Arnold, la recensione: il triplice sapore della vittoria

La recensione di Arnold, docu-serie Netflix in tre episodi come tre sono le vite che hanno segnato l'esistenza di Arnold Schwarzenegger. Un racconto onesto, dove le tenebre giocano con le luci e i successi fanno a gara con le sofferenze.

Arnold, la recensione: il triplice sapore della vittoria

Se è vero che la nostra esistenza è una corsa a tappe, quella di Arnold Schwarzenegger è una maratona scandita in tre, grandi, stazioni.
Come sottolineeremo in questa recensione di Arnold, nel documentario firmato Netflix il passato più o meno conosciuto dell'attore austriaco (ora sul piccolo schermo anche con FUBAR) è indagato secondo tre precisi capitoli: l'Arnold sportivo, quello cinematografico e quello del politico americano. Tre episodi per tre fasi di una vita che sembrano tre distinte esistenze: già perché l'Arnold Schwarzenegger di oggi è il risultato perfetto di tre vite che paiono separate. Ed è proprio indagando nelle profondità più personali e intime di una triplice esistenza che Arnold trova la sua linfa vitale, evitando gli elogi e le agiografie, per scrivere di onestà la vita di un uomo che non ha bisogno di presentazioni come Arnold Schwarzenegger.

Arnold: la trama

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Arnold: Arnold Schwarzenegger si allena in una scena

Arnold è uno e trino; uno, come l'uomo; tre, come i macro capitoli che ripercorrono la vita pubblica e privata del bodybuilder, attore ed ex Governatore della California Arnold Schwarzenegger. Sfruttando la potenza intrinseca alla sua testimonianza diretta e a quella rilasciata dalle personalità di rilievo che hanno contribuito alla costruzione di un personaggio entrato di diritto nell'immaginario collettivo, il documentario firmato Netflix tenta di rivelare al pubblico aspetti mai conosciuti e lati tenuti nascosti dell'ex-mister Universo ritrovatosi attore e poi politico.

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Racconto onesto di cadute e successi

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Arnold: una scena

C'è qualcosa di profondamente radicato nell'animo umano che lo spinge ad accendere la TV, a leggere una rivista, a sussurrare all'orecchio senza destare sospetti. È una curiosità latente, istintiva, un grembo materno dentro cui cullare gli embrioni di un voyeurismo costante che ci porta a vivere realtà altrui, conoscerle, assimilarle, per poterle criticare liberamente, giudicarle. Ecco perché leggiamo libri, andiamo al cinema, restiamo attoniti davanti a programmi di cronaca nera. Ed è proprio sulla scia di tale perpetua curiosità che ha preso sempre più largo la produzione di documentari dedicati alla vita e al passato di celebrità gettate giù dal proprio piedistallo per ritrovarsi nell'universo delle fragilità umane. Ed è qui che si ritrova l'obiettivo principale propostosi da Arnold: evitare la marcia trionfale del proprio protagonista, per rivelare senza filtri censori, o sintomi di vergogna, i propri sbagli.

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Arnold: un momento della serie

Tra tradimenti, figli illegittimi, accuse di molestia, e lutti mai volutamente affrontati, Arnold leva pian piano gli strati di armatura con cui il protagonista di Terminator si era proposto al mondo. Non più uomo infallibile, tutto d'un pezzo, Schwarzenegger ora si fa piccolo, fallace, centro dell'universo di inevitabili sbagli e cadute. Ciononostante, quelli qui indagati sono momenti che passano veloci come moto in corsa su un circuito di gara. Troppo brevi, troppo fulminei, tali confessioni meritavano più spazio di analisi per equilibrare tutto quanto di positivo e meritocratico è stato affermato e ricordato prima. Solo così, tra sbagli e dolori indicibili, quella macchina infallibile sarebbe potuta veramente trasformarsi in umano.

Il buio nella luce

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Arnold: Arnold Schwarzenegger in un momento della docuserie

Cè un ottimo gioco di montaggio alla base di Arnold: un sapiente raccordo di primi piani sullo Schwarzenegger di oggi, e i filmati di repertorio dedicati a quello di ieri. Uno scambio di testimone continuo che va a confermare la portata mnemonica di ogni ricordo condiviso, o pensiero momentaneo che gli passa per la testa. Ne consegue un racconto coinvolgente infuso di sincerità, che riesce a prendere per mano i propri spettatori senza lasciarli mai andare via, tenendoseli stretti in questo viaggio sul treno dei ricordi.

Non sussiste in Arnold quell'intento celebrativo, o difensivo, che si fa largo nello spazio di ogni cambio di inquadratura, che tanto caratterizza un altro documentario come Pamela, a Love Story (qui la nostra recensione): quello lasciato libero di scorrere in Arnold è un apparente flusso di coscienza dove nulla è tenuto nascosto. Non solo luci, dunque, nella vita di Schwarzenegger, ma anche tante ombre: un gioco dicotomico, una sfida intestina sottolineata anche da un comparto visivo "parlante", affidato a un apparato fotografico in cui la luminosità di ripresa viene circondata da un buio profondo che avanza, incede senza tentennare, ricordando la propria presenza in un'esistenza dove nulla è perfetto, ma tanto è rimasto nascosto nel nulla.

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American dream in an Austrian body

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Arnold: Arnold Schwarzenegger in una scena

"Se puoi pensarlo, puoi farlo": non vi è una massima migliore per sintetizzare non solo la vita di Arnold Schwarzenegger, ma anche i tre episodi che hanno tentato di riassumere vittorie e (poche) sconfitte subite e inflitte da tale attore. Un'affermazione che nasce in seno a quel sogno americano che tra le mani dell'attore austriaco si fa concretezza tangibile, realtà infallibile. Ne consegue una montagna russa mai retorica, ma immersiva, dove nulla è forzato, ingigantito, ma fortemente radicato a un'esistenza fuori dai canoni e destinata a morire per poi rinascere non una, ma ben tre volte. Una palingenesi continua, quella di Schwarzenegger, tanto incredibile da sembrare prendere vita dalle pagine di una sceneggiatura inesistente, interpretata da un uomo perfettamente in simbiosi con il ruolo da lui stesso creato. Disinvolto, onesto, senza filtri, Arnold Schwarzenegger si pone davanti alla macchina da presa senza paura, o grandi slanci egoistici, lasciando che l'impossibile si tramuti possibile e irreale in stralci di realtà vissuta e ora condivisi.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Arnold sottolineando come la docu-serie firmata Netflix riesca a riassumere nell'arco di tre episodi la triplice esistenza di un uomo capace di reinventarsi come Arnold Schwarzenegger. Una confessione mai retorica, ma onesta e sincera grazie alla quale l'ex body-builder e attore si fa umano, tra sofferenze e dolori sempre tenuti nascosti all'ombra della realizzazione del Sogno Americano.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • L'onestà di racconto.
  • Il desiderio di evitare una narrazione agiografica.
  • La rivelazione di eventi tenuti nascosti.
  • L'alternanza di montaggio tra i primi piani dell'Arnold di oggi e i filmati di repertorio con l'Arnold di ieri.

Cosa non va

  • Il poco spazio dedicato ai momenti bui nella vita di Schwarzenegger.