Come si conciliano omosessualità e politica in un paese che da cinquant'anni, irrimediabilmente, vota sempre centro? Umberto Carteni cerca la soluzione nel suo esordio Diverso da chi?, commedia scritta da Fabio Bonifacci, che fa di Luca Argentero un gay felicemente sposato e innamorato del suo uomo (Filippo Nigro) che vince per caso le primarie della sua coalizione di centro-sinistra e diviene perciò il candidato alla carica di primo cittadino di un paese del Nord-Est governato da un sindaco leghista (Francesco Pannofino) che passa il suo tempo ad erigere muri in città per dividere la gente perbene dai delinquenti. Per riportare i suoi discorsi su un piano più moderato, la dirigenza decide di affiancargli la "furia centrista", una donna tutta d'un pezzo, anti-divorzista e promotrice di valori tradizionali legati al concetto di famiglia, impersonata da Claudia Gerini. Inizialmente in guerra, i due si avvicinano poco a poco per ritrovarsi infine nello stesso letto. Il film si fa così pretesto ideale per riflettere, con i toni della commedia popolare, su argomenti 'scomodi' della nostra società, come omosessualità e famiglie omo-parentali.
Prodotto da Cattleya e Universal, Diverso da chi? arriverà nelle nostre sale venerdì prossimo in oltre 300 copie con il beneplacito dell'Arcigay. In una nota del presidente nazionale dell'associazione, Aurelio Mancuso, si sottolinea infatti come "la freschezza della sceneggiatura e la graffiante ironia con cui è dipinta l'ipocrisia della politica italiana creano uno spassoso ritratto della nostra società, ma la vera ragione per la quale invitiamo tutte e tutti a vedere questo film è la leggerezza con cui denuncia molti pregiudizi di cui il nostro paese è vittima." Forte del consenso del movimento LGBT, il cast del film ha incontrato la stampa a Roma, insieme al regista Carteni e allo sceneggiatore Bonifacci, per parlare di diversità, famiglia e politica in un paese che non sembra ancora essersi adeguato ai cambiamenti in corso nella società.
Fabio Bonifacci, com'è nata l'idea del film?
Fabio Bonifacci: Volevo ribaltare i concetti di diversità e normalità. Ho trovato divertente l'idea di un gay convinto, impegnato attivamente in politica, quindi simbolo del movimento omosessuale, che si ritrova improvvisamente a provare attrazione per una donna. E' un'emozione disorientante per lui, in palese contraddizione con i suoi valori, e la vive con la paura di dire agli altri che si è innamorato di una persona dell'altro sesso. Credo che Diverso da chi? sparga aria fresca su certi pensieri automatici che abbiamo su questi temi.Quanto è realistico un film come il vostro in cui alla fine è accettata pacificamente anche la famiglia omo-parentale?
Umberto Carteni: Ho ricevuto una mail da una persona che ha visto il film e che mi ha detto che ci aveva trovato dentro la sua storia, perciò credo che in fondo quello che abbiamo raccontato sullo schermo non sia così distante dalla realtà.
Fabio Bonifacci: Ho conosciuto una storia simile a Bologna, Una ragazza lesbica desiderava un figlio con la sua fidanzata e un uomo si è offerto di aiutarle. Dieci anni dopo si è ripresentato da loro per provare a instaurare un rapporto paterno col bambino. Sono storie che capitano sempre più spesso nella società di oggi.
Claudia Gerini: Io penso che prima di tutto siamo persone, e che solo dopo venga la nostra identità sessuale. Siamo degli esseri in continua evoluzione, alla ricerca della nostra reale identità. Per un gay un'esperienza eterosessuale è abbastanza normale, mentre è sicuramente più difficile l'assetto di una famiglia. Il film non vuole essere un manifesto o una ricetta in questo senso. Certo è che per crescere un figlio un padre solo non può bastare in certi casi, perciò ben vengano uno zio o un cugino che si prenda cura di lui. Un bambino ha bisogno d'affetto. Non sappiamo se la famiglia del film vivrà felice e contenta per sempre, probabilmente ci saranno dei conflitti inevitabili. In Italia siamo politicamente molto lontani dall'accettazione dell'omosessualità, ma bisognerebbe capire che la realtà è fatta di tanti tipi di famiglia. La base ovviamente resta mamma, papà e figlio, ma la società è complessa e ci possono essere altre forme di famiglia.Luca Argentero: Io credo che spesso la vera fantascienza sia la realtà stessa. Se uno vedesse le forme che la famiglia sta assumendo oggi ci sarebbe ben altro rispetto a quello che si vede nel film. Se la famiglia è voler bene e prendersi cura di qualcun'altro, allora la forma è relativa.
A che punto sono oggi le istituzioni rispetto a questi temi?
Umberto Carteni: Sicuramente la politica italiana non è al passo con quello che accade, resta sempre un po' più indietro, soprattutto se si guarda all'estero.
Luca Argentero: Appartiene alla storia dell'uomo il fatto che le istituzioni deputate a governare la società siano indietro rispetto ai cambiamenti che la coinvolgono. le persone si muovono molto più in fretta delle istituzioni. Quando si parla di tutela delle minoranza, cioè quando è in primo piano l'essere umano, le istituzioni dovrebbero mostrare maggiore attenzione.
Filippo Nigro: C'è anche da dire che altrove questo ritardo non c'è. C'è soprattutto in Italia questo problema delle istituzioni che non riescono ad adeguarsi all'evoluzione della società e della famiglia.
Quanto c'entra il Vaticano in questa situazione di arretratezza del pensiero e come riesce a influenzare la vita politica di un paese come l'Italia?
Luca Argentero: Spero di non beccarmi una scomunica, ma bisogna ammettere che viviamo in un paese dove la laicità delle istituzioni è messa a dura prova, non è sempre garantita, a causa della presenza del Vaticano. Sarebbe bello vivere in un paese che subisse di meno questa influenza. D'altra parte sono anche convinto che serva un contraltare, un'altra parte nel dialogo, che anche in modo un po' ossessivo e ostinato dice no, perché quando si arriverà al sì, e sono convinto che succederà, sarà ancora più bello perché ci sarà stato un vero dibattito.Fabio Bonifacci: Il Vaticano in Italia ha un'influenza più forte che negli altri paesi, non fosse altro che per una questione di vicinanza geografica, ma non dovremmo dare troppo peso a questa presenza. In Svezia, dove tutto appare avanzatissimo, non vengono tutelati i diritti delle coppie non sposate. Pensiamo, per esempio, allo scrittore Stig Larsson. Quando è morto ha accumulato dieci milioni di euro di diritti che sono andati tutti al padre e al fratello, sebbene avesse convissuto per trent'anni con la donna che amava. Nella mancanza di una legge, lei non ha ricevuto nulla in eredità. Oggi bisogna considerare in un processo di transizione l'evoluzione dalla famiglia tradizionale a quella del futuro, che ancora non sappiamo quale sia. La stessa presenza del Vaticano rende però il dibattito troppo ideologico in Italia.
Claudia Gerini: Trovo anch'io sia giusto che ci siano tante campane. In Italia il Vaticano ha una grande influenza, forse anche giusta, che però non dev'essere portata su un piano ideologico.
Siete contenti che il film abbia avuto l'ok dalle associazioni gay?
Fabio Bonifacci: All'inizio non mi sono preoccupato di scrivere qualcosa in modo che non offendesse nessuno, anche perché non si può fare la satira con questa preoccupazione. L'unica cosa che ho fatto è stato parlare con l'onorevole Franco Grillini che nel periodo in cui ho scritto il film era l'unico politico gay dichiarato. Non volevo che il film si prestasse ad attacchi strumentali e quindi ho seguito alcuni suggerimenti suoi e di amici gay che mi hanno messo in guardia dal raccontare la storia del gay convertito perché non è realistica, soprattutto quando si parla di un gay dichiarato e attivo politicamente. Il film comunque non aveva alcuna manifestazione programmatica di nessun tipo. Nelle scuole di sceneggiatura ti insegnano che all'inizio della stesura di uno script si è totalmente liberi, poi man mano che si procede con la scrittura la libertà diminuisce del 10% ogni volta. Io ho la mia idea di famiglia, ma non credo sia interessante. Quello che mi sembra interessante invece è il metodo con cui i personaggi del film giungono a creare una famiglia. Lo fanno in modo pulito, con onestà intellettuale ed emotiva, trovando alla fine una soluzione, ma quello che conta realmente è la correttezza del loro percorso.Luca Argentero, ha visto Milk di Gus Van Sant? Che ne pensa?
Luca Argentero: Ho visto il film e l'ho trovato bellissimo. Mi sarebbe piaciuto e incuriosito di più però vedere Sean Penn interpretare un omosessuale senza un riferimento preciso a un personaggio realmente esistito.
Come avete lavorato sui vostri personaggi?
Luca Argentero: Ormai io e Filippo siamo due autorità in materia, trovandoci spesso a interpretare il ruolo dell'omosessuale. Da parte mia, l'arma in più nella costruzione di Piero è stata la collaborazione con il costumista Roberto Chiocchi. Abbiamo lavorato molto sull'attenzione maniacale che il personaggio riserva al look e all'apparire. Non potevamo esagerare però, perché si tratta pur sempre di un personaggio impegnato in contesti pubblici e dal quale ci si aspettava perciò una certa eleganza. Comunque, abbiamo riconosciuto in lui questa come sua caratteristica principale e il personaggio è venuto di conseguenza.
Filippo Nigro: Interpretando questo ruolo, mi sono dimenticato completamente dell'orientamento sessuale a un certo punto. Per me si trattava di una persona che vive con un altro uomo che ama molto, con il quale non può avere un figlio, un fatto che capita anche a coppie eterosessuali, e che vive un rapporto fatto d'amore, ma anche di gelosia e tradimenti, tutte cose legate alla realtà. Devo ammettere che ci sono stati utili anche i consigli di Ferzan Ozpetek che ogni tanto ci chiamava per farci delle raccomandazioni per non scadere nella macchietta.Luca Argentero: I nostri due personaggi funzionano bene in coppia perché sembravamo davvero una coppia. Nel film i due praticano canottaggio e ci siamo dovuti allenare duramente per calarci nella parte e lo stare sempre insieme, in un modo così affiatato, ma anche con le isterie della coppia, dava a tutti l'impressione di una relazione che durava da almeno quindici anni!
Claudia Gerini, nell'interpretare la "furia centrista" si è ispirata a qualche personaggio politico della realtà?
Claudia Gerini: In realtà sono solo un sogno. Magari la politica si potesse ispirare a questo film, perché ad un certo punto il mio personaggio si apre al dialogo e si intravede uno spiraglio all'accettazione di certi argomenti.Nella locandina del film appare in primo piano la sua fede. E' un messaggio subliminale?
Claudia Gerini: E' la fede che ha regalato il marito al mio personaggio quando è andato via, e lei non vuole mollarla. La mia Adele è una moderata anti-divorzista che però è dovuta passare per un divorzio che l'ha segnata, con una conseguente astinenza sessuale protratta per tre anni. Comunque sia alla fine quella fede la butterà nel mare di Trieste.
Francesco Pannofino, lei a chi si è ispirato invece nell'interpretare il sindaco leghista?
Francesco Pannofino: Il mio personaggio è ispirato a quel sindaco di Padova che per un periodo si mise a erigere muri per dividere i belli dai brutti, i buoni dai cattivi. Mi è piaciuta la verosimiglianza del film, perché tutto quello che accade in questa storia può benissimo accadere anche nella realtà, e mi ha divertito molto interpretare questo sindaco tronfio e fanfarone.