Non una starlette alle prime armi, quella che ci propone quest'anno Leonardo Pieraccioni come protagonista della sua nuova commedia natalizia è una diva, anzi 'la' diva per antonomasia. Parliamo della bionda più desiderata della storia, la splendida Marilyn Monroe. E' lei la musa che ha dato all'autore del soggetto Giovanni Veronesi l'ispirazione per dar vita a Io e Marilyn, la nuova commedia scritta a quattro mani con lo stesso Pieraccioni, che si contenderà gli incassi delle feste 2009 con il cinepanettone targato Neri Parenti e Christian De Sica.
Quinto film pieraccioniano distribuito da Medusa, anche co-produttrice del film, Io e Marilyn racconta la vicenda extrasensoriale di Gualtiero Marchesi (Pieraccioni), manutentore fiorentino di piscine e fontane che ha una figlia adolescente che adora e che a sua volta lo adora, una ex-moglie che lavora in un circo e si è innamorata di un domatore di tigri napoletano molto esuberante e dallo sguardo magnetico.
Durante una serata a base di gin e Playstation trascorsa insieme ad una coppia di amici e all'anziana vicina di casa, Gualtiero scopre il mondo delle sedute spiritiche, una pratica che la signora del piano di sopra usa regolarmente per entrare in contatto con il marito defunto. Tra una battuta e l'altra ci si siede attorno al tavolo nel tentativo di richiamare in vita qualche spirito, e per scherzare a Gualtiero viene in mente il nome della donna più bella del mondo, quella che ha fatto impazzire il mondo: Marilyn Monroe. E proprio quando tutto sembra essere finito a tarallucci e vino ecco che il fantasma di Marilyn appare in tutta la sua bellezza. Gualtiero penserà di essere diventato pazzo ma alla fine scoprirà che non solo non è pazzo ma che il fantasma di una delle attrici più amate e desiderate del mondo è anche diventato il suo consigliere personale in materia di sentimenti...
650 copie in arrivo nelle sale dal venerdì 18 dicembre per questo film di Natale targato Pieraccioni di cui 50 in digitale, un esperimento che a sentire lo stesso regista ("ne saranno molto contenti anche i pirati informatici...") è necessario per tentare di prendere le distanze dalla pellicola ed abituare lo spettatore ad una nuova dimensione delle immagini su grande schermo.
Il cast, impreziosito da una sosia davvero impressionante che risponde al nome di Suzie Kennedy, è composto dai soliti noti, attori di grande esperienza che da anni sono legati al regista fiorentino da amicizia sincera e da una proficua collaborazione professionale. Parliamo dei capisaldi Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo, con l'ingresso di nuovi innesti che vanno da Luca Laurenti a Biagio Izzo passando per Francesco Pannofino, e la riconferma di Francesco Guccini come guest-star, di Barbara Tabita (di nuovo nei panni dell'ex-moglie di Pieraccioni come nel film precedente). Tutti presenti stamane, a parte Guccini e la biondissima Kennedy, alla presentazione del film accompagnati da Giovanni Veronesi e dall'amministratore delegato di Medusa Film Giampaolo Letta.
Leonardo Pieraccioni: Sono sinceramente contento perchè ho raccontato esattamente la storia che volevo, era una cosa che volevo fare da tempo quella di dire finalmente di persona a Marilyn Monroe che le ho sempre voluto bene (ride). A parte gli scherzi, questo film non è solo un omaggio a Marilyn, ma un film diverso dal solito che racconta in modo innovativo il mondo di oggi attraverso gli occhi di un personaggio di ieri. Si parla delle cosiddette famiglie allargate, di amicizia, di coppie di fatto etero e omosessuali. Fondamentalmente Io e Marilyn è un film sull'amore, ed è venuto fuori come io l'ho voluto. Poi tra qualche anno quando lo rivedrò ci troverò tanti difetti ma ora ci vedo solo cose positive.
Ci dice due parole sugli attori che ha scelto per i ruoli principali?
Leonardo Pieraccioni: Ci sono sempre gli stessi attori nei miei film perchè fare un film è un po' come andare in vacanza in tenda canadese, sei contento di farlo e di stare appiccicato a qualcuno solo se quel qualcuno ti va veramente a genio e ti piace. Prendete il personaggio di Rocco Papaleo, quando scrivo le sue battute mi diverto a imitarlo e le penso in funzione di come le reciterebbe lui, il suo personaggio è sospeso nel tempo, non si capisce bene da dove arriva, sicuramente il più divertente e il più bello del film. Ma tra le cose nuove che ho scoperto lavorando in questo film c'è la bravura di Biagio Izzo, un attore che ha i toni perfetti del dramma e non solo della commedia, ma loro sono tutti più bravi di me, questo è risaputo. Ho scelto Pannofino per il ruolo del maresciallo dei Carabinieri dopo averlo visto nella serie tv Boris, il suo era uno dei personaggi più straordinari, ho scelto per lui una parte che potesse avvicinarsi a quella che aveva lì e che rendesse sullo schermo tutta la sua forza.
Come le è venuto in mente di chiamare il suo personaggio con il nome del famoso chef?
Leonardo Pieraccioni: Il nome mi è venuto d'istinto improvvisando la scena in cui io per denunciare la presenza di Marilyn in casa chiamo i Carabinieri, dovevo dire nome e cognome e avevo solo Gualtiero come riferimenti, Marchesi è stato il primo che mi è venuto in mente. Poi per evitare problemi ho chiamato il vero Gualtiero Marchesi chiedendogli se avesse per caso qualcosa in contrario, dicendogli che in alternativa avrei potuto usare Gianfranco Vissani, la risposta è stata un tacito benestare con in sottofondo una risatina ironica.
Perchè non torna a fare teatro come fanno molti dei suoi colleghi attori?
Leonardo Pieraccioni: Perchè preferisco impegnarmi su una sola cosa alla volta, quando vado ospite negli spettacoli teatrali di Ceccherini (ora in tour con lo spettacolo Ohi, ohi che crisi, ndr) entro sul palco dico due o tre bischerate e poi me ne vado, è un po' un richiamo della foresta per me. Forse presto ci tornerò perchè mi piace molto ma mi accorgo che è sempre più difficile dirigere e recitare anche in teatro, quando ho rifatto teatro nel 2000-2001 riproponevo gli sketch vecchi che negli anni hanno contribuito a regalarmi il successo ma ora scrivere un monologo da solo potrebbe essere faticoso. Dal 6 gennaio torno nel sarcofago e comincio a pensare al prossimo film, sempre che il pubblico dimostri di volermi ancora bene.
Leonardo Pieraccioni: Ognuno è il film che fa in quel momento. Ho semplicemente fatto raccontare a Marilyn quello che io penso, tutti noi abbiamo bei ricordi legati ai defunti, che sia un amico, una nonna, genitori, persone che vivono nella nostra testa, mi piaceva legare questo aspetto ad un grande personaggio del passato e alla contemporaneità del mondo in cui viviamo oggi. Si narrano temi sentimentali che mi appartengono, non lo considero un momento triste ma piuttosto riflessivo, non dimenticate che compirò 45 anni a febbraio e che la barba si fa sempre più bianca. Certi temi ora li sento più vicini, mi sento assai più fragile oggi rispetto all'inizio di carriera in cui ero spavaldo e sicuro di me, sicuramente certe ansie a quei tempi non le avevo.
Perchè proprio Marilyn Monroe, come l'ha trovata questa sosia così somigliante?
Leonardo Pieraccioni: Con una ricerca su Google, e mi è uscita una galleria foto di Suzie Kennedy, un'attrice che nella vita reale vive come Marilyn e pensa come lei. Ci divertiva l'idea di far tornare in vita Marilyn Monroe e la cosa bella è che io ho addirittura contrattato la partecipazione dell'immagine di Marilyn con Anna Strasberg, la proprietaria dei diritti di immagine dell'attrice, una cosa assurda se ci pensate. Marilyn nel film è stata trattata come la Signora Monroe, nessun riferimento al suo privato e alle vicende sentimentali, ad eccezione della scena in cui la vediamo sulla tribuna di uno stadio in cui è in corso una partita di baseball. Più volte mi sono ritrovato a chiedere alla produzione: "è arrivato il contratto della Monroe?", come se fosse veramente lei. E' proprio vero che col cinema si possono fare le cose più incredibili, si può sognare ad occhi aperti.
Tanti dialetti diversi ma poco toscano, perchè?
Leonardo Pieraccioni: Non ho mai voluto fare un film in dialetto toscano per i toscani, ma spesso è accaduto, anche se involontariamente. Sono dell'opinione che a lungo andare il dialetto fiorentino affatichi lo spettatore ed ho voluto nel film un antagonista che parlasse un altro dialetto, ugualmente riconoscibile e molto intenso. Il napoletano di Biagio Izzo era perfetto, poi c'è il basilicatese di Rocco Papaleo che va totalmente a ruota libera e talvolta rimane incomprensibile anche a se stesso, grazie a lui riempio interi dvd di ciak sbagliati e di gaffe. Poi c'è il siciliano della Tabita e il romano di Pannofino e Laurenti. Insomma un po' di tutto.
Giovanni Veronesi: La regola è che si vada a lavorare a casa di chi dirige il film e quando vado a casa di Leonardo è come se andassi a casa di mio fratello. Quando arrivo mi accorgo subito se la giornata sarà proficua o meno. La maggioranza delle battute ci vengono spontanee fuori dall'orario di lavoro, per questo è un divertimento per noi lavorare insieme, quella che vivo insieme a Leonardo è una nuova giovinezza, mi diverto molto di più a lavorare con lui che a fare i miei film, quando scrivo per altri sono un totale incosciente, sparo qualsiasi cosa mi venga in mente ed è lui poi che riesce a capire cosa va preso e cosa no. Un lavoro di squadra in tutto e per tutto.
Come vede la 'battaglia' degli incassi tra il suo film e il cinepanettone di Neri Parenti e De Sica?
Leonardo Pieraccioni: La legge di mercato di Natale non è mai stata forzata ma sempre voluta. Sono contento che anzichè avere competitors stranieri - una volta ebbi addirittura contro King Kong - ci sia un altro film italiano a dividersi la quasi totalità del pubblico delle feste di fine anno. Ho un rispetto totale del pubblico, il cinepanettone piace e ha degli elementi di grande popolarità, la comicità stessa è molto popolare, l'affetto del popolo è un dono meraviglioso. Sono dichiarate e oneste le scelte di Neri Parenti e della sua truppa, li rispetto moltissimo. Non credo che sarò mai in grado di fare un film impegnato, sarebbe come chiedere a Bellocchio di fare una commedia, il pubblico ti sgama se quello che gli proponi non è in realtà un qualcosa che piace prima a te stesso e in cui ti rispecchi. Neri Parenti è fiorentino come me e sono sicuro che si diverte tantissimo a fare quello che fa. Poi a volte i film vengono bene, a volte meno bene, sarà il pubblico a giudicare.