Max Giusti, one man show. Succede in Appena un minuto, commedia in sala dal 3 ottobre dove il comico romano è presente nella duplice veste di interprete e co-sceneggiatore insieme a Igor Artibani e Giuliano Rinaldi. La regia viene affidata invece al "nongio" Francesco Mandelli, qui alla sua seconda volta dietro la macchina da presa dopo il buon esordio con Bene ma non benissimo.
Il film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Appena un minuto - prende le mosse dall'espediente narrativo del salto temporale: il protagonista Claudio, agente immobiliare separato dalla moglie e padre di due figli, costretto a vivere con la mamma per problemi economici, trova uno smartphone che gli consentirà di tornare indietro nel tempo di sessanta secondi. A dividere con Giusti fortune e sfortune di questa scoperta Loretta Goggi, Herbert Ballerina, Paolo Calabresi, Dino Abbrescia e Susy Laude.
La genesi del film: l'incontro tra Max Giusti e Francesco Mandelli
L'incontro tra Max Giusti e Francesco Mandelli non era affatto scontato, sebbene l'attore lo definisca "magico" e lo ricordi così: "Io e Francesco quasi non ci conoscevamo, era venuto una volta ospite in un mio programma su Radio Due, e poi a Quelli che il calcio. Poi un giorno a sceneggiatura quasi finita, dopo aver incontrato già alcuni registi, Marco Belardi mi propose Mandelli. Ci incontrammo in un camerino a luglio di un anno fa e dopo un quarto d'ora abbiamo capito che avremmo voluto lavorare insieme". E aggiunge: "Volevo un regista che mi portasse a osare e che fosse diverso da me, Francesco ha preso in mano il film, ha accettato di lavorare su una sceneggiatura che era già a un buonissimo punto e non solo l'ha voluta cavalcare, ma l'ha anche resa migliore".
Una comunione di intenti che Mandelli racconta con lo stesso entusiasmo: "Quando mi raccontarono l'idea nella mia testa si sono aperti molti riferimenti di un certo tipo di cinema con un elemento 'magico' in una struttura reale, che poi diventa un pretesto per raccontare una storia comune a tutti".
La regia gli interessa tantissimo e pensa che il modo migliore per farlo sia "imparare sulle sceneggiature degli altri. In questo caso avevo capito che Max aveva bisogno di un regista che si mettesse al servizio della sua sceneggiatura, del suo essere protagonista e che facesse il suo film. Credo di aver incontrato quelle che erano le sue richieste, alla fine ci siamo sposati!".
La riflessione ironica sulla trap
Appena un minuto è anche una riflessione ironica sul panorama musicale contemporaneo, ad essere presa di mira è la trap che così per la prima volta fa il suo ingresso in un film: "In sceneggiatura il figlio di Max voleva fare rap, pensai invece che la cosa migliore fosse parlare di un fenomeno nuovo come la trap, quel sottobosco di musicisti che, piaccia o meno, hanno inventato un linguaggio che mi interessa moltissimo. Quando li vedi nelle stories o su Youtube non senti una riga di italiano, dicono cose allucinanti, ma molto divertenti, parlano in modo assurdo. Nel mondo della trap c'è un gioco molto sottile tra l'esserci e il farci, ad esempio non chiudere una rima funziona, essere un po' meno bravi è un surplus. Ci stanno prendendo in giro, ma fanno milioni di views e i loro concerti sono pieni di persone che vanno a vedere un fenomeno non tanto musicale ma di costume. E noi volevamo essere i primi a raccontarlo".
Nel film spetta a J-Ax, che interpreta se stesso, il compito di fare una riflessione ironica su quel panorama: "J-Ax è molto simpatico ed era l'unico che poteva fare questo tipo di riflessione sulla musica in maniera ironica e nello stesso tempo credibile". Un altro personaggio iconico di Appena un minuto è Marco Tardelli, che Giusti chiama il "suo angelo custode. È il grillo parlante di Claudio, non si sa se esista o meno, ho lasciato lo spettatore libero di decidere. Tardelli è l'immagine, di un'Italia diversa da questa per un solo motivo: la speranza. È l'icona di una generazione, la mia, cresciuta più lentamente".