrezione alla quarta annata è stata una scelta azzeccata, poiché l'introduzione di Damien Dahrk come nuovo antagonista principale ha aperto ulteriormente le porte della serie all'uso della magia.
Se la sottotrama funziona è soprattutto merito di Caity Lotz, che si presta perfettamente a questa nuova versione di Sara, inizialmente confusa e spietata, priva di anima. La giovane attrice è sempre stata uno dei punti di forza della serie, e vederla esplorare nuovi territori psicologici ed emotivi con il suo personaggio è un autentico piacere per chi ne sentiva la mancanza. Questo sviluppo è inoltre un buon elemento per consentire ad altri personaggi un'evoluzione in positivo, in primis Thea Queen - anche lei affetta dalle proprietà speciali della Fossa, e quindi da studiare con attenzione sul lungo termine - e Laurel, finalmente tornata ad avere un ruolo veramente tridimensionale dopo certe scelte discutibili nelle due stagioni precedenti.
Un piccolo problema
Anche il ritorno di Ray Palmer - in realtà non morto, ma solo rimpicciolito - consente agli sceneggiatori di fermarsi a riflettere su certi sviluppi caratteriali, nella fattispecie la relazione fra Oliver e Felicity. Inoltre, la sua "resurrezione" si integra bene con la trama orizzontale legata a Dahrk e restituisce il giusto vigore al lato più leggero della serie, di cui Brandon Routh era un esponente supremo un anno fa. E per finire, i suoi nuovi poteri danno alle scene d'azione una ventata d'aria fresca, e questo senza far pensare ad Ant-Man.
Leggi anche: Film in miniatura: Quando il cinema pensa in piccolo
La cosa più impressionante, però, è come gli autori riescano a gestire l'evoluzione di due personaggi problematici e giustificarne l'uscita di scena (provvisoria) senza scivolare nella trappola del preludio allo spin-off che si dichiara apertamente in quanto tale, come è accaduto in The Flash con l'episodio dedicato a Firestorm.
Gioca a loro favore il fatto che Arrow sia un programma in costante evoluzione, e che Sara e Ray siano attualmente incompatibili con la formula generale della serie (nel caso di Ray, l'incompatibilità era sempre presente). La loro partenza fa quindi parte dell'andamento organico della narrazione, come l'addio di Angel al termine della terza stagione di Buffy - L'ammazzavampiri, e non è appesantita dal suo nesso con l'esordio di Legends of Tomorrow fra un paio di mesi.
Magia e sigarette
E in mezzo a questi due eventi c'è stato il momento più atteso della stagione, almeno per chi è fan dell'universo espanso della DC Comics. Parliamo, ovviamente, dell'ospitata di Matt Ryan nei panni di John Constantine, il mago inglese creato da Alan Moore.
L'abbiamo visto alcuni mesi fa, quando la serie Constantine chiuse i battenti, ed è bello rivedere in azione Ryan, sempre perfettamente a suo agio nel ruolo. Delude un po' non vederlo veramente in azione a Star City (le sue scene sono legate soprattutto ai flashback), ma è notevole, arrivati a questo punto in Arrow, quanto un personaggio come Constantine, armato di sarcasmo, carisma ed incantesimi (e l'obbligatoria sigaretta, anche se non lo vediamo fumare), sia compatibile con un universo che tre anni fa era chiuso a qualunque evento paranormale. Stando ai produttori, questa apparizione rimarrà per ora un unicum, il che spiega perché abbiano fatto tutto il possibile con Constantine in questa occasione (con tanto di frecciatina alla NBC, rappresentata dalla piuma di pavone - morto - con cui il mago di Liverpool si gratta la schiena), ma non è da escludere, stando a certi dialoghi premonitori, che possa ritornare, magari per il finale di stagione...
Leggi anche: Constantine: La stagione dei dannati
Movieplayer.it
4.0/5