Antebellum è uno dei film che sarebbero dovuti uscire in sala e che sono stati dirottati in digitale ed è ora disponibile in esclusiva su Amazon Prime Video. È il film d'esordio di Gerard Bush e Christopher Renz, che ha il merito di affrontare un tema delicato come quello del razzismo, di cui abbiamo avuto modo di parlare diffusamente con la protagonista Janelle Monáe, che ritroviamo nella storia sia come Eden che come Veronica. Una chiacchierata in cui è emersa tutta l'urgenza e la passione nell'affrontare l'argomento.
Rivivere i drammi del passato
C'è chi guarda a Via col vento come un film horror. Quanto pensi che sia importante rivisitare storie di quel periodo?
Importantissimo. Nelle famose parole di Maxime Waters: "rivendico il mio tempo". Penso che Antebellum faccia questo. È incentrato sulla voce di una donna di colore che rappresenta una voce importante della propria comunità. È un'autrice e tramite lei vediamo uno scorcio di quello che è il passato, il presente e quello che potrebbe essere il nostro futuro. Non credo ci sia modo di parlare di questo film e anche di quello che stiamo vivendo in questi ultimi tempi senza parlare di schiavitù, di politica della razza e di ciò che comporta per le persone di colore ed emarginate.
Il set della piantagione è molto realistico e autentico. Cosa hai provato la prima volta che l'hai visto?
Poiché sono libera, ho dovuto continuare a ricordare a me stessa che i miei antenati hanno dovuto lottare per la mia libertà. Sono il loro sogno più folle e mi sono detta: lo so che devo stare in questa piantagione per il film, ma loro ci hanno dovuto vivere nella vita reale, senza poter scegliere, e volevo render loro onore. Volevo rendere onore a tutto quello. Abbiamo girato nella piantagione di New Orleans in cui anche Django è stato realizzato e ho sentito a ogni passo, a ogni sguardo, ogni movimento, guidarmi e incoraggiarmi: "racconta la nostra storia, racconta la nostra storia."
Alcuni momenti di Antebellum sono duri da guardare. Ci sono stati momenti in cui hai messo in discussione il livello di violenza che veniva mostrato?
Ci sono stati, assolutamente. Ma penso che non ci sia modo di rappresentare l'orrore della schiavitù senza mostrare la violenza che si è verificata. Sono eventi reali e ce ne sono stati di peggiori di quelli che mostriamo. Quel che dico sempre è: se resti colpita da tutto questo, e ancor di più se sei una donna di colore, prenditi il tempo di cui hai bisogno e prendi le distanze, ma tieni presente che è importante per raccontare quello che sta succedendo nel nostro paese di questi tempi. Perché questo è un film che racconta l'oggi, senza considerare il passato e la schiavitù, che spiega perché siamo in un paese radicato nelle politiche di razza, nella supremazia bianca, nel razzismo sistemico. La mia speranza è che coloro che sono in una posizione di potere smantelli tutto questo e combatta per proteggere le donne di colore e fermino la violenza nello zittire le donne di colore. È uno specchio per coloro che hanno guardato la violenza contro le donne di colore e non hanno detto e fatto niente e per coloro che hanno commesso questi atti nei confronti delle donne di colore.
Antebellum, la recensione: gli orrori del passato non hanno mai fine
L'esperienza personale
Cosa hai imparato di te stessa lavorando a questo film?
Credo di aver imparato che sono più dura di quanto pensassi, ma che sono anche più sensibile di quanto pensassi. Questo concetto che le donne di colore saranno le nostre salvatrici, che risolveranno la situazione, che salveranno il Paese, che sono eroine, è sbagliato. Non dovrebbero avere sulle spalle il peso di smantellare un sistema razzista e basato sulla supremazia bianca. Non voglio che debbano fare quello che faccio nel film, non voglio che abbiano esperienze simili in nessun momento della loro vita, ma che abbiano finalmente pace. Mentre mi trovavo a vivere situazione del genere nel film mi chiedevo: perché devo affrontare tutto questo come l'hanno dovuto fare i miei antenati? Non dovremmo doverlo fare in futuro e non dovremmo farlo adesso.
Hai detto che Veronica ti ricorda di molte donne che hanno fatto parte della tua vita. Ce ne parli?
Veronica è un amalgama di un sacco di donne a cui mi ispiro. Harriet Tubman, Bell Hooks, Angela Davis, Maxine Waters, Brittany Packnett Cunningham, Angela Rye, mia nonna Bessie Quinn. Io esisto grazie a loro e grazie alle lotte che hanno messo in piedi per proteggere me e le voci emarginate. Ci sono donne che ricevono minacce di morte ogni giorno perché hanno il coraggio di protestare contro la supremazia bianca e la violenza contro le persone di colore ed è grazie a loro, al loro coraggio di andare online ogni giorno per raccontare la verità e attaccare il fascismo che ho la forza e l'energia di andare avanti e lottare a mia volta.
Hai lavorato anche in Moonlight. Quanto è importante per te lavorare a film che diano voce alle storie meno raccontate? E che ne pensi del genere usato per affrontare temi importanti come quello del razzismo?
Ogni volta che ho l'opportunità di umanizzare donne di colore su schermo, la colgo. C'è così tanta disumanizzazione delle donne di colore nella vita reale che è necessario mostrarle come sorelle, amanti, amiche ed esseri umani completi. È sempre stato importante per me ed è per questo che ho accettato questo ruolo e altri che ho fatto in passato. Quanto al genere, credo sia perfetto per raccontare storie incentrate su voci di colore, perché se pensi all'horror non c'è niente di più spaventoso di quello che è stato fatto alle persone di colore, che sono state rubate e costrette a vivere in America. Se pensiamo al senso della parola orrore, non c'è niente di più orribile di quello che è accaduto nel corso della storia, che sta accadendo ancora oggi in molti modi e forme diverse.